Magistratura – Sono giunti quesiti in redazione su questa proposta di legge approvata alla Camera dei Deputati il 16 gennaio 2025. Ci sono pareri favorevoli e perplessità sulla separazione delle carriere in magistratura. Quali sono i pro e i contro? Da una serie di ricerche effettuate ci siamo resi conto che questo tema è delicato. Il dibattito sulla separazione di queste due carriere è piuttosto acceso. La proposta mira a distinguere in modo netto il ruolo dei pubblici ministeri PM da quello dei giudici, prevedendo due percorsi separati sin dall’entrata in magistratura. La magistratura italiana è un corpo unico. I magistrati possono passare dal ruolo di PM a quello di giudice e viceversa sebbene con alcuni limiti.
Magistratura – L’articolo 104 della Costituzione sancisce l’indipendenza della magistratura che garantisce la separazione tra potere giudiziario ed esecutivo. La riforma separerebbe questa unicità dando vita a due corpi distinti: l’uno per i giudici e l’altro per i pubblici ministeri. Ciascuno con un proprio concorso e un proprio CSM – Consiglio Superiore della Magistratura. Ecco i pro: il primo è la garanzia di maggiore imparzialità del giudice. Essendo un corpo unico giudici e magistrati condividono la medesima formazione e questo può causare maggiore vicinanza culturale tra chi giudica e chi accusa. Il secondo, un modello più snello e vicino a quello anglosassone. Il PM diverrebbe figura più vicina ad un avvocato accusatore e più vicino a quella di un avvocato difensore.
Magistratura – Terzo punto, il fatto che un ex PM possa divenire giudice lo rende più impostato mentalmente all’accusa che all’ imparzialità decisionale. Quarto punto, il PM non sarebbe più un ricercatore della verità, un requirente, un “super partes” sui fatti ma parte di un percorso processuale. Lo si potrebbe segnalare, ad esempio, per eventuali errori investigativi e dunque ridimensionarne il potere e il ruolo. Ci chiediamo e allora lo si allontanerebbe davvero o avvicinerebbe alla politica? Ecco, il nodo è proprio qui. La più grande preoccupazione è l’indipendenza del pubblico ministero. I PM sono magistrati indipendenti dal potere politico, così dovrebbe essere e anche se come cittadini hanno le proprie idee politiche queste non dovrebbero MAI entrare nella carriera giuridica.
Magistratura – E ora andiamo ai contro: la riforma altera il rapporto tra PM ed esecutivo e ciò potrebbe aprire la via ad una possibile influenza della politica sulle procure. Anche se si proclama lo snellimento delle procedure, una separazione drastica potrebbe invece rallentare ancor più il sistema giudiziario italiano, aumentando i tempi di definizione dei procedimenti. Poi, per realizzare pienamente questa riforma, sarebbe necessaria una modifica costituzionale all’articolo 104. Si cita il primo e l’ultimo passaggio dell’articolo: La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. (…).
Magistratura – Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio Regionale. Questo articolo della nostra Costituzione rende il processo di riforma più lungo e complesso perché si tratterebbe di trasformare un sistema. Un sistema che purtroppo nel corso del tempo ha portato conflitti. Dividendo in due il corpo unico si creerebbero due CSM. In che modo andrebbero ad interagire tra loro? Sarebbero sinergici, con una tempistica coordinata? Questo tema dunque divide sia i giuristi che i politici. La magistratura si è sempre scontrata con la politica c’è molta storia e letteratura su questo tema. Ricapitolando, i politici chiedono maggiori garanzie sulla terzietà, un maggiore equilibrio tra accusa e difesa. I giuristi si interrogano sulla reale indipendenza dei Pubblici Ministeri e sulla efficienza reale del sistema giudiziario.
Magistratura – Ricordiamo nuovamente che il 16 gennaio 2025 la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge di riforma costituzionale in tema di separazione delle carriere su iniziativa della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il disegno ora è all’esame del Senato della Repubblica. Il processo di revisione costituzionale è disciplinato dall’articolo 138: Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera (Camera dei Deputati e del Senato) con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.(…).
Magistratura – Non si fa luogo a referendum se la legge é stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Chiudiamo scrivendo che, entrare nei meandri della giustizia non è facile, le leggi sono soggette ad interpretazione, i comportamenti umani differenti e il piegarsi alla forza morale delle regole è soggettivo, ecco perché c’è chi riesce ad essere integerrimo e chi non riesce, chi è imparziale e chi no e questo comportamento influenza l’opinione pubblica. Tutti i PM e i giudici riescono ad applicare la legge seguendo una traiettoria conforme? Dura lex sed lex?