“Metamorfosi”: questo è il tema chiave della quinta edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico, una manifestazione che, attraverso laboratori, incontri e progetti, si propone di ridare un nuovo slancio alla cultura classica, con un convivio di letture antiche, sapere e tradizioni organizzato dagli studenti coadiuvati dai docenti.
Numerosi sono stati i seguitissimi laboratori che hanno trattato esperienze diverse legate al concetto di metamorfosi, sia essa scientifica o letteraria: uno di essi è stato “Le metamorfosi del mito”, che ha proposto agli spettatori la rappresentazione del mito di Orfeo ed Euridice, stimolando una riflessione sulle diverse varianti che la tradizione letteraria ci offre.
Grazie al lavoro delle docenti, che hanno saputo esemplificare le versioni del famoso mito, gli alunni hanno messo in scena il travaglio interiore di un regista teatrale che cerca di capire come sia andata veramente fra Orfeo ed Euridice, la giovane ninfa morta e ritrovata ma poi perduta negli Inferi.
Sono state quattro le varianti recitate: quella originale drammatizzata in modo più ironico, i versi di Marina Cvetaeva, il racconto di Gesualdo Bufalino e infine quello di Italo Calvino. Ognuna di esse interpreta in chiave diversa l’amore tra Euridice e Orfeo e lo “sbaglio” che ha portato quest’ultimo a lasciare la sua amata per sempre nell’Ade.
Era Euridice a non amarlo più, come ci racconta la Cvetaeva? Oppure era Orfeo che voleva fama e gloria e ha trovato l’occasione adatta per averne di più, come scrive Bufalino?
Noi la verità non la sappiamo, ma i ragazzi hanno provato a dare una risposta ai dubbi del regista: ognuno di noi può ricercarla in queste versioni e scegliere quella che ritiene più giusta.
L’ossessione artistica di un individuo protagonista del laboratorio contiene in un sé un messaggio molto importante: tutti possono diventare registi del proprio spettacolo, del proprio mito, che cambia e si evolve a seconda dei contesti e delle prospettive di chi lo racconta.
I personaggi sono sempre gli stessi, ma siamo noi a decidere come farli muovere.
Insomma, è stata una metamorfosi d’amore.
Manuela Vinario IB