Povertà in Italia e nel Golfo: un grido d’allarme per i bambini e gli adolescenti – Con il Natale appena trascorso e l’inizio del nuovo anno torniamo a parlare della più importante delle questioni economico-sociali: la povertàs. Essa rappresenta una sfida urgente e complessa in Italia, ma quando colpisce i bambini e gli adolescenti, diventa ancora più preoccupante. Secondo i dati Istat infatti, la situazione dei minori in condizioni di povertà è in peggioramento, evidenziando la necessità di una grande politica condivisa per affrontare questa priorità nazionale.
Un dato che riguarda soprattutto i minori: nel 2022, il 13,4% dei minori italiani si trovava in condizioni di povertà assoluta, un aumento di quasi un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Ciò rappresenta 1.235.325 bambini e adolescenti, mentre il 23,5% (2.166.429 minori) vive in povertà relativa. Complessivamente, quasi 3,5 milioni di bambini e adolescenti (3.401.754) sono colpiti dalla povertà, che può essere di natura assoluta o relativa. La povertà assoluta è più diffusa nel Mezzogiorno (15,9%), mentre le percentuali più basse si registrano al Nord (12,3%) e al Centro (11,5%).
Da dove vegono questi dati? Una famiglia viene considerata povera quando la sua spesa per consumi è inferiore o uguale al valore monetario di un paniere di beni e servizi essenziali per evitare gravi forme di esclusione sociale. Il valore monetario del paniere varia in base alla dimensione della famiglia, alla composizione per età, alla ripartizione geografica e alle dimensioni del comune di residenza. La povertà relativa, invece, viene definita utilizzando una linea di povertà che stabilisce che una famiglia di due componenti è considerata povera se la sua spesa per consumi è inferiore o uguale alla spesa media pro-capite. Il meccanismo è complesso ma efficace per fotografare lo stato delle cose: vengono utilizzati coefficienti correttivi per definire le soglie di povertà relativa per famiglie di diverse dimensioni, tenendo conto dei bisogni e delle economie/diseconomie di scala.
Povertà in Italia: il fattore che incide sul rischio povertà
Un fatto che certamente influisce sul rischio di povertà è chiaramente il tipo di reddito familiare. I minori che vivono in famiglie con un solo reddito hanno un rischio di povertà oltre tre volte superiore rispetto a quelli che vivono in famiglie con più redditi. In particolare, il 56% dei minori in famiglie monoreddito è a rischio povertà, mentre solo il 15,7% dei minori in famiglie plurireddito si trova in questa condizione. Anche se il divario è meno ampio se si considera l’intera popolazione, con il 40,8% delle persone in famiglie monoreddito a rischio povertà rispetto al 15,6% delle persone in famiglie plurireddito.
La povertà può avere conseguenze negative a lungo termine sulla salute, istruzione e opportunità future dei bambini e dei più giovani. Anche nel Golfo di Gaeta, geograficamente al centro ma con dati ed economia legata al mezzogiorno del Paese, il fenomeno della povertà in generale (e quindi di rimando quella minorile) si fa sentire. La recente pandemia ha fatto rimbalzare si il PIL nazionale ma molte famiglie e realtà economiche faticano a riprendere la crescita.
Realtà come la Caritas diocesana e le numerose associazioni di volontariato non fanno mancare da anni la loro voce nei confronti delle istituzioni affinchè il fenomeno venga posto in cima alle priorità dell’agenda politica. Solo attraverso un impegno efficace e sinergico sarà possibile garantire stabilità e futuro alle famiglie in difficoltà e ai loro figli.
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