Ho atteso pazientemente che a mezzanotte RAI 3 mandasse in onda una trasmissione dedicata interamente a Raffaello Sanzio per poi pubblicare questo articolo. Chi scrive unitamente allo storico dell’arte Marco Tedesco aveva in programma per oggi una grande manifestazione interamente dedicata al grande artista in Gaeta, con il sostegno dell’assessore alla cultura Lucia Maltempo, a firma di Italia Nostra Onlus, AICC – Associazione Italiana di Cultura Artistica affiliata all’UNESCO, RAM – Rinascita Artistica del Mezzogiorno. Oggi è il suo cinquecentenario; Raffaello Sanzio, il più grande pittore del Rinascimento, è morto infatti il 6 aprile 1520 in Roma, a soli trentasette anni. Ma l’evento nel Golfo è solo rinviato, entro l’anno si terrà, dobbiamo avere fiducia, batteremo infine il Covid-19. Ma andiamo a quel lontano 6 aprile. Raffaello muore dopo 15 giorni di febbri altissime e di inutili salassi. Muore di venerdì santo lo stesso giorno della sua nascita, anche quella di venerdì santo.
Probabile causa del decesso aver contratto la sifilide. Nel suo studio fu rinvenuto il dipinto stupendo, da pochi mesi ultimato, della Fornarina, probabile suo amante. Ma questa è un’altra storia che racconteremo in un altro servizio. Era rimasto orfano a soli undici anni, portò avanti la bottega del padre e il suo genio ebbe soli 26 anni per presentarsi al mondo e consegnarsi all’eternità. Alla sua morte la città eterna sembra fermarsi nella commozione e nel rimpianto, mentre la notizia della scomparsa si diffonde con incredibile rapidità in tutte le corti europee. Con la sua morte s’interrompeva non solo un percorso artistico senza precedenti, ma anche l’ambizioso progetto di ricostruzione grafica della Roma antica, commissionato dal pontefice, che avrebbe riscattato dopo secoli di oblio e rovina la grandezza e la nobiltà della capitale dei Cesari. Sepolto secondo le sue ultime volontà nel Pantheon, simbolo della continuità fra diverse tradizioni di culto, Raffaello diviene immediatamente oggetto di un processo di divinizzazione, mai veramente interrotto, che ci consegna oggi la perfezione e l’armonia della sua arte.
L’Italia si preparava a celebrare il suo genio con una mostra grandiosa alle Scuderie del Quirinale, a Roma, in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi di Firenze e poi con Galleria Borghese, Musei Vaticani e Parco Archeologico del Colosseo. Adesso drappi neri ricoprono disegni, fragilissimi e preziosi e l’oscurità rischiarata solo dal lampeggiare degli allarmi protegge i colori delle tele. Con il mondo sconvolto dalla pandemia, la mostra appena aperta è stata subito richiusa e, spiega il presidente delle Scuderie, è tenuta amorevolmente al riparo, “quasi come una Bella Addormentata in attesa di un principe che la risvegli”. Ammessi in visita solo un restauratore, che due volte alla settimana si fa un giro per accertare che non ci siano sofferenze, il tecnico degli impianti che deve controllare il funzionamento della super sofisticata climatizzazione e naturalmente il personale per la sorveglianza che come in tutti i luoghi dell’arte è stata molto potenziata. Solo seimila fortunati, tra i settantasettemila che avevano già acquistato il biglietto, hanno fatto in tempo ad ammirare le oltre 200 opere, tantissime tele, tavole, ma anche spettacolari disegni. E ripercorrere, seguendo un percorso a ritroso, dalla morte improvvisa e prematura ai primi passi spesi nell’arte, l’avventura intellettuale di un artista poliedrico e completo, figura rinascimentale per eccellenza, adorato dai contemporanei che arrivarono a vedere nella sua morte inattesa, arrivata di venerdì santo, quasi una prova della sua divinità.
Sono passate quattro settimane e ancora non c’è nessuna data, impossibile immaginare una riapertura, impossibile in queste condizioni anche avviare una trattativa per rinegoziare i circa 50 contratti di prestito con musei di tutto il mondo, dai Vaticani al Prado, dal Louvre alla National Gallery. De Simoni confida: “Noi ci speriamo. Se ne arrivasse la possibilità, come del resto si è cominciato a fare in Cina, io sarei disposto a tenere aperte le porte delle Scuderie giorno e notte”. L’ipotesi più ottimistica è questa al momento, riuscire ad aprire “anche solo una o due settimane”, magari andando un po’ più in là rispetto al limite fissato del 2 giugno, visto che tanto con le frontiere chiuse sarà difficile pure restituire le opere ottenute in prestito. Difficile al momento anche azzardare un conto dei danni, per un evento che riuniva opere per un valore assicurato di 4 miliardi di euro. De Simoni osserva: “Non si può sapere, se riuscissimo a riaprire lo faremmo con orari prolungati anche per diluire al massimo i flussi e il conto economico tra sponsor e biglietti potrebbe non risentirne” I biglietti già venduti non sono stati rimborsati: come prevede il decreto Cura Italia, verranno trasformati in voucher validi per un anno, da spendere magari per la prossima mostra, dedicata al secolo d’oro dell’arte a Genova.
