Il Borgo di Gaeta, separandosi dalla zona di Sant’Erasmo, il 18 febbraio 1897, diventò comune autonomo, con Regio Decreto a firma di Re Umberto I, e prese il nome di Comune di Elena in onore dell’allora principessa Elena di Montenegro, sposa del principe ereditario Vittorio Emanuele di Savoia, futura regina d’Italia dal 1900, dopo il regicidio a danno del suocero. Erano trascorsi solo trentasei anni dalla caduta della dinastia regnante dei Borbone e la nuova casa reale cercava di legare il suo nome alla località che era stata il simbolo dell’eroica difesa dei diritti sovrani dell’ultimo sovrano borbonico. Ancora erano viventi molti dei gaetani che erano stati testimoni e protagonisti dei fatti legati ai bombardamenti indiscriminati ordinati dal Generale Cialdini, nominato da re Vittorio Emanuele II duca di Gaeta, beffarda ironia della sorte.
La spinta all’autonomia fu data dagli esponenti liberali: essi ricercavano infatti autonomia dall’antica amministrazione che rimaneva legata al passato borbonico. La richiesta di separazione, già presentata nel 1891, aveva avuto parere favorevole da parte del consiglio provinciale nel 1893; nuove richieste furono inviate al re Umberto I e al Ministro dell’Interno Francesco Crispi nel 1894 e nel 1895; la richiesta venne accettata nel 1897 e come confine fu presa l’allora strada della Madonna della Cappella, gli attuali Corso Cavour, Via Garibaldi e Via della Catena. Il nuovo Comune aveva sede nel Palazzo di Marzo, sul corso Attico. Il 4 maggio 1892 venne inaugurata la ferrovia Sparanise – Formia – Gaeta, che faceva uscire Gaeta dall’isolamento dalle vie di comunicazioni principali; il capolinea di Gaeta, situato sul confine dei due comuni, prese il nome Gaeta – Elena dal 1897 al 1927. Con Regio Decreto del 17 febbraio 1927, dopo una divisione di trent’anni, a seguito di un’ampia riorganizzazione territoriale i comuni di Gaeta e di Elena vennero uniti nuovamente sotto il nome storico di Gaeta. Ora vogliamo anche percorrere insieme ai nostri lettori la storia affascinante di questo borgo che ora viene identificato con il quartiere di Porto Salvo. Il centro abitato si sviluppò fuori dalle mura della città di Gaeta a partire dall’ottavo secolo, con il nome di Borgo Nuovo, per differenziarsi dal Borgo Vecchio, sorto in contrada Ariccia o Tesa, alle spalle dell’attuale ex Stabilimento della Santissima Annunziata.
Solo nel sedicesimo secolo si espanse verso nord, con la costruzione di una torre difensiva, la Torre della Catena, comunemente denominata castello, situata alle falde del Colle dei Cappuccini, e nel secolo successivo arrivò sino alla base del Colle di Sant’Agata, tale zona prenderà successivamente il nome di Spiaggia, o Piaja. La popolazione del Borgo era formata principalmente da marinai, pescatori e contadini; elemento importante per l’economia locale era la coltivazione dell’ulivo, con grandi distese di uliveti (distrutti poi sistematicamente durante l’assedio di Gaeta del 1860 – 1861) e l’esportazione delle olive di Gaeta. Basta pensare che nel XIX secolo sull’intero territorio di Gaeta ben 6.810 moggi erano esclusivamente dedicati a tale coltura. Veniva esportato anche cordame, prodotto dalla saggina di alta qualità tipica della zona. I cantieri navali, presenti numerosi nella località, allestivano da secoli la flotta commerciale cittadina, esportando anche le imbarcazioni. La produzione entrò in crisi quando la richiesta di grandi imbarcazioni lignee si assottigliò. La più antica Chiesa del Borgo era quella dei Santi Cosma e Damiano, costruita alla fine dell’VIII secolo, che nel 1591 venne dotata di una sua fonte battesimale, ancora funzionante.
Nel 1571 venne costruita e costituita come parrocchia la Chiesa di San Giacomo Apostolo. Nel 1606 venne fondata la parrocchia di San Carlo nel rione Spiaggia, alla quale fu annessa la Chiesa di Sant’Andrea nella zona Calegna, in precedenza succursale della parrocchia dei Santi Cosma e Damiano. Un’altra parrocchia era quella di San Sergio, chiesa esistente già nel 1375, situata all’estremità meridionale del borgo; a partire dal 1639 la comunità si riunì presso la Chiesa di Santa Maria di Torre d’Oria (nei pressi dell’attuale Porta Carlo III) a causa dell’inagibilità del tempio e confluì in quella dei Santi Apostoli, chiesa consacrata nel 1711. Nel 1852 il sovrano Ferdinando II di Borbone fece spianare l’altura dell’Istmo di Montesecco, con la demolizione delle Chiese di San Sergio e dei Santi Apostoli, e aperta una nuova importante via di comunicazione che costeggiava esternamente l’abitato parallelo alla costa, l’attuale lungomare Giovanni Caboto, che nel 1872 acquisì la denominazione di corso Attico. La decisione del sovrano borbonico fu presa per ragioni strategiche, in tal modo la fortezza di Gaeta non concedeva ad eventuali assedianti la possibilità di meglio tirare contro di loro con l’artiglieria. Nel 1872 il Borgo assunse per la prima volta una denominazione propria, Anàtola, e venne suddiviso in tre rioni: a partire da sud lungo la direttrice dell’attuale via dell’Indipendenza, San Giacomo, Santi Cosma e Damiano, San Carlo, dal nome delle tre parrocchie. La zona di Sant’Erasmo mantenne il nome di Gaeta e una forte devozione al suo santo. Invece il Borgo ha la sua massima devozione nella Madonna di Porto Salvo, cara in particolare alla gente di mare, e profondo legame anche alla festività di Santa Anna.