Scauri e Montecassino: un rapporto che ha inizio nell’altomedioevo e dura sino al XVIII secolo.
Le acquisizioni territoriali dell’Abbazia di Montecassino, che formeranno la cosiddetta “Terra Sancti Benedicti”, ebbero inizio nel 744 con le donazioni del duca beneventano Gisulfo II; tali privilegi furono confermati da papa Zaccaria nel 748. Il cosiddetto Patrimonio di San Benedetto, come è noto, raggiunse nel tempo dimensioni considerevoli, tanto che il territorio assoggettato ai benedettini cassinesi si popolò di numerosi “castra”.
Spesso era proprio su questi stessi luoghi donati che si assisteva all’insediamento di una comunità benedettina. È ciò che presumibilmente avvenne a Scauri nell’Altomedioevo.
Nel 788/789 la competenza giurisdizionale e amministrativa di Montecassino venne ampliata dal principe di Benevento Grimoaldo I, che lasciò ai Cassinati il diritto di esigere l’ancoraggio e il falangaggio sulle imbarcazioni che approdavano nel porto naturale di Scauli.
Chiarissima è la sintesi che Erasmo Gattola (1) dedica all’esposizione dell’atto di Grimoaldo, il quale recita: “…jurisdictionem Cassinatium ampliavit, si pro portu Traiectensi illud venit, quod hactenus coenobium Cassinense possidet Scauli dictum in territorio Traiectensi, in eoque vectigal exigit quod ancheragium et falangagium dici solet…” (2) .
Il longobardo Grimoaldo fu principe di Capua e duca di Benevento e il suo elargire ai Cassinati il piccolo porto scaurese, o parte di esso, con il diritto di esigere le tasse di ancoraggio (per chi gettava l’ancora nella rada) e di falangaggio (per le imbarcazioni più piccole, che venivano legate al palo detto “falanga”), pone il problema di quando i longobardi si siano espansi verso la costa, visto che – sicuramente – il sovrano germanico non poteva certo donare ai benedettini un territorio sul quale non aveva giurisdizione. La domanda, per ora, rimane senza una risposta esauriente (3) .
Non si può escludere che quello scaurese fosse una sorta di porto “aperto”, come sancito nel successivo cosiddetto Patto di Sicardo (836), nel quale si stabiliva, in cambio di gabelle verso il principe, la libertà di navigazione e – cosa davvero interessante – anche l’incolumità delle navi militari e mercatili agli approdi, sempre dietro pagamento di una tassa (4) .
E’ ipotizzabile – quindi – che dalla donazione sopracitata sia scaturito l’insediamento del Priorato di San Pietro, con l’annessa chiesa citata già nel 993 d. C. nel Codex Diplomaticus Cajetanus e definita in “porto scauritano” (5) . Come è noto, nel Medioevo una comunità monastica poteva ambire al titolo di Abbazia o Monastero solo se raggiungeva le 12 unità, il che fa ipotizzare che il Priorato fosse un’aggregazione piuttosto esigua. Dipendeva infatti dai benedettini di San Teodoro e Martino, a Gaeta, monastero che venne poi, a sua volta, inglobato da quello di Sant’Angelo in Planciano. La nomina del priore era prerogativa dei conventi eretti a Gaeta e – sempre in un documento del Codex, datato intorno all’anno 1196 – si descrive come la comunità di San Pietro dovesse, in occasione della festa di San Martino, organizzare un pranzo in onore dell’abate e del convento e, in prossimità della domenica delle Palme, donare una parte del proprio raccolto ai fratelli Gaetani (6) : “…Sanctum Petrum de Scaulis, qui in festo Sancti Martini debet facere prandium in perpetuum vino, oleribus, et carnibus Abbati et Conventui. Item debet idem Monasterium singulis annis in Dominica Palmarum Ecclesiae Cayetane grana sex pro olivis … Item quando vacant Ecclesiae Sancti Petri de Scaulis … abbas Sancti Theodori cum Concilio Episcopi debet Priorem eligere, et confirmatio spectet ad Episcopum suum …”.
