L’8 maggio di 40 anni fa veniva annunciata la vittoria dell’uomo sul vaiolo, la “prima e unica malattia eradicata su scala globale, attraverso la collaborazione di paesi in tutto il mondo”. Da questa eradicazione, “ci sono molte lezioni da imparare che possono aiutare a combattere Covid-19 e prepararsi per future pandemie, fra queste, l’importanza della cooperazione sanitaria internazionale”. A sottolinearlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, che in occasione dell’8 maggio presenta un francobollo commemorativo, realizzato insieme all’amministrazione postale delle Nazioni Unite – UNPA. Fino a quando non venne sconfitto, il vaiolo aveva tormentato l’umanità per almeno 3.000 anni, uccidendo 300 milioni di persone nel solo ventesimo secolo, ovvero 4 milioni di persone ogni anno. Risale al 1967, il lancio del programma decennale di eradicazione dell’OMS, intensificato soprattutto nei paesi endemici. Gli sforzi per combattere il vaiolo hanno incluso la sorveglianza, la ricerca di casi, la ricerca dei contatti, la vaccinazione ad anello e campagne di comunicazione per informare meglio le popolazioni colpite. Numerosi paesi, come la Guinea, l’India, la Nigeria, le Filippine emisero, all’epoca, francobolli per sensibilizzare sulla battaglia.
L’ultima infezione si verificò in Somalia, il 26 ottobre 1977. Non avendo trovato casi negli anni successivi, il 9 dicembre 1979, i membri della Commissione globale per la certificazione dell’eradicazione del vaiolo poterono dichiarare la malattia “sradicata dal mondo”. Una vittoria ufficialmente confermata l’8 maggio 1980 alla 33° Assemblea Mondiale della Sanità. Dal momento che il vaiolo è causato da un virus, il trattamento con antibiotici non è efficace e l’unico modo per sconfiggerlo è rappresentato dalla vaccinazione, che, in Italia, è stata sospesa nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981. In anni recenti solo scienziati, medici e professionisti che lavoravano a contatto con virus simili a quelli del vaiolo in ambienti di ricerca hanno ricevuto il vaccino. Il costo totale del programma di eradicazione fu di 300 milioni di dollari, ma il risparmio per l’economia globale pari a un miliardo di dollari l’anno. Commemorare questo importante anniversario, ricorda l’OMS, “è un promemoria della capacità della cooperazione sanitaria internazionale di realizzare risultati significativi e duraturi. Insieme, possiamo battere il Covid”. Prosegue l’OMS: “Il francobollo, presentato in piena emergenza coronavirus, serve a onorare milioni di persone che hanno lavorato insieme per eradicare il vaiolo, dai leader mondiali e dalle organizzazioni internazionali, ai medici rurali e agli operatori sanitari negli ospedali”. Il vaiolo è una malattia contagiosa di origine virale che nel 30% dei casi risulta fatale. In Italia, la vaccinazione è stata sospesa nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981.
Riserve del virus, per motivi di studio, sono mantenute ufficialmente solo in due laboratori in condizioni di stretta sicurezza: uno negli Stati Uniti e uno in Russia. Non si può però escludere che esistano altri depositi di virus, in violazione a quanto prescritto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Soprattutto dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, negli Stati Uniti e in altri Paesi del mondo è tornata la paura di una possibile epidemia di vaiolo generata da un deliberato rilascio di virus nell’ambiente. Allo stato attuale, non c’è nessun motivo perché la vaccinazione antivaiolosa venga reintrodotta. In ogni caso, le riserve di vaccino antivaioloso sono disponibili tramite l’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’uso immediato, sotto la direzione delle autorità sanitarie nazionali e internazionali. Per la cronaca ci sono due forme cliniche di vaiolo. La più comune è quella causata dal virus Variola major che si manifesta con febbri elevate e con la comparsa di pustole ulceranti su tutto il corpo. Esistono quattro tipi di vaiolo di questo genere: quello ordinario (più del 90% dei casi), una forma lieve che a volte si sviluppa su persone preventivamente vaccinate, quello piatto (detto anche maligno) e quello emorragico, raro ma molto grave.
Meno pericoloso, con una mortalità sotto l’1%, è la forma di vaiolo causata dal virus Variola minor. Il virus del vaiolo è stato a contatto con le popolazioni umane da migliaia di anni, ma in natura non esiste più. Le epidemie di vaiolo hanno sempre generato terrore tra le popolazioni, non solo per l’elevata mortalità ma anche perché i sopravvissuti rimanevano sfigurati a vita, ricoperti di cicatrici. Il contagio avveniva per contatto diretto tra le persone oppure tramite i liquidi corporali infetti o gli oggetti personali contaminati come abiti o lenzuola. Un comune veicolo di contagio erano la saliva o le escrezioni nasofaringee delle persone malate che mettevano a rischio chiunque fosse vicino. Il periodo di incubazione della malattia, durante il quale non si manifestano sintomi, dura da 7 a 17 giorni. In questo periodo raramente avviene contagio, che invece comincia alla comparsa dei primi sintomi (febbre, malessere, emicrania, dolori muscolari e talvolta vomito).
Questa fase può durare da 2 a 4 giorni ed è caratterizzata da alte temperature. Successivamente compare una eruzione cutanea molto caratteristica, consistente in piccole macchie rosse, ed è questo il periodo in cui i malati sono più contagiosi. La comparsa delle macchie può durare circa 4 giorni e comincia dalla lingua e dalla bocca. Quando le macchie della bocca si infettano diventando vere e proprie ulcere, nuove eruzioni cutanee interessano tutta la pelle, a partire dalla faccia fino alle braccia, le gambe e poi le mani e i piedi. Solitamente l’intero corpo viene ricoperto di macchie nel giro di 24 ore. Quando compare l’eruzione cutanea le febbre scende e la persona comincia a sentirsi meglio. Nel giro di 3 giorni, però, le macchie si trasformano in vescicole purulente. Contemporaneamente la temperatura sale di nuovo e rimane alta finché le pustole non cicatrizzano, diventando crosticine che cominciano a squamarsi e si staccano. Nel giro di 3 o 4 settimane dalla comparsa dei sintomi, la maggior parte delle pustole si è seccata e comincia a staccarsi dalla pelle, lasciando su di essa una cicatrice profonda, nota come butteratura. La fase di contagio cessa con la caduta di tutte le crosticine. Gli esseri umani sono gli unici ospiti del virus del vaiolo che non si trasmette per mezzo di animali o insetti.
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