Il più giovane portiere della storia nerazzurra
Il calcio di Piero Campelli era caratterizzato da terreni pesanti e pregni di terra ma lui, uomo tenace, nelle difficoltà divenne il primo portiere che si cimentò nel gesto tecnico della presa, preferendolo alla respinta. Difensore estremo dotato di senso della posizione, in porta era simile all’antilope che, fenomenale sentinella, riesce a captare i pericoli in tempo. Capace di parate meravigliose e, soprattutto, prontissimo in quelle su tiri raso terra, collezionò undici presenze in Nazionale, subendo ventuno reti. Nell’area di rigore Campelli era elettrico e rendeva il meglio proprio quando le mischie sotto la rete si facevano dense: allora lo vedevi parare pure con pugni, piedi, ginocchia e tutto l’immaginabile che la fantasia di un tifoso possa produrre. Accendeva l’entusiasmo del pubblico, poiché stava sul manto erboso come uno scoiattolo nel bosco, agile e astuto.
Vinse due scudetti, entrambi con l’Inter: campionato 1909-1910 e 1919-1920. Da ricordare la splendida partita disputata il 5 maggio 1921 ad Anversa, Belgio – Italia 2 – 3, nella quale Campelli risultò tra i migliori in campo, anche grazie ad uno spettacolare plongeon tra i pali. Riuscì a parare un rigore ai belgi, campioni olimpionici l’anno precedente, e dalla sua respinta prese via l’azione che portò al goal vittoria dell’Italia.
Che strani personaggi, i portieri! Spesso indicati con un soprannome e nel caso di Campelli questo era Nasone. La sua Inter, l’Internazionale che qualche giornalista chiamava a volte formazione nero-bleu, era quella dei fratelli Cevenini, di Paolo Scheidler e dell’eccellente Emilio Agradi e di tanti altri ancora. Quell’Inter in grado di contrastare il dominio della Pro Vercelli, squadra emblema del calcio a cavallo della Prima guerra mondiale. Vero ciclone tra i pali, la carriera di Campelli fu di grande intensità. All’inizio di questa romantica storia c’è un giovane diciasettenne che debutta in maglia nerazzurra, risultando ancora oggi il più giovane portiere che abbia indossato la divisa dell’Inter.
Temerario come un navigatore che salpa per mari in tempesta, lo ricordiamo in special modo per la dedizione alla preparazione atletica e l’amore ardente per l’Inter, che fu il suo unico club di appartenenza. Morì nel 1946 per una crisi cardiaca. Caro vecchio timoniere dell’Internazionale, su mari nerazzurri aleggia il tuo spirito.
Disegno di Stefano Cipolat