“Il mio giovane Parma è stato fantastico. Ora resto, c’è un progetto”, ha dichiarato di recente l’ex Napoli ai microfoni de Il Messaggero. Se così fosse, le voci che parlavano di un possibile arrivo alla corte di ADL sarebbero smentite. Ma il calciomercato ha in dote l’imprevedibilità e l’idea di tornare in azzurro non può che far gola al tecnico dei ducali. Insomma, tutto è in divenire. Al momento gli esperti di calcio e gli analisti di betting non vedono Pecchia così vicino alla panchina azzurra. Le quote sul prossimo allenatore del Napoli, su cui conviene puntare usando uno dei migliori bonus di benvenuto comparati e recensiti nell’articolo di Superscommesse.it sul tema data la situazione di forte incertezza, dimostrano che il formiano è attualmente bancato a 25 volte la posta sui principali operatori del settore, anche se, tra quelli citati nella lista, sembra oggettivamente uno dei più papabili.

Primo in B a 76 punti, solo quattro sconfitte su 38 partite, secondo attacco e seconda miglior difesa del campionato. Fabio Pecchia ha fatto registrare numeri importanti da ricordare negli almanacchi del campionato cadetto. Ma non è l’unico primato da quando ha iniziato il percorso da allenatore.

La carriera di Pecchia da allenatore finora

Verona, Cremona e Parma. L’ex centrocampista del Napoli è già uno specialista delle promozioni in A. Secondo posto in B con gli scaligeri nel 2016-17, secondo con i grigiorossi in B nel 2021-22 e primo con i crociati al termine dell’attuale stagione. Tre promozioni in otto anni. Campione della Coppa Italia di Serie C con la Juventus U23 nel 2019-20 e Panchina d’argento nel 2021. Dopo un passato da tecnico esordiente a Foggia, Gubbio e Latina, dopo un triennio da vice a Napoli, Madrid e Newcastle, dopo la guida dei bianconeri U23 e un’insolita esperienza nipponica con l’Avispa Fukuoka in J2 League (2019), Fabio Pecchia si è ritagliato progressivamente lo spazio che merita da allenatore. 50% di vittorie complessive a Parma, 42% in carriera. Tutto merito del suo calcio, che adesso potrebbe sbarcare al Maradona in virtù del probabile addio di Francesco Calzona.

Come giocherebbe il Napoli di Pecchia

Stando alla tattica di gioco del suo Parma, gli azzurri potrebbero optare per un 4-3-3 che si diventa 4-2-3-1 a partita in corso. Duttilità e trasformismo. Pecchia predilige un atteggiamento elastico dell’undici in campo, con una fase difensiva compatta, abile a transitare rapidamente in fase offensiva. Baricentro alto, azioni veloci e meno manovrate. Giocate a memoria e pressione in fase di non possesso. Terzini alti, centrocampisti intercambiabili, con un trequartista moderno, esterni offensivi a piedi invertiti e punta variabile. Per fare tutto questo, l’ex Napoli ha bisogno di giocatori di spessore, esattamente quello che può permettersi a Parma (vedi Bonny e Sohm). Pecchia preferisce che i suoi attacchino sempre gli spazi: una dinamica imprescindibile per il suo approccio. Gioco verticale e di posizione. Gol a grappoli. Rispetto all’ultima stagione i ducali hanno poi abbandonato il giro-palla prolungato. “Non conta tanto il possesso, ma la zona del campo dove viene fatto”, ha sottolineato il tecnico della Città di Formia. Pecchia è sempre disposto a spostare le proprie pedine qualche metro più avanti, per dominare l’altra metà del campo.

Eppure “La differenza tra la A e la B è ancora tanta”. Dopo aver ricevuto il premio “Maurizio Maestrelli 2024” al Comunale D’annunzio di Latina, frutto delle due stagioni a Parma, Pecchia ha sottolineato la differenza tra le due categorie. Se l’ex Napoli dovesse tornare in azzurro, abbracciare la panchina del club partendo dalle macerie tattiche e psicologiche lasciate da Garcia, Mazzarri e Calzona, sarebbe un’avventura tanto complessa quanto intrigante. Senza dimenticare che la società partenopea, tra rumors e indiscrezioni, avrebbe in mente anche altre piste, come l’offerta per Antonio Conte e per altri candidati di spessore con un curriculum interessante. Pioli in testa.