Sono 27 anni che gli ambientalisti e i comuni cittadini, a cominciare dagli studenti che celebrano ogni anno il 21 novembre la Giornata Nazionale dell’Albero, tradita nei fatti dalle amministrazioni comunali, attendono che sia finalmente applicata la legge 10 del 14 gennaio 2013, che a sua volta ha modificato la legge precedente 113 del 29 gennaio 1992 a firma Cossiga – Andreotti. La legge di oltre sei anni fa confermava l’obbligo di mettere a dimora un albero per ogni nuovo nato o adottato, cioè per ogni iscrizione all’Anagrafe Comunale.
A partire dal 16 febbraio 2013 ciascun Comune sopra i 15.000 abitanti doveva provvedere a individuare un’area sul proprio territorio comunale da destinare a nuova piccola forestazione urbana, con posa di piante autoctone. La normativa attuale a differenza di quella del 1992 limita l’obbligo solo ai Comuni oltre i quindicimila abitanti ed estende invece l’obbligo anche nei confronti dei bambini adottati, introduce inoltre prescrizioni per la tutela degli alberi monumentali e ridefinisce la Giornata Nazionale dell’Albero, con lo scopo di valorizzare la tutela del patrimonio arboreo e boschivo italiano. La norma prevede che la messa a dimora forestale deve avvenire entro sei mesi dalla iscrizione all’anagrafe. Un Comitato per lo sviluppo del verde pubblico istituito presso il Ministero dell’Ambiente, a cui i Comuni debbono inviare le informazioni relative al tipo di albero e al luogo di sua messa a dimora, nell’ambito di un censimento annuale del nuovo verde urbano, vigila sul rispetto della nuova legge.
Questa iniziativa si inquadrava nella volontà di promuovere il patrimonio arboreo nazionale e lo sviluppo di verde urbano con una nuova forestazione urbana come strada di compensazione delle emissioni di CO2 di aziende locali e non locali, a cui poter chiedere anche un supporto finanziario per la realizzazione di tali attività forestali anche finalizzate alla compensazione delle loro emissioni di CO2. Gli alberi vivono, con noi e per noi: estendere, proteggere e favorire il verde urbano è questione di vitale importanza ma l’obbligo di legge viene praticamente eluso a discapito di tutti. Secondo la legge, in pratica, ogni Comune deve provvedere alla piantumazione di un albero per ogni neonato entro sei mesi dalla registrazione anagrafica dello stesso. Il problema però sta nel fatto che la legge non prevede una sanzione vera e propria per i Comuni inadempienti e quindi tutto si basa sulla buona volontà delle singole amministrazioni locali. Il disegno di legge 549 del 2018 in via di approvazione sostanzialmente chiede di estendere la piantumazione anche ai Comuni al di sopra dei cinquemila abitanti, piantare un albero per ogni cittadino che perde la vita prima dei 50 anni, controlli più efficienti per promuovere l’ottemperanza agli obblighi e, se neppure una diffida è sufficiente, le amministrazioni inadempienti o inerti possono essere assoggettate all’intervento di tipo sostitutivo del prefetto che dovrà disporre le misure più adeguate.
Indubbiamente incentivare in ogni modo possibile il verde urbano e, in generale, la piantumazione degli alberi deve diventare una delle priorità vista la situazione ambientale in cui versiamo. A Firenze puoi piantare liberamente un albero e dedicarlo a chi ami, a Prato un albero ogni nuovo nato e per i troppi bimbi è finito lo spazio, a Manchester un albero piantato per ogni uomo, donna e bambino. Piantare alberi in quantità potrebbe salvare noi tutti e il nostro pianeta, anche in considerazione della deforestazione dell’Amazzonia. I Comuni del comprensorio del Golfo non sono, purtroppo, comuni virtuosi.
Una proposta di disubbidienza civile è stata lanciata: conservare i semi della frutta consumata, farli seccare e poi gettarli per il proprio paese in tutte le aree verdi, favorire in tal modo la nascita di nuove piante da frutta. Un segnale e un monito a coloro che governano. Alcuni ambientalisti hanno lanciato, infine, una proposta interessante: utilizzare la messa a dimora di alberi nelle aree cimiteriali dove i defunti potrebbero essere sepolti in modo biodegradabile nella nuda terra con croci di legno e con viali alberati costantemente arricchiti di nuove piante. Rendendo omaggio ai propri defunti ci si immergerebbe nel verde dove l’anima coglierebbe l’essenza autentica del creato.