Il porto scaurese dovette assumere subito una certa importanza, di carico e scarico merci, destinate allo scambio interno e non solo. Infatti, già nella seconda metà del XIII secolo viene indicato come scalo di una certa rilevanza nella più antica carta nautica medievale conosciuta, la cosiddetta Carta Pisana (7) , venendo poi segnalato ancora nella successiva Carta di Lucca (8) .
La sua importanza a livello strategico si desume dall’assedio che portò ai luoghi Ladislao Durazzo nel 1400 durante la guerra per la conquista del Regno di Napoli (9) , mentre il canonico di Sessa Aurunca Gasparo Fuscolillo, nelle sue Croniche, ci racconta che il 28 agosto del 1528: “… et ce ve(n)dero sei galere d(e) Veneciani al porto d(e) Scauli e dectero bata(n)glia co(n) furia d(e) ca(n)n[…] Torre ad mare d(e) Sessa et poi pilgliaro la torre del Garigliano…” (10) .
Ancora ragguardevoli sono le notizie che si ricavano dalle Istorie del mons. Giovio, pubblicate nel 1581, in relazione al blocco della città di Napoli, in possesso delle truppe di Carlo V, operato sempre nel 1528 dai Veneziani comandati dall’ammiraglio Pietro Lando: “Il Lando adunque con la venuta sua costeggiando la riviera del capo della Campanella fino a Miseno havea serrato il mare, di modo che nessun naviglio, su’l quale si potesse portar vittovaglia, non entrava nel porto di Napoli e con perpetue guardie si difendeva dalla riviera di Cuma fino a Formia e Gaeta e havea battuto un pezzo con l’artiglierie la torre, ch’è su la foce del Garigliano e havendo oltra ciò prese le mulina, che sono a Scauli, havea tolto la conmodità d’andare innanzi e indietro alle barchette picciole, le quali portavano agli assediati rinfrescamento di farina, frutte e herbaggi…” (11) .
Il porto, le piccole barche, i mulini di Scauri costituiscono quindi un elemento cardine del sistema di produzione e commercio dell’area, che, in questa come in altre circostanze, è anche in grado di assumere un rilevante valore strategico, non solo per il territorio circostante ma per la stessa capitale del Regno, Napoli.
Altre informazioni, riguardanti il porto e la rilevanza di esso, come via di accesso per il vettovagliamento e per tutto il territorio circostante, le ritroviamo sempre in Gasparo Fuscolillo: “An(n)o D(omi)ni 1534, in Sessa fo ta(n)ta carastia ch(e) lo grano valeva lo tu(m)mulo vinti carlini, et la carastia era p(er) o(n)gni parte d(e) re(n)gno, ch(e) lo p(rese)nte a(n)no fo trista staisone d(e) grano, et la estate passata fo pe- gio, ch(e) qua(n)do se co(m)mczao ad seminar(e) valeva q(ui)(n)dici car- lini et se(m)pre salliva d(e) preczo, ch(e) la ge(n)te se moriano d(e) fama et ch(e) no(n) se poteva haver(e) pane, ta(n)ta la fo[.]lla ch(e) stava alla piacza. Et a dì 16 d(e) magio ve(n)ne ta(n)to grano ad Scauli ch(e) scese lo tu(m)mulo carlini cinquo, ch(e) ve(n)ne da Sicilia” (12) .
Ancora nel 1552 la flotta Ottomana, comandata dagli ammiragli Sinàn e Dragut, attracca a fare rifornimento d’acqua, a dimostrazione che si trattava di uno scalo di notevole portata, capace addirittura di soddisfare un’intera flotta. Lo sbarco portò, come è noto, all’attacco e all’incendio del borgo di Traetto.
