Fu portiere naif e bizzarro
Paolo Conti fu portiere naif e autodidatta amava definirsi. Se Garella fu formidabile coi piedi, il Conti lo fu coi pugni. Ci si innamorava di questo personaggio, perché uomo originale e dal carattere decisamente bizzarro. Aveva baffi spessi come quelli dell’attore Nino Terzo. Fino a diciotto anni giocò come centravanti poi il passaggio in porta a diciannove con i Biancazzurri del Riccione (serie D). Esuberante come tutti i romagnoli, si distinse per le sue uscite fuori area, forte del suo fisico e della sua fantasia. Imponenza atletica e mani grandi come bistecche, fu certamente portiere moderno, spavaldo e pittoresco ma mai pieno di sé. Al contrario, in un mondo colmo di palloni gonfiati Conti seppe attribuire il giusto peso al football, mantenendo sempre un certo intelligente distacco. Il suo sguardo era acuto e calmo, tra i pali volava con sicurezza, respingendo le fucilate degli attaccanti più bravi in circolazione.
In una partita di Coppa Italia, nell’agosto del ’79, Conti riuscì a bloccare un formidabile colpo di testa di Paolo Rossi. La Roma giocava fuori casa contro il Perugia. Al 54’, su cross dalla sinistra di Dal Fiume, Rossi volava e con uno stacco di testa metteva la palla all’angolino basso, alla sinistra di Conti. Il portiere però si distendeva come un anaconda e parava quel pallone che già tutti vedevano in rete! Estremo difensore di grandi meriti, disputò sette campionati con i Giallorossi, vincendo una Coppa Italia nel 1980.
Con la Magica risultò il portiere meno battuto del campionato 1974-1975, superato solo per quindici reti. Meglio di Dino Zoff che invece di goal ne subì diciannove. A Zoff fece da riserva nel campionato del mondo del 1978 in Argentina, quello vinto dall’Albiceleste. In maglia azzurra collezionò sette presenze, tutte in partite amichevoli. Portiere furbo, difficilmente si faceva abboccare dalle finte degli avversari.
Metteva buon umore Paolo Conti, come la primavera. Soprattutto per gli accesi colori delle sue maglie, dal giallo all’arancio. Una personalità in grado di far brillare il terreno di gioco come la gioventù sa illuminare la vita. Entrò nell’ombra nella stagione 1979-‘80, quando venne scalzato da Franco Tancredi, che con i Capitolini vinse poi lo scudetto dell’83. Ma questa è un’altra storia.