I giochi dei nostri nonni riflettono un’epoca in cui l’intrattenimento era semplice, creativo e spesso artigianale. Questi passatempi avevano un tratto spiccatamente sociale, coinvolgevano il più alto numero di persone possibili, dalla famiglia agli amici.
Uno dei giochi più comuni era la trottola, un piccolo oggetto in legno o metallo che, una volta lanciato con una corda, ruotava su se stesso. Ogni bambino aveva la sua trottola preferita, spesso decorata a mano o personalizzata. Il gioco richiedeva destrezza e abilità per farla girare il più a lungo possibile o per eseguire piccoli trucchi. Alcuni facevano gare, cercando di far urtare la trottola degli altri per farla smettere di girare. Con il tempo il gioco è passato in disuso nella sua forma più classica ma ha ritrovato nuovo clamore quando un cartone animato ha scelto di basare la propria storia su una loro versione molto più aggiornata e potenziata: il riferimento è Beyblade, che ha dato senza dubbio un nuovo impulso anche alla vendita di queste trottole ed è ora in onda la nuova stagione, dopo l’annuncio fatto durante lo scorso anno. Non si parlava però più di oggetti di legno ma prevalentemente plastica con alcune parti potenziate in metallo: in questo caso lo scontro tra loro era parte integrante del gioco e si strutturava in veri e propri tornei.
Tornando però a quelli che erano i giochi più popolari di un tempo, è impossibile non citare le biglie, praticate assiduamente soprattutto nei mesi estivi. I bambini scavavano piccole buche nel terreno e si sfidavano a colpire le biglie degli avversari con le proprie. Le biglie potevano essere di vetro colorato, terracotta o addirittura acciaio, e ogni bambino ne custodiva gelosamente una collezione.
Un altro gioco amatissimo era il gioco delle carte, attorno al quale c’è però grande mistero in relazione alla loro diffusione. Per quanto riguarda l’Europa, è lecito ritenere che i primi mazzi circolassero già tra il Trecento e il Quattrocento perché si hanno tracce di proibizione del gioco in alcune leggi locali in Toscana. Riguardo però quella che è l’origine vera e propria delle carte, si ritiene che il luogo possa coincidere con un territorio compreso tra le attuali Cina ed India. I nostri nonni giocavano a vari giochi, spesso tramandati di generazione in generazione. Uno dei più diffusi era la briscola, un gioco di carte italiane che si giocava in due o quattro persone. Ogni partita era un mix di strategia e fortuna, con i giocatori che cercavano di accumulare il maggior numero di punti vincendo le mani più forti. La briscola, insieme a giochi come la scopa e il tressette, era un’attività tipica delle sere d’inverno, spesso accompagnata da racconti, chiacchiere e risate. Al giorno d’oggi questi giochi rappresentano ancora senza dubbio una forma di intrattenimento grazie alla loro trasposizione sul digitale, utilizzando però i mazzi più noti a livello della penisola e non quelli strettamente locali. Per questo le versioni online dei giochi riguardano principalmente attività con il mazzo napoletano o, tuttalpiù, con quello piacentino. Il web ha permesso la trasposizione anche di una miriade di altri giochi praticati da tempo immemore, si pensi ad esempio alle versioni online di poker o al blackjack, ma anche alla roulette russa online e ancora baccarat e tanti altri.
Oltre ai giochi da tavolo e di carte, c’erano anche molti giochi all’aperto. Uno dei più antichi era nascondino, in cui i bambini si nascondevano mentre uno di loro doveva trovarli. Questo gioco favoriva l’agilità, la prontezza di riflessi e la capacità di osservazione. Un altro gioco all’aperto era la campana o mondo, che consisteva nel saltare su riquadri disegnati a terra con un gessetto, rispettando precise regole di movimento. La campana richiedeva equilibrio, coordinazione e resistenza fisica.
In mancanza di giocattoli moderni, molti dei giochi dei nostri nonni erano creati con ciò che si trovava in casa o in natura. I bambini spesso costruivano da soli i propri giochi. Ad esempio, con un semplice cerchio di metallo e un bastone, si giocava al cerchio, cercando di farlo rotolare il più lontano possibile senza farlo cadere. Anche il tiro alla fune era molto praticato, soprattutto durante le feste di paese, e richiedeva forza e lavoro di squadra.