Il resoconto è fornito dallo spagnolo Vicente Rocca, il quale aggiunge anche il particolare della presenza francese, accanto alle bande ottomane. Scrive lo storico che “…y a vente y uno del mese (luglio) se partio la armada turquesca de Prochita y vinosse a Scauli a la marina de aquel reyno ed donde hizo aguada y saltaron de alli muchos Turcos y Franceses y llegaron a una tierra que se llama Traietto…” (13) .
Il particolare, non di poco conto, ripetiamo, che la flotta Ottomana si sia fermata a Scauri per fare rifornimento di acqua, è confermata da altre fonti spagnole (14) .
Sempre l’abate Gattola ci riferisce, nella sua opera, del trasferimento del sepolcro e delle immagini scultoree di Pietro dei Medici da Firenze a Montecassino, avvenuto nel 1559, e precisa che queste passarono per il “portum Schauri”, a conferma dell’influenza cassinate su di esso (15) .
Davvero interessante un episodio che avvenne nel 1507, che dimostra l’autorità cassinese sui lidi citati. Sulla spiaggia scaurese venne ritrovata una preziosissima sedia di età imperiale, definita sella pertusa e descritta come “di un sol pezzo di rosso antico orientale simile al porfido, essa è bucata per uso de’ bagni” (16) . Secondo la cronaca, venne portata a spalla da Scauri sino a Montecassino, dove venne sistemata presso l’Archivio del monastero. Il reperto è ancora presente presso il Museo Nazionale dell’Abbazia di Montecassino.
Del priorato di San Pietro si trovano testimonianze ancora nel 1650: viene inserito infatti in un elenco di comunità monastiche presenti sul globo (17) , mentre in una relazione – dello stesso anno – sulle competenze e sui beni del monastero di Montecassino viene segnalato anche “il posto marittimo detto li Scauli, dal quale per ciascuna barca s’esige un carlino” (18) , lascito evidente della donazione di Grimoaldo.
Nuovi documenti, risalenti proprio al XVII secolo, emergono ora dall’Archivio di Stato di Napoli.
Il primo, datato al giugno 1629, recita: “Venerabile monasterio di Monte Casino, possessore del ius falangaggia nella terra di Traietto, che si esigga da padroni de barche nel porto di Scauli” (19) .
Lo scritto conferma che ai possessori di barche presso il porto di Scauli si debba applicare la franchigia derivata dall’antico “ius falangaggi”, dopo quasi novecento anni dalla regalia longobarda.
Il secondo atto presente a Napoli viene datato al 1637 e si presenta quale: “Venerabile monasterio di Monte Casino, ab immemorabile per li pescatori che pescano il pesce per servitio di detto monastero nel porto de Scavoli, mai da quelli s’è esatto cosa alcuna per essere detto porto iurisditione di detto monastero” (20) .
Si evince che i pescatori che ”pescano il pesce per servitio dello monasterio nel porto di Scauoli, mai da quelli si (è pretesa…) cosa da pagare…”. Si comprende che i “pescaroli” non al servizio dell’Abbazia dovessero invece elargire dieci grana per avere il permesso di pescare nei luoghi di pertinenza benedettina. Viene confermata la notizia della gabella di un carlino per le imbarcazioni che trovano ricovero nell’approdo “scaulense”.
Non sappiamo con precisione quando terminarono i diritti feudali di Montecassino su Scauri e il suo porto ma per una definizione possibile, più che probabile, ci viene come al solito in soccorso il Codex Diplomaticus Cajetanus. Ecco cosa dice il testo del CDC: “I possedimenti cassinesi di Minturno furono venduti per il prezzo di 4000 docati nell’anno 1784 e l’instromento fu mandato in Napoli…Oltre i possessi ricordati nei nostri documenti, ve ne compaiono altri nelle località Marina di Scavoli, Pontone seu la pulviana, Bovari, Bovari seu Pulviana, Monte Castellone, Pulviana seu Figura, Figura, Monte Catellone seu Ianritto, Pontone seu Cacascione, casa in Traetto, Caccabari seu la Nunciata, S. Martino, Figura” (21) .
