Quante volte, ammirando le bellezze del Golfo di Gaeta, abbiamo scrutato il mare e, tra barche minuscole e immensi cargo, visto un rimorchiatore? Piccola costruzione in grado di porre in salvo navi alla deriva sorprese da violente tempeste o semplicemente farle ormeggiare alla banchina. E che responsabilità ha l’equipaggio di un rimorchiatore! Per errori di manovra, un’imbarcazione può sfuggire al controllo e piombare contro il bacino. Il rimorchiatore traina le navi fuori dal porto e dentro il porto, bastimenti che provengono da paesi lontani e abitati da persone con cultura diversa dalla nostra. Il rimorchiatore, però, rimane sempre là; magari vorrebbe salpare per mari lontani ma il suo lavoro è di stanziare nella città portuale, sempre pronto per svolgere il proprio compito. E su quest’idea così malinconica che il grande poeta russo Iosif Brodskij (Premio Nobel per la letteratura) ha scritto nel 1962 una splendida ballata per l’infanzia, La ballata del piccolo rimorchiatore. La casa editrice Adelphi ce ne propone in questi giorni un’edizione magnificamente illustrata da Igor’ Olejnikov, con la traduzione di Serena Vitale. Brodskij scrive in versi, con una musicalità delicata, la storia del rimorchiatore Anteo. “Sotto di me ho il mare/in alto il cielo” e ancora, parlando della nave che dovrà rimorchiare, “Da mari lontani/è arrivata fin qui/da mari in cui mai/io getterò l’ancora/là dove le costiere dormono serene/e solo dalle palme viene/il chiacchierio di mille pappagalli”. Sogna, il piccolo rimorchiatore, di solcare gli oceani e conoscere nuovi posti ma non può, la sua dimora è il porto. L’addolora non partire ma “Devo restare lì dove di me hanno bisogno”. Del resto, è capitato a tutti noi che viviamo il golfo osservare le petroliere e le portarinfuse al largo e chiederci della loro provenienza, di quale bandiera battono. Brodskij fa del mare e dei suoi protagonisti, dal capitano con la sigaretta al macchinista, la sua dimensione poetica. Per il piccolo rimorchiatore il porto è quello di Pietroburgo, con le sue nebbie e i suoi fantasmi, ma ognuno potrà leggere questa ballata facendola sua e ambientandola nello scalo marittimo che più gli pare. Perché non è proprio questo il fine ultimo della letteratura? Navigare all’infinito con la fantasia.