Quando il nemico invisibile che stiamo cercando di combattere da diversi mesi, il coronavirus, Covid-19 o che dir si voglia, ci ha costretto a stare chiusi nelle nostre case, ognuno di noi ha cercato di vivere questa esperienza a proprio modo. C’è chi preparava dolci, chi seguiva le lezioni, chi lavorava da remoto, chi al contrario si è lasciato andare abbandonandosi ad una depressione, a volte senza ritorno. Ma c’è stato anche chi, nell’arte è riuscito a trovare la speranza. Ed è quello che è successo a Francesco Treglia, un formiano ottantenne arzillo ma soprattutto con una creatività invidiabile. Nei circa 2 mesi in cui abbiamo risentito gli effetti della pandemia globale, che ci ha anche spinti a ripensarci, a tirare fuori il meglio di noi, il signor Francesco ha tirato fuori tutta la sua creatività.
Costretto a casa con il peso della paura di essere contagiati, facendo parte di una categoria a forte rischio, Francesco in poco tempo non ha perso il suo spirito e, prese carta e penna, guardando dalla sua finestra la sua Formia, insolitamente silenziosa, ha deciso ad un certo punto di darsi da fare. Mentre i bambini disegnavano arcobaleni colorati appendendoli alle finestre delle loro case con messaggi di speranza, lui allo stesso modo, ha scritto una poesia che potesse donare un po’ di speranze in mezzo a queste tenebre. “La speranza”, tra l’altro, è proprio il titolo del che ha dato a quei suoi versi colorati, lui, che le poesie ha cominciato a scriverle nel lontano 1960 e che, negli anni ha ricevuto anche i ringraziamenti del generale Guido Bellini per la sua poesia sugli avvenimenti di Nassiriya e persino da papa Benedetto XVI.
Ed è così, che il 15 marzo, quasi di getto è venuta fuori la nuova poesia di Francesco Treglia. Una poesia questa, che vuole rimarcare la forza e la tenacia di questa nazione, raffigurata come una donna, “una signora” la chiama nei suoi versi, che indossava sulle spalle candide la bandiera tricolore e che “in ogni suo colore, al suo solo tocco, regalava speranza e amore”. E così cominciano le associazioni di colori, nel bianco i visi dei medici, nel verde proprio la speranza e nel rosso la paura. Ma in fondo la nazione descritta da Francesco, è una nazione che non si è abbattuta in fondo, un’Italia che ha lottato dentro e fuori i corridoi degli ospedali. La poesia successivamente, è stata inviata da lui stesso nelle zone più critiche, dove la pandemia si è fatta sentire, e dove il rosso ha prevalso sul verde e il bianco: a Codogno, Milano e Roma.