Entro il 1784 – terminus ante quem, quindi – i possedimenti dell’Abbazia nel territorio minturnese furono ceduti a terzi, per la importante cifra di 4.000 ducati, compresa la “marina di Scauri”. La tradizione tramandata che, tra Ottocento ed inizio Novecento, i pescatori scauresi chiamassero “Casa dei monaci” la scomparsa Villa Riccardelli (22) , proprio nei pressi del vecchio porticciolo sotto il Monte di Scauri, fa supporre che proprio in quei luoghi potesse essere ubicato l’antico Priorato di San Pietro.
I diritti feudali – come è noto – vennero abrogati, nel Regno di Napoli, nel 1806, durante il governo di Giuseppe Bonaparte.
1- Erasmo GATTOLA, Ad historiam Abbatiae Cassinensis accessiones, Venezia 1734, p. 17. Il Gattola nel testo data la donazione al 788. Invece il diploma di Grimoaldo è datato al mese di settembre del 789 in: Petrus GEORGISCH, Regesta chronologico diplomatica in quibus recensentur omnis generis monumenta et documenta publica […], Francofurti et Lipsiae, 1740, col. 50.
2- Sui diritti di ancoraggio e falangaggio e altre prerogative feudali si vedano, ad esempio, le osservazioni di Maria SIRAGO, Attività economiche e diritti feudali nei porti, caricatoi ed approdi meridionali tra XVI e XVIII secolo in: Giorgio SIMONCINI, Sopra i porti di mare. II, Firenze 1993, pagg. 329-389, in part. pagg. 330 e 337.
3- Dalle attuali fonti storiche, sembrerebbe possibile poter ipotizzare che l’estensione territoriale longobarda sul porto di Scauli si concretizzi tra il 774 e il 788 e che successivamente, tra il 788 e il 789, Grimoaldo doni i luoghi a Montecassino. A meno che non si voglia ipotizzare il 702, quando Gisulfo di Benevento varcò il Garigliano prendendo Arce, Arpino e Sora, comunque lontane dalla costa. Si esamini al riguardo Stefano PALMIERI, Una questione di politica estera altomedievale: I Longobardi e Gaeta in: Annali dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, XIII (1995/1996), pagg. 211-254.
4- In estrema sintesi il Patto di Sicardo regolava i rapporti politico-commerciali con i Ducati Bizantini. Al punto 13 è previsto il libero accesso sugli approdi fluviali, compreso il fiume Minturno (Garigliano) e il Volturno. Il libero commercio era consentito pagando una gabella: “… Item stetit de fluminibus , qui in fine Capuana sunt ; hoc est patria , Uelturnas atque Melturnas , ut in ipsa traiecta sint licentia transeundi tam negociantibus quam et responsalibus uel militibus seu aliis personis de ducatu uestro Neapolitano , salua consuetudine nostra , inlesi debeant transire . Barcas enim , quae ibidem ad hora canseuerint uel pro tempestate subduxerint , aut applicauerint per tota ipsa plagia , uel ubicumque in fine principatus nostri uenerint , securae et inlese , sicut superius legitur , debeant esse ; si autem et uo luerint negotiare ibidem , persoluant secundum antiquam consuetudinem . Tantum ut si peccato faciente , nauis rupta fuerit , res quae in ea inuentae fuerint , eis reddantur , cuius fuerunt et cuius sunt ; homines autem sani et inlesi ad pro pria sua reuertantur . Et hoc stetit , ut deinceps pro quauis occasione nauigia uestra in partibus lucaniae uel ubicumque in finibus nostris non detineantur…”, in: Friedrich BLUHME, Edictus ceteraeque Langobardorum leges cum constitutionibus et pactis principum Beneventanorum ex maiore editione monumentis Germaniae inserta correctiores recudi curavit Fridericus Bluhme, Hannover 1869, Leges Langobardorum, pagg. 192-193. La traduzione del documento si può consultare in: Regesta dei documenti dell’Italia meridionale. 570-899, Roma 2002, pagg. 327-331.
