Continua una fattiva collaborazione con Don Antonio Cario, direttore diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti, nonché parroco di Scauri della Chiesa di Sant’Albina V.M.. E’ un concreto contributo per tutti coloro che amano seguire il calendario liturgico con il contributo di uno stimato teologo: “Carissimi,
al termine di ogni evento, di solito, verifichiamo i
risultati positivi raggiunti e come lavorare per correggere
ciò che non è andato bene.
In ogni caso il successo è sempre l’obiettivo da
raggiungere e il criterio che orienta le scelte “in corso
d’opera”, per essere soddisfatti del lavoro compiuto.
Allo stesso modo facciamo valutazioni pastorali sul
numero dei nuovi battezzati e cresimati, sui matrimoni
celebrati in chiesa e la percentuale di partecipazione dei
fedeli alle Messe domenicali e festive.
Ma, con grande meraviglia, il Vangelo di Matteo
(25,31-46) proclamato nella Solennità di Cristo Re
dell’Universo, scombina i nostri criteri considerando,
come progresso ecclesiale, la carità di chi ha sfamato,
dissetato, accolto, vestito, visitato e assistito i più poveri
e, come un insuccesso, l’egoismo chi non si è fatto
prossimo degli indigenti, ignorando le loro domande di
attenzione e di aiuto.
San Giovanni Crisostomo, commentando il Vangelo
di questa domenica ci ricorda che: “Quando si disprezza
il povero, si disprezza Cristo; perciò la colpa è enorme.
Anche Paolo ha perseguitato il Cristo perseguitando i
suoi. Perciò sente la voce che dice: <<Perché mi
perseguiti?>>”
Infatti quel “Lo avete fatto a me” è la novità del
Vangelo rispetto all’antica tradizione religiosa di Israele
e dei popoli circostanti che raccomanda ai credenti il
soccorso dei più bisognosi e l’assistenza dei più deboli.
Gesù si identifica con i più piccoli, suoi fratelli e
sorelle; l’amore, accompagnato da piccoli gesti di carità,
è il criterio di giudizio per essere valutati degni di
partecipare alla Risurrezione eterna.
La fede in Lui, “risorto dai morti, primizia di coloro
che sono morti”, come proclama Paolo nella Prima
lettera ai Corinzi (15,20-26.28), condiziona la vita e le
responsabilità di ogni cristiano, perché cooperi a che
“Dio sia tutti in tutti”, soprattutto riconosciuto presente
nei poveri e degli oppressi, come ha proclamato il suo
Figlio, nella sinagoga di Nazareth, “venuto nel mondo
per portare il lieto annunzio ai poveri”, dichiarando
compiuta la profezia di Isaia (Is 61,1)
Perciò non dobbiamo dimenticare ciò che ha detto
San Giovanni della Croce: “Alla sera della vita saremo
giudicati sull’amore”.
La fede nel Risorto, celebrata nei sacramenti, ci fa
riconoscere compiuta nell’oggi della vita della Chiesa
l’antica profezia di Ezechiele (34,11-12.15-17): “Io stesso
cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna”.
Carissimi, partecipando attivamente e
consapevolmente alla Celebrazione Eucaristica,
ascoltando la Parola di Dio e mangiando il Corpo del
Signore, ci sentiamo sempre più Suo corpo ecclesiale e
con Lui, oggi, anche noi siamo spinti a “Cercare le sue
pecore … a fasciare le ferite, a curare le malate”, facendo
sentire Dio presente lì dove abita la miseria e la fragilità
umana.
Domenica scorsa siamo stati invitati a “non
distogliere lo sguardo dai poveri” ed a considerarli come
nostri talenti da amare e da curare.
Non è un semplice altruismo concretizzato in atti di
generosità, ma è il riconoscere la presenza di Gesù, Re
della storia e dell’universo, nei luoghi dove abita la
povertà, la miseria e l’abbandono.
E’ il cammino che egli ha percorso dalla mangiatoia
alla Croce, restando presente oggi nella friabilità del
pane e nella debolezza degli uomini.
E’ la via che anche noi, oggi, siamo invitati a
percorrere considerando ciò che abbiamo, fosse anche
poco, come occasione per risollevare i fratelli bisognosi e
sentirci dire un giorno dal Re: “Vieni anche tu, benedetto
del Padre mio”.”