Festival del cinema come l’Ulysses Film Festival, proiezioni e partecipazioni straordinarie hanno consacrato il Golfo di Gaeta come la nuova Cinecittà. Non solo cinepanettoni, ma anche film d’autore come The Young Pope del regista premio Oscar Paolo Sorrentino, hanno scelto le nostre coste come sfondo e location ideale per le proprie produzioni cinematografiche.
Molto spesso i nostri luoghi hanno fatto da sfondo anche alla letteratura. C’è stato un momento storico in cui però letteratura e realtà si sono fuse, talvolta raccontando episodi di puro orrore.
Chi ad esempio non conosce “La Ciociara”, celebre film di Vittorio De Sica, con un’intensa Sofia Loren, basato sull’opera di Alberto Moravia? Chi l’ha visto ricorderà benissimo infatti la scena cruenta dello stupro ai danni del personaggio interpretato da Sofia Loren e a sua figlia in una chiesa sconsacrata, da un gruppo di truppe coloniali francesi. Ebbene tutto ciò è accaduto davvero, e più e più volte ai danni di moltissime donne. Erano definite “marocchinate”.
Sugli Aurunci operava il corpo di spedizione Francese di cui facevano parte 7000 Gourmiers.
Organizzati in “goums”, gruppi da una settantina di uomini, le truppe coloniali erano composte da marocchini, tunisini e algerini che, per aver sfondato la linea nemica e fatto arretrare i Tedeschi nella battaglia di Monte Cassino, il 14 maggio 1944 ebbero come premio cinquanta ore di libertà totale e di impunità per tutti i crimini commessi in quel lasso di tempo sulle popolazioni dei comuni di Esperia, Ausonia, San Giorgio a Liri, Coreno, Vallemaio, Castro dei Volsci, Pontecorvo sul versante frusinate, Campo di Mele, Lenola, Fondi, Formia, Terracina, Roccagorga, Maenza, Sezze e Sabaudia su quello pontino.
Secondo alcune testimonianze, sono oltre 180mila gli atti di violenza sessuale accertati su un totale di 60mila persone che li hanno subiti; significa tre ciascuno di media, ma a qualcuna è capitato di dover soggiacere con interi plotoni. Oltre 1000 persone sono state uccise a scopo sessuale nessuno ha mai pagato per questo. Per loro non faceva distinzione se si trattasse di un uomo, una donna o un bambino. Tutto era bottino di guerra e tutti, al loro passaggio, dovevano subire violenze indicibili. Ci sono stati casi di stupri nelle chiese dove le donne, giovani ed anziane si rifugiavano sperando invano che i luoghi sacri non venissero profanati, ma così non è stato.
Dopo quei “giorni” furono invece migliaia le donne contagiate da sifilide, gonorrea, blenorragia e altre malattie veneree. Così come tantissime furono quelle ingravidate. Solo l’orfanotrofio di Veroli, dopo la guerra, accoglieva circa 400 bambini nati da quelle violenze. Molte di quelle donne furono poi emarginate dalla comunità a causa dei pregiudizi di allora, ripudiate dalle famiglie e, a centinaia, finirono suicide o relegate ai margini. Una scia di sofferenze fisiche e psicologiche, quindi, che si trascinò per decenni.
Di recente è stata reso nota la storia della signora Rosa, violentata a 27 anni durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi Rosa ha 98 anni e le è stato riconosciuto un risarcimento dalla Corte dei Conti per i danni morali sofferti nei giorni delle “marocchinate”.
Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, oggi lotta per portare a conoscenza delle nuove generazioni, ma anche di una parte di quelle vecchie, la tragedia, le umiliazioni e il dolore delle popolazioni di una parte della Ciociaria, che ha dovuto conoscere le barbarie rimaste a lungo nascoste, perpetrate da chi vi arrivò sotto la bandiera dei liberatori dal nazifascismo.