5- CODEX DIPLOMATICUS CAJETANUS, Montecassino 1887-1891, Doc. XCI, a. 993: … Ipsa Ecclesia S. Petri apostoli, quae sita est in porto Scauritano, cum terris et vineis et omnia sua pertinentia […].
6- CDC, Doc. CCCLXIV, a. 1196. Nota aggiunta al documento. Il riferimento nella nota a papa Eugenio, potrebbe far pensare a Eugenio III (1145-1153) e quindi potrebbe far retrodatare di circa 50 anni la nota stessa.
7- La carta nautica, datata alla seconda metà del XIII sec., è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Parigi (Dep. Des Cartes et Plans, GE DD- 2737 (V,I PL V). Una sua puntuale descrizione può essere consultata in: Giovanni BRANCACCIO, Geografia, cartografia e storia del Mezzogiorno, Napoli 1991, p. 95; la riproduzione è disponibile in pubblico dominio presso http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Carta_Pisana.png. Il toponimo sembra leggersi quale Scaulli, mentre Alberto CAPACCI, nel suo La toponomastica nella cartografia nautica di tipo medievale, 1994, a pag. 334, indica come nome antico Scauli, mentre come nome moderno dà un “non identificato”, menzionando come fonte la stessa Carta Pisana.
8- Archivio di Stato di Lucca, Fragmenta codicum, Sala 40, Cornice 194/1. La datazione è controversa e oscilla approssimativamente tra l’inizio del XIV e la metà del XV secolo. Il toponimo compare quale Scauli. Philipp BILLION in: How did medieval cartographers work. New insights through a systematic analysis of the visual language of medieval portolan charts up to 1439, Comite Francais de Cartographie 216, 6-2013, pagg. 33-45, propende per una datazione anteriore al 1327, pag. 34; Ramon Josep PUJADES I BATLLER in: The Pisana Chart: really a primitive portolan chart made in the 13th century?, Comite Francais de Cartographie 216, 6-2013, pagg. 17-32, ritiene probabile una collocazione posteriore al 1430, pag. 25.
9- Nunzio Federigo FARAGLIA, Diurnali detti del Duca di Monteleone, Napoli 1895, pag. 51: “[…] et incomensò da Scaule, et hebbela prestamente […] Et per questa novella come lo Conte de Fundi la seppe per la gran doglia se morì [… ]“. Si tratta della conquista del luogo, detenuto dal conte di Fondi, Onorato Caetani, ad opera – come detto – del re di Napoli Ladislao d’Angiò nel 1400, il quale, nell’attaccare i territori di pertinenza del suo avversario, comincia proprio
da Scauri. La vicenda è riportata anche da Scipione AMMIRATO, La vita di Ladislao re di Napoli in: Gli Opuscoli, Firenze 1583, p. 58: “…Presoli dunque l’arme contra, et alla prima uscita occupatogli Scauli, gli porse con sì fatto acquisto tanto spavento, et dispiacer d’animo che se ne morì di dolore…”. L’importanza strategica e commerciale del porto scaurese era di tale importanza che – a dire delle fonti – il conte Onorato Caetani morì per il dispiacere del danno subito.
10- Gaspare FUSCOLILLO, Le Croniche de li antiqui ri del Regno di Napoli, pubblicate con il titolo di Croniche a cura di Nadia CIAMPAGLIA, Arce 2008. Dopo una introduzione contenente il sommario della storia napoletana dal 1432 al 1507, esse si spingono a esporre gli avvenimenti del regno fino al 1569. La morte dell’autore sembra collocarsi nel decennio 1571-1581.
