Lo sapevi che anche il terreno va in riduzione?

La riduzione del terreno ti farà perdere molti elementi naturali

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Lo sapevi che anche il terreno va in riduzione?

La riduzione del terreno è un processo che ti farà perdere molti elementi naturali presenti nel suolo.

Elementi come l’azoto e lo zolfo, in un terreno ridotto, restano bloccati o evaporano perché i microrganismi anaerobi utilizzato l’ossigeno legato all’azoto e allo zolfo disponibile per le piante come fonte di energia.

Un terreno ridotto può farti perdere l’efficienza dei concimi. Non solo azoto e zolfo si perdono, ma anche elementi come ferro, boro, magnesio e fosforo sono meno presenti, perché non disponibili.

Un terreno ridotto, solitamente, porta a degli accumuli di carbonati che fanno aumentare il pH del suolo e non permettono lo scambio colloidale degli elementi.

La riduzione, inoltre, porta alla fermentazione degli elementi del suolo con produzioni di idrogeno solforato e metano che sono tossici per la radice e ne limitano l’accrescimento. Il carbonio della sostanza organica viene trasformato in torba e nel terreno si creano le condizioni di una fermentazione con l’aumento dell’anidride carbonica e dell’ammoniaca.

Una radice che si limita non potrà mai portare una ad una produzione di qualità e di quantità. Essa conserva tutte le energie per la propria sopravvivenza. Un suolo ridotto porta alla stanchezza del terreno e le piante alla suscettibilità, ammalandosi più facilmente. Hanno una difesa limitata perché hanno meno energia.

La riduzione è data dalla compattazione, non solo per effetto delle piogge battenti o del per il continuo passaggio del trattore sul terreno (https://www.linkedin.com/feed/update/urn:li:activity:6511539189652213760/). Anche le lavorazioni sbagliate del terreno e la cattiva regimazione delle acque ne aumentano il fenomeno. In più aumentano anche i rischi di erosione e ruscellamenti che contribuiscono in maniera maggiore alla perdita di suolo e di fertilità.

Le lavorazioni non ti aiutano se fatte male!

Il terreno ha bisogno di aria, non solo con macropori date tra una zolla e l’altra, ma anche con i micropori tra gli aggregati del terreno.

Bisogna creare humus!

L’humus si forma attraverso le concimazioni organiche in fase aerobia e resta stabile tra gli aggregati del terreno (sabbia, limo e argilla) migliorandone la struttura e favorendo la permeabilità dell’acqua e il ricambio di aria tellurica.

L’humus trattiene l’acqua sette volte di più rispetto all’argilla, in quanto il suo potere colloidale è maggiore. Esatto 7 volte!

Inoltre gli elementi sono trattenuti per il suo effetto chelante e rilasciati alle viti qualora loro ne avessero bisogno.

Un terreno con aria presenta uno sviluppo degli apparati radicali maggiore. Essi sono più efficienti nell’assorbimento di acqua ed elementi. Un terreno ridotto porta le radici alla produzione di etilene, che le aiuta a superare l’ostacolo della riduzione. Scavando attorno ad essa noteremmo una radice con struttura ad L. Quest’ultima ci aiuta a capire lo stato di salute del terreno.

Per esempio potremmo fare un test della vanga che ci aiuti a capire quando il terreno è sano valutando le erbe spontanee, gli odori e le colorazioni.

Con il test della vanga possiamo valutare l’humus, che ha colore scuro;

l’odore del bosco ci fa capire che abbiamo presenza di attinomiceti e stanno mangiano la sostanza organica in aerobiosi;

le erbe spontanee, attraverso il loro apparato radicale, ci aiutano a capire se il terreno era stato preparato bene prima della semina da sovescio.

Il test della vanga è molto semplice ed immediato, e con la sola osservazione nei primi 40 cm di suolo potremmo capire molte cose che solitamente non saremmo in grado di valutare con la sola osservazione superficiale.

Con le lavorazioni sbagliate puoi mettere in serio rischio tutti gli aggregati, perché le lavorazioni sbagliate ossidano in maniera eccessiva la sostanza organica limitando la creazione di humus stabile e portando ad un eccessivo accumulo del carbonio.

Le lavorazioni non vanno demonizzate, ma vanno fatte al momento giusto!

Una lavorazione in profondità potrebbe aiutarci a dare aria negli strati più profondