Sono veramente celeri gli Uffici della Camera dei Deputati! Chi scrive ha provato a interrogare ieri giovedì la voce del parlamentare Raffaele Trano e ha rilevato che, ormai, “il dado è tratto”, al di là dei commenti e dei servizi giornalistici. Viene innanzitutto presentato: nato a Formia il 1 aprile 1979, laurea in economia aziendale, commercialista, eletto nella Circoscrizione Lazio 2 – Lista di elezione Movimento 5 Stelle, proclamato il 19 marzo 2018 e qui la prima novità: Iscritto al Gruppo Parlamentare Misto – non iscritto ad alcuna componente politica dal 18 marzo 2020, aderente dal 27 marzo 2018 al 18 marzo 2020 al M5S, dal 4 marzo 2020 presidente della VI Commissione Finanze, di cui è componente dal 21 giugno 2018. Componente altresì dal 3 aprile 2019 della Commissione di Vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti. Bene traduciamo queste fredde righe in un’analisi politica.
È l’unico parlamentare in carica di riferimento del territorio del Golfo di Gaeta. Dopo di che bisogna riferirsi alla città di Fondi che ha espresso sin dal 9 aprile 2006 un senatore nella persona di Claudio Fazzone (Forza Italia) e dall’attuazione della Brexit un europarlamentare nella persona del sindaco di Fondi, Salvatore De Meo, che nel Parlamento europeo è componente effettivo della commissione agricoltura e supplente nella commissione mercato comune e consumatori. Ha lasciato la guida del Comune al suo vice Beniamino Maschietto, che sta traghettando Fondi alle elezioni amministrative di fine primavera. Una tornata elettorale che vedrà lo stesso Maschietto candidato sindaco, un’investitura già ufficializzata e sostenuta da Forza Italia e dalle liste civiche dell’attuale maggioranza. Ma torniamo a Raffaele Trano di cui il suo partito ha decretato l’espulsione a tempo di record. Il cittadino di Gaeta ha, a differenza di tanti suoi ex colleghi di partito, un titolo di studio e una libera professione attinenti al ruolo che è andato a ricoprire. Era già componente della Commissione Finanze dal 21 giugno 2018 e, quindi, conosceva i colleghi con i quali aveva condiviso due anni di lavoro comune. L’On. Trano, anche grazie alla professione di commercialista, ha più dimestichezza del suo contendente: è stato relatore della convenzione MEF – Agenzia delle Entrate, della nota di aggiornamento al DEF 2019, del bilancio di previsione dello Stato per il 2019. Ha spesso lavorato in squadra con i colleghi veneti Alvise Maniero e Raphael Raduzzi, tra i più attivi sui temi economici. Il contendente è stato il collega di partito On. Nicola Grimaldi, professione medico, di Aversa ed eletto nel collegio della sua città.Mercoledì 4 marzo Trano viene eletto presidente. E qui scatta l’ira funesta dei pentestellati che contano nel M5S: non doveva essere eletto lui ma la coalizione aveva designato il parlamentare meridionale Nicola Grimaldi.
Si crea una contrapposizione nord – sud. E così in piena emergenza Covid-19 la maggioranza scivola sull’elezione del nuovo presidente della Commissione Finanze, dove l’alleanza M5S-Pd-Iv e Leu cede sulla nomina del presidente al posto di Carla Ruocco, ora alla guida della commissione di inchiesta sulle banche. Alla fine, sul filo del rasoio, per 20 voti a 19, grazie al ruolo di alcuni franchi tiratori, la spunta appunto il pentastellato Raffaele Trano, sul candidato ufficiale del Movimento concordato con il Pd, Nicola Grimaldi. Le opposizioni esultano e c’è già chi parla di prove tecniche di una nuova maggioranza di centrodestra con il sostegno dei dissidenti Cinque Stelle, stavolta nelle vesti di responsabili, per la nascita di un altro governo senza Giuseppe Conte. Tecnicamente la maggioranza è andata sotto e ha aperto un vero e proprio caso nel Movimento, destinato a far discutere. Tant’è che in Transatlantico, a Montecitorio, un componente M5S della commissione a caldo ha osservato che il dato politico è che ora si apre la resa dei conti con i nostri ex che faranno pesare i loro voti. Non a caso il deputato Nunzio Angiola, ex M5S e ora nel Misto, ha fatto sapere di essere stato determinante nell’elezione di Trano, esclamando che ha vinto il merito, ha vinto la meritocrazia. Nel Movimento è intanto partita la caccia ai franchi tiratori.
Vi sono state almeno tre defezioni nelle file pentastellate e si ipotizzano defezioni anche nel Misto e in Italia Viva. I perdenti: “Trano poteva rinunciare all’incarico e invece si è fatto eleggere coi voti della Lega…”. Sestino Giacomoni (Forza Italia), vicepresidente della Finanze, ha dichiarato: “Mentre il Paese affronta una sfida difficilissima e il governo lancia appelli all’unità, la maggioranza di governo evapora. In Commissione il centrodestra ha battuto M5S – Pd –Italia Viva e Leu”. Raffaele Trano era stato peraltro all’inizio il successore vidimato dall’ex capo politico Luigi Di Maio, nonostante spesso fosse non allineato, avendo tentato la corsa a capogruppo e soprattutto avesse sempre manifestato la convinzione della necessità di una svolta nella classe dirigente M5S per dare spazio alla nuova guardia. Il Pd aveva sostenuto il candidato ufficiale del M5S perché punta tra qualche mese a ottenere la presidenza della Bilancio con il parlamentare Fabio Melilli. La spaccatura tra i Cinque Stelle non autorizza ora a considerare chiusa quest’altra partita. Infatti non si riesce a trovare la quadra neppure sull’indicazione del capoarea economico, il rappresentante unico delle commissioni Bilancio, Finanze, Attività produttive e Trasporti nel complesso organigramma del gruppo pentastellato alla Camera.
Tre i pretendenti: l’imprenditore Marco Rizzone, sostenuto anche da Trano, l’ingegnera gestionale Francesca Flati e il giornalista Nardo Marino. Le votazioni finora si sono concluse con fumata nera. D’altronde per eleggere il capogruppo Davide Crippa ci sono voluti tre mesi e cinque round alle urne. Un’ultima considerazione da parte di chi scrive: l’articolo 67 della Costituzione recita testualmente “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. In sostanza per favore care segreterie politiche rispettate la nostra Costituzione e lasciate che i componenti delle Commissioni scelgano liberamente i loro presidenti “senza vincolo di mandato”.