Nei mesi scorsi abbiamo presentato il Manifesto di Scauri con il quale un gruppo di storici e intellettuali ha gettato il seme di una ricerca storica rigorosa e senza condizionamenti. Tra questi Salvatore Cardillo, funzionario di Servizi Bibliotecari presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. A lui dobbiamo un altro tassello di storia cittadina, che accogliamo con infinita gioia, come ogni contributo che rende più ricca la storia di Scauri e del comprensorio in genere. Nel 1893 viene scritta una relazione a Sua Eccellenza Carlo Alberto Racchia, Ministro della Marina del Regno d’Italia nel governo Giolitti I dall’8 dicembre 1892 al 15 dicembre 1893. In sua memoria, nel 1914, è stato varato persino un esploratore della Regia Marina con il suo nome. Un’importante batteria difensiva del Sistema fortificato del Golfo della Spezia porta, altresì, il suo nome. Ebbene a tal proposito Salvatore Cardillo ci racconta il frutto di una sua importante ricerca. Una relazione viene inviata, come abbiamo già premesso, nel 1893 alla capitale: “Sulle condizioni della Marina Mercantile Italiana al 31 dicembre 1892 relazione del Direttore Generale della Marina Mercantile a S.E. il Ministro della Marina Comm. Carlo Alberto Racchia vice ammiraglio – Ministro della Marina – Roma”
Il Direttore Generale scrive: “Eccellenza, ho l’onore di presentare all’ E.V. la relazione sulle condizioni della Marina Mercantile nazionale per l’anno 1892. Con profondo ossequio dell’E.V. Dev. obbl. subordinato Il Direttore Generale G. Comandu.” Si noti lo stile profondamente ossequioso con il quale un direttore generale (ruolo di vertice amministrativo) si rivolge al suo ministro. Tra l’altro scrive: “Industria: In Scauri esiste l’industria dei laterizi ed attualmente vi sono quattro fabbriche, cioè, quella del Duca Carafa, di Baracchi e Bombici, di Capolino e di Del Vecchio. Attualmente si esportano circa tonnellate 23,00 di laterizi per la via di mare. Modo di caricare: Essendo la spiaggia assai sottile i proprietari delle fornaci hanno costruito dei ponti in legno lunghi fino a duecento cinquanta metri per trovare sulle testate un tirante d’acqua sufficiente per accostarvi piccole barche. Infatti la profondità del mare sulla testata del ponte del Duca Carafa è di metri 2, quella sulla testata del ponte Baracchi e Bombici è di metri 1,78, quella sulla testata del ponte Capolino è di 2,00 e di 2,50 quella che si riscontra sulla testata del ponte Del Vecchio. Porti con frequenti traffici: i porti con cui Scauri ha i traffici più frequenti sono, per lo Stato, Napoli e Scalea in Calabria e, per l’estero, Tunisi”. Salvatore Cardillo aggiunge: “Nel 1893 arriva presso la Corte di Cassazione una richiesta di danni di guerra presentata da tale Raffaele Avallone contro il Ministero della Guerra del Regno d’Italia. La notizia, sottolinea la presenza di una fabbrica di laterizi, già nel 1860, forse non la sola, prima delle Sieci (e dei Capolino). Si evince dagli atti, che la fabbrica era stata devastata dai Piemontesi nei giorni dell’assedio di Gaeta, novembre 1860. Per la cronaca, Raffaele Avallone perse la causa. Si può ipotizzare che Scauri nel XIX secolo fosse un polo del laterizio, probabilmente per la presenza abbondante di argilla nelle vicinanze. È probabile – infatti – che la materia prima arrivasse dalle cave di Penitro, Spigno Saturnia e vicinanze. Forse il pontile dei Carafa è quello che riguarda la tramandata fabbrica di vasellame, che stava alla foce del Canale Capodacqua”. Chi scrive ha contattato il principe Francesco Caracciolo Carafa, attuale Duca di Traetto, che conferma l’ipotesi. E racconta: “mio padre era Giovanbattista, mio nonno Francesco visse soltanto 36 anni (1880 – 1916) e fu il primo del ramo Caracciolo – Carafa. In quanto il Duca Francesco Carafa diede in sposa la figlia Angelica a Edoardo dei Caracciolo – ramo Stella e quando nacque il loro figlio Francesco provvide ad adottarlo in modo che non si estinguessero i Carafa e nacque grazie al mio prononno il ramo dei Caracciolo – Carafa. Il periodo storico di cui narra Salvatore Cardillo è quello di Francesco Carafa, Duca di Traetto, che ebbe una lunga vita attraversando tutto il suo secolo. E in virtù delle mie conoscenze storiche confermo che la nostra fabbrica era alla foce del Canale Capodacqua. La mia famiglia ha contribuito al benessere della comunità offrendo diverse possibilità di lavoro. Nel suo testamento il mio prononno concesse diversi lasciti in Scauri e Spigno Saturnia”. Francesco Caracciolo preannunzia che alla sua prima venuta a Scauri sottoscriverà, con piacere, il Manifesto di Scauri. Un’ultima precisazione: era inevitabile che Raffaele Avallone perdesse la causa. Se avesse vinto avrebbe “aperto” una strada per migliaia di richieste di indennizzo da parte di tutti coloro che avevano visto i loro beni distrutti per motivi bellici. I piemontesi non andavano troppo per il sottile, a differenza dei borbonici che combattevano sulla loro terra, per la loro patria. Quando i piemontesi presero possesso delle navi borboniche nel Golfo di Napoli le portarono innanzitutto sulla costa tra la foce del fiume Garigliano e il Monte di Scauri e bombardarono pesantemente le truppe borboniche che non erano riusciti a sconfiggere per via terra. Logicamente i bombardamenti non fecero distinzione tra obiettivi bellici, civili e industriali.