11- Paolo GIOVIO, Delle istorie del suo tempo di mons. Paolo Giovio da Como, vescovo di Nocera, Divise in libri quarantacinque, II, Venezia 1581, l. XXVI, pag. 22.
12- G. FUSCOLILLO, Croniche, II.32.3.
13- Vicente ROCCA, Historia en la qual se trata de la origen y guerras que han tenido lo Turcos desde su comienço hasta nuestros tiempos […], Valencia 1556, p. 255-256: “…il 21 del mese [luglio 1552, [N.d.A.] l’esercito turco partì da Procida e giunse a Scauli, al mare di quel regno dove fece provvista d’acqua. Balzarono fuori molti turchi e francesi e arrivarono in un luogo chiamato Traietto…”. L’episodio è puntualmente riportato anche dal Fuscolillo.
14- Prudencio de SANDOVAL, Historia de la vida y hechos del emperador Carlos V […], Pamplona 1614, p. 741: “…Sinán, por esto, si bien lo contradezia Dragut, fue a tomar agua en Escauli… In Alain SERVANTIE (a cura di), L’Empire ottoman dans l’Europe de la Renaissance, Leuven 2005, pagg. 315-316, è riportata una lettera di Augustin de la Seta, curatore dell’amministrazione delle galere in Sicilia, il quale afferma che la flotta turco-francese fece sosta ad “Escaula” per rifornirsi d’acqua.
15- E. GATTOLA, op. cit., p. 77. Piero o Pietro de’ Medici, figlio di Lorenzo, aveva seguito il re francese Luigi XII nel tentativo di conquista del Regno di Napoli. Nel 1503 – durante la battaglia del Garigliano – la barca carica di armi e cannoni, con la quale cercava di attraversare il fiume, si rovesciò ed egli annegò, anche a causa della gravosità della propria armatura. Questo avvenimento gli valse anche il nome di Piero lo Sfortunato. Venne sepolto nell’Abbazia di Montecassino, di cui era abate suo fratello Giovanni de’ Medici. Successivamente il cardinale Giulio de’ Medici, futuro papa Clemente VII, commissionò un monumento funebre a Francesco da Sangallo, trasportato via mare e via fiume sino a Montecassino.
16- Descrizione istorica del Monastero di Montecassino, 1775, p. 228. Andrea CARAVITA, I codici e le arti a Montecassino III, Montecassino 1870, p. 562, la definisce “sella pertusa” sulla scorta di descrizioni di Catone e Cassiodoro, la data alla tarda età repubblicana o al primo Impero, ne ipotizza l’appartenenza a un patrizio romano proprietario di una villa presso Gaeta e riferisce che “fu rinvenuta a Scauli, porto di mare presso le foci del Garigliano, e trasportata sulla Badia nell’anno 1507”. Sulla provenienza della sedia il dibattito moderno è aperto, visto che alcuni autori indicano in Suio Terme il luogo di origine del manufatto.
17- Ascanio TAMBURINI, De Iure Abbatum et aliorum Prelatorum, I, Lione 1650, p. 455.
18- Relatione del sacro monastero di Monte Casino del 1650 in: Tommaso LECCISOTTI, I monasteri fondati da S. Benedetto e il loro stato alla metà del sec. XVII, in: Benedectina 17, 1980, pp. 63-89, p. 78.
19- ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Regia Camera della Sommaria Segreteria. Partium – Inventario, Vol. 2196, 1629 – 1630, f. 102 t.
20- ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Regia Camera della Sommaria Segreteria. Partium – Inventario, Vol. 2299, 1637, f. 280 t.
21- CDC, Doc. DXXX, a. 1371, nota 2, pagg. 230-231.
22- Villa Riccardelli, di cui si posseggono molte immagini di inizio Novecento, venne completamente distrutta durante gli ultimi eventi bellici.