Accreditamento regionale – L’accreditamento è l’atto con cui una Pubblica Amministrazione riconosce ad una organizzazione (pubblica o privata) la possibilità di proporre e realizzare servizi di cura, assistenza e riabilitazione alla persona, finanziati con risorse pubbliche. Per ottenere l’accreditamento un organismo di certificazione o laboratorio viene sottoposto a verifica di conformità e viene periodicamente controllato dall’ente di accreditamento per verificarne il mantenimento dei requisiti di imparzialità, indipendenza, correttezza e competenza. Il certificato di accreditamento dura 4 anni. C’è differenza tra accreditamento e convenzione? Si. La convenzione oltre a dover garantire alti standard qualitativi è un vero e proprio contratto che permette alla struttura di fornire prestazioni sanitarie per nome e per conto del Sistema Sanitario Nazionale. Prestazioni che saranno poi pagate dal SSN. La struttura accreditata presenta un bilancio preventivo e consuntivo ogni anno alla ASL e viene rimborsata poi dalla Regione. In alcune regioni d’Italia è attivo l’accreditamento diretto del professionista sanitario. In pratica, la pubblica amministrazione sanitaria non assume o assume in extremis e allora si avvale di professionisti sanitari esterni che abbiano requisiti idonei all’esercizio della professione e possano garantire i mezzi professionali per svolgere un servizio sanitario adeguato ed erogare una prestazione, retribuendoli direttamente.
Accreditamento regionale – Nel Lazio si è registrato nell’ultimo ventennio un boom di cooperative e società che si accreditavano presso la Regione e che fornivano personale sanitario a copertura dei servizi richiesti dall’utenza. Il personale scelto e valutato deve rispondere a requisiti di alta preparazione. Le prestazioni offerte: efficienti, efficaci, appropriate ed economiche. Orbene, su quel requisito economico si è creato nel tempo un involontario o volontario fraintendimento soprattutto ad opera di chi si ergeva a manager sanitario di struttura accreditata senza esserlo veramente, presumendo forse di esserlo. L’economicità di una prestazione sanitaria non significa a basso costo, a basso prezzo, a ribasso come si fosse in un “discount sanitario”. L’economicità di una prestazione sanitaria sta nel giusto valore economico, rispondendo al requisito di giusto prezzo a giusta prestazione, di correttezza verso il professionista e non solo verso il risultato finale della erogazione di un servizio sanitario. Nel tempo, si è assistito ad un depauperamento dei compensi sanitari spettanti ai professionisti e agli operatori sanitari e ad un incremento delle entrate delle strutture accreditate. Un esempio: se la regione per una determinata prestazione sanitaria eroga 50 euro, al professionista spetterebbero 50 euro. E ciò se fosse accreditato direttamente dalla regione e avvalorato dalla Asl territoriale.
Accreditamento regionale – Invece, a causa della intermediazione delle cooperative e delle società accreditate che provvedono alla fornitura di personale sanitario, quei 50 euro diventano meno della metà (tra i 14 e i 21 euro lordi). Considerando che la maggior parte dei professionisti sanitari eroga prestazioni sanitarie a partita iva, quei 14/21 euro diventano un netto di 7/10 euro. Quanti professionisti operano all’interno di strutture accreditate? E quanti erogano prestazione sanitaria anche al domicilio dell’utenza? A questo esiguo importo vanno sottratti i denari per il carburante e per l’usura della vettura privata del professionista, che invece nelle strutture pubbliche del SSN come le Asl, sono previsti e rimborsati (la vettura viene fornita e aggiunta l’indennità di spostamento). Dunque il professionista sanitario sostituisce a suo conto quelle voci di spesa a supporto. Considerato che un territorio da seguire è vasto e si attraversano più cittadine e paesi facendo molti KM al giorno, tutto questo non viene rimborsato dalle strutture accreditate oppure se viene rimborsato è messo in fattura il solo carburante così il professionista paga due volte (accise e tasse) e non gode di alcuna vettura e di alcuna indennità di spostamento. Ora, se qualcuno si chiedesse come mai, assistiamo ad una moria di sanitari nelle pubbliche strutture, per lo più accreditate, dovrebbe sapere questo. La maggior parte dei professionisti sanitari se non hanno la fortuna di essere assunti direttamente in un Ospedale o avere l’accreditamento diretto diventano “bassa manovalanza” seppur con tanto di titoli accademici, master, specializzazioni, ECM (crediti formativi su educazione continua in medicina – agenas), obbligati a garantire gli alti livelli di prestazione e di erogazione di un servizio richiesto dall’utenza.
Accreditamento regionale – Ci chiediamo cosa sia il “burnout” professionale? Ci chiediamo perchè i neo laureati o i professionisti ad un certo punto migrano negli Emirati Arabi o in Paesi del mondo che garantiscono un compenso adeguato e proporzionato? Va altresì aggiunto che la maggior parte dei professionisti, rispettosi della deontologia professionale, continuano a svolgere in scienza e coscienza il proprio lavoro senza intaccare la qualità della prestazione erogata e la corretta relazione empatica nonchè di ascolto terapeutico con l’utenza. E questa si chiama professionalità. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art.1 della Costituzione) ma se il lavoro è umiliato, speculato e sottopagato, giocoforza andare alla ricerca di professioni, territori o ambiti maggiormente qualificanti e disposti a riconoscere il valore della dedizione, dello studio, dell’impegno, dell’ascolto e aiuto terapeutico per un benessere collettivo:”Win/Win”. Un ringraziamento a tutti quei professionisti sanitari (ai medici, ai professionisti delle 22 professioni sanitarie, agli OSS e a tutto il corollario sanitario) che negli anni si sono spesi comunque, per garantire i mezzi alla salute dei cittadini.