Roberto Anzolin e la sua maglia nera con scollo bianco – “2 novembre 1960. Newcastle, città dove le ciminiere anneriscono il cielo e scura come la fuliggine. Gli azzurri Under 23 se la giocano contro i coetanei inglesi, in un match duro. In porta, per l’Italia, un giovane Roberto Anzolin.
Bobby Charlton, l’ala sinistra del Manchester United miracolosamente superstite della sciagura aerea di Monaco, calcia dalla bandierina e la palla viene bloccata bene dal nostro numero uno. Joe Baker, il solo della nazionale britannica che militi in un club scozzese, interpretando alla larga il regolamento, con una carica manda in porta Anzolin e con lui la palla. Pareggio degli inglesi dopo la rete italiana di Bruno Nicolè.
Malgrado le proteste degli azzurrini, l’arbitro belga Van Nussel convalida il gol: quando è stato caricato, il portiere aveva i piedi sul terreno di gioco e il pallone tra le mani ed è questo che il regolamento esige! Le premesse della carriera di Anzolin sono tutte all’insegna del sacrificio e delle difficoltà ma anche della classe.
Agilissimo tra i pali come un giaguaro, indossava con la Juventus (con cui scese in campo per quasi dieci anni, dal 1961 al 1970) una maglia nera con scollo bianco a V. Tra i pali, dicevamo, aveva il trono e una volta disse che se avesse giocato lui i Mondiali del ’66 quel diagonale del coreano l’avrebbe parato. Ma i “se” nel calcio non esistono mentre vivono le certezze della Storia. Lega il suo nome non solo alla Torino bianconera ma anche al Palermo di Casimiro Vizzini e Totò Vilardo.
In rapporto alla sua grandezza, vinse poco: una Coppa Italia nel 1965 e lo Scudetto nel 1967, con la Juve. Forse il nomignolo più azzeccato glielo attribuirono i siciliani, definendolo Saracinesca. Unica presenza in Nazionale maggiore, il 29 giugno 1966: a Firenze gli azzurri annientano il Messico con un secco 5 a 0.
Ben cinquantamila spettatori sostengono la nostra formazione: doppietta di Bulgarelli e di Rivera e Mazzola a completare la serie. Roberto Anzolin difenderà la porta dell’Italia nel secondo tempo, sostituendo Albertosi.” Articolo di Pierluigi Larotonda disegnatore Stefano Cipolat