“Anche l’Italia è un Paese a rischio di terremoti e tsunami che potrebbero verificarsi da un momento all’altro”, per citare le parole di Enzo Boschi, sismologo che da 12 anni presiede l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in merito alla presenza del vulcano sottomarino Marsili nel basso Tirreno, da cui potrebbe scaturire una grande onda anomala che coinvolgerebbe gran parte d’Italia e del Mediterraneo.

“Un piccolo tsunami. Così è stato soprannominato il fenomeno che si è verificato nella mattinata di giovedì nel mar Tirreno”. Era l’incipit di un articolo risalente al 2012, in cui sulle coste di Gaeta sembrava appunto ci fosse stato un inizio di tsunami. Si è subito pensato ad un fenomeno vicino a quello dello tsunami proprio perché le modalità erano all’incirca quelle che caratterizza il fenomeno. Secondo alcuni testimoni, infatti per circa tre ore, fino a mezzogiorno, ad intervalli di tre-cinque minuti, il mare si ritirava dalla costa di venti o trenta metri per poi ritornare con un’onda a volte alta anche quasi un metro. Nonostante non siano stati registrati danni, momenti di paura e panico sono stati vissuti sulle spiagge, anche nelle zone pontine per quello che gli esperti hanno ribattezzato con il nome di “tsunami like”.

Quale la causa? In un primo momento lo strano fenomeno era stato fatto risalire ad una frana avvenuta sull’isola di Ponza in seguito ad alcuni movimenti tellurici, ma successive analisi e accertamenti, come anche i rilievi dell’Ingv, hanno escluso una natura sismica o vulcanica. Insomma sulla cause si è discusso molto, ma l’ipotesi più accreditata era quella secondo cui l’origine sarebbe più probabilmente di natura metereologica, legata all’influsso di una perturbazione di origine nord-africana.

Ma nonostante tutto, gli antenati dei nostri nonni parlavano di un maremoto avvenuto moltissimi anni fa. Gli Tsunami, onde alte più di 30 metri. Il nostro Golfo è a rischio? Nel Tirreno occidentale si trovano i più grandi e più giovani vulcani Vavilov e Marsili.

Marsili

Prima di passare nello specifico a parlare dei due vulcani sottomarini, andrebbero fatte delle precisazioni. Il bacino tirrenico è la parte più profonda del Mediterraneo Occidentale: la Fossa del Tirreno raggiunge i 3800 metri di profondità. L’origine del Tirreno si inquadra in un ampio processo geologico che ha interessato tutta l’area mediterranea, legato alla convergenza tra la placca tettonica Eurasiatica e quella Africana. Il processo, iniziato 10 milioni di anni fa, contemporaneamente alla costruzione dei rilievi montuosi della catena appenninica, è contraddistinto da vulcanismo. La loro attività risulta diversa da quella dei vulcani presenti sulla terra emersa, perché sono circondati dall’acqua marina, che raffredda rapidamente i prodotti emessi e talvolta frammenta il magma generando delle piccole esplosioni, i cui prodotti vengono in parte depositati sul fondo e dispersi dalle correnti marine.

Scendiamo ora nel dettaglio. Il Marsili. E’ il più grande vulcano d’Europa, con una lunghezza di circa 60 km e una larghezza di 30 km. Ha un’altezza di 3 km rispetto ai fondali circostanti e la sua “cresta” si estende linearmente in direzione Nord – Nord Est –Sud – Sud Ovest per 20 km, raggiungendo profondità inferiori a 1000 m. É formato da una serie di edifici vulcanici di dimensioni diverse. Il fianco occidentale è costituito da edifici conici, mentre quello nord-occidentale è caratterizzato da alcuni “vulcani a cima piatta” e da una scalinata di terrazzi lavici sovrapposti. Benché non sia mai stata osservata un’eruzione in atto, l’attività del Marsili è testimoniata dalla circolazione di fluidi ad alta temperatura che depositano sul fondo marino solfuri di piombo, rame, zinco e ossidi e idrossidi di ferro e manganese.

Una ricostruzione grafica del profilo del Vavilov

Il Vavilov. Il vulcano sottomarino Vavilov ha una lunghezza di 30 km in direzione Nord – Nord Est – Sud – Sud Ovest, una larghezza di 15 km e si eleva di 2,7 km rispetto ai fondali circostanti. Attualmente è considerato inattivo. L’elemento principale del vulcano è la forte asimmetria dei fianchi orientale ed occidentale: il primo è caratterizzato da numerosi apparati conici con una morfologia simile a quella del vulcano Marsili, mentre il secondo è più ripido e senza elementi morfologici di rilievo.

Recenti studi hanno però dimostrato come l’analisi e la conoscenza della storia eruttiva e della composizione di questi vulcani sia ancora parziale, e necessita di ulteriori dati e ricerche oceanografiche rispetto a quelle già effettuate.