E cosa accadrà delle mostre in programma successivamente alla National Gallery di Londra, è chiusa “Raffaello e la sua cerchia”, piccola ma preziosa esposizione allestita dal 16 febbraio alla National Gallery di Washington, ed è sbarrata a Berlino la mostra che riuniva sei splendide Madonne. A celebrare il divin pittore non rinunciano gli Uffizi di Firenze che lanciano un tour virtuale in tre tappe, alla scoperta dei suoi capolavori ora accolti nelle sale del complesso museale fiorentino. A partire dal 6 aprile pubblicheranno sulla loro pagina Facebook un trittico di video (uno al giorno, per tre giorni consecutivi) dedicato al pittore urbinate e alle sue opere, custodite nella Galleria delle Statue e delle Pitture e in Palazzo Pitti, nella Galleria Palatina. Si comincia con la Galleria d’arte moderna a Palazzo Pitti, dove Cristian Spadoni, del Dipartimento di strategie digitali, partirà dal dipinto ‘La morte di Raffaello’ realizzato da Rodolfo Morgari nel 1880, per raccontare – anche attraverso le parole di Giorgio Vasari – l’immensa influenza del pittore marchigiano nella storia dell’arte. Il giorno successivo il visitatore virtuale sarà ancora in Palazzo Pitti, stavolta nella Galleria Palatina, dove, nella sala di Saturno, sarà lo stesso direttore delle Gallerie, Eike Schmidt, a raccontare quello che è forse il più leggendario ospite di questo spazio, la ‘Madonna della Seggiola’, da secoli considerato uno dei principali capolavori dell’intero Rinascimento. L’8 aprile il tour si sposterà agli Uffizi, nella sala appositamente dedicata a Raffaello e a Michelangelo (dove è esposto il Tondo Doni del Buonarroti): tra le opere del Sanzio raccolte in questo spazio Anna Bisceglia, curatrice della pittura del Cinquecento, spiegherà in particolare la celeberrima ‘Madonna del Cardellino’.
Ad affiancare il tour, ci saranno anche approfondimenti quotidiani su Raffaello e i suoi dipinti, pubblicati sui profili uffizigalleries di Instagram e Twitter. Spiega Schmidt: “Qui a Firenze abbiamo il privilegio di custodire la più alta concentrazione al mondo di dipinti di Raffaello. Per farli conoscere a tutti, nel Cinquecentenario della morte del pittore – giustamente chiamato divino già dai contemporanei – abbiamo organizzato un viaggio virtuale nei nostri musei: il nostro augurio è che possa essere non solo un’occasione di svago, ma anche un’opportunità per riflettere sulle glorie e sulle immense risorse del nostro Paese”. Da Urbino, dove nacque, al suo periodo di attività a Roma, dove morì: è un viaggio nello spazio, nel tempo e nei capolavori dell’arte quello che Rai – in particolare con Rai1, Rai3, Rai Storia, Rai5, RaiNews24 e Rai Radio – propone per rendere omaggio al grande pittore Raffaello Sanzio nel giorno del cinquecentesimo anniversario della morte, lunedì 6 aprile. Un viaggio costellato di immagini e voci che il pubblico potrà compiere restando a casa e che si chiude, simbolicamente, davanti alla sua tomba e all’epitaffio che per lui scrisse, in latino, l’amico Pietro Bembo, riassumendone il genio: “La Natura stessa, finché fu in vita, ebbe timore di esser vinta, e una volta morto, temette di morire anch’essa”. Su Rai 3, da ieri domenica alle 23.50 è andato in onda “Raffaello. Il genio sensibile”, documentario condotto dallo storico dell’arte Luca Tomio e con la partecipazione straordinaria di Achille Bonito Oliva: un viaggio tra i capolavori dell’artista, da quelli più celebrati ai tesori meno noti. Con la regia di Luca Trovellesi Cesana e la sceneggiatura di Claudio Centioni, tra progetti e pennellate, si è andato dai palazzi storici della Firenze del Cinquecento alla Galleria Nazionale delle Marche e poi alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, fino all’Ermitage di San Pietroburgo.
C’è poi “La Roma di Raffaello”, lunedì su Rai Storia alle 21.10, documentario in prima visione tv di Davide Savelli e Massimiliano Griner, con la regia di Graziano Conversano, dedicato agli anni che il pittore trascorse nella città dei Papi, dal 1509 al 1520. Proprio come Raffaello, il documentario entra da Porta del Popolo per poi vivere la meraviglia davanti alla visione delle rovine dell’antica Roma, l’entusiasmo per i primi incarichi assegnatigli da Giulio II, il successo di una carriera in piena ascesa. A svelare la mostra alle Scuderie del Quirinale è RaiNews24 nella rubrica “Tuttifrutti” domenica alle 9.40, mentre Lorenzo di Las Plassas si collegherà con Luigi Bravi, presidente dell’Accademia Raffaello di Urbino. Il Magazine Golfo e Dintorni e il quotidiano on line Tuttogolfo.it gli renderanno omaggio nel tempo come merita.