“Non mi definirei un’artista – così Diana Coku comincia a raccontarmi la sua storia – solo passione per il disegno, quando la testa è libera e senza problemi e preoccupazioni”. E lascio che sia lei a raccontarla perché è una di quelle storie che puoi sentire anche solo leggendola. La voce flebile di una donna che si materializza ed esce fuori dalla carta stampata di un giornale di provincia. Una storia che potrebbe essere quella di qualsiasi donna in fuga oggi dalla guerra.
“La mia storia è un po’ particolare. Era il 1998 quando sono riuscita finalmente a raggiungere mio marito qui a Scauri dall’ Albania, con la mia bambina appena nata.
Ho lascio la mia terra e i miei genitori, come hanno fatto anche tante persone istruite e con tanti studi alle spalle, perché la guerra in quei tempi faceva paura. A casa era il terzo anno che lavoravo come insegnante e al tempo stesso continuavo a frequentare l’università. Ho abbandonato tutto per venire qui in Italia.
La vita qui non è certo stata rose e fiori. Non era come la immaginavo quando guardavo la pubblicità RAI dal televisore della mia piccola casa in Albania. Ci siamo inseriti piano piano e con enorme fatica. Dopo la prima bambina che ho portato qui in Italia con me dall’Albania, sono arrivano altri due figli, una bambina e un bambino, che oggi crescono sani e integrati e che hanno 18 e 12 anni.
Non lavorando, perché i miei figli mi occupavano la maggior parte del mio tempo e delle mie energie, riuscivo comunque a ritagliarmi del tempo libero per me, che io dedicavo al disegno con le matite.
La mia passione sono i ritratti, e la sensazione che ti da trascrivere nella carta l’immagine del volto di un uomo o di una donna, è immensa. Perché ho sempre creduto che sono gli occhi che parlano e rappresentano l’anima. Non esiste nessun trucco che possa effettivamente renderci belle.
La bellezza e negli occhi, occhi che riescono a parlano da soli. Per ciò mi piace molto fare dei ritratti realistici, cerco il più possibile di renderli verosimili. Devono sembrare foto vere.
I miei disegni sono tutti fatti a matita nera, sanguigna e i colori semplici. Specifico questo perché nei tempi che ero bambina erano gli unici che conoscevo. L’Albania era povera e gli altri materiali erano pochi. Comunque mi sono resa conto che con la matita riesco a rendere più realistici i dettagli dei volti, o almeno così lo penso io
Nell’estate del 2015 ho partecipato alla mostra di alcuni artisti che hanno organizzato a Scauri.
È stato per me solo una dimostrazione, ma la soddisfazione per me è stata davvero grande essendo l’unica straniera a partecipare. Nonostante da un paio d’anni faccio l’assistenza agli anziani, dopo aver frequentato un corso da O.S.S, continuo a fare ritratti per i parenti e amici come regalo per i compleanni, lo faccio per passione e basta. Qui non si può vivere con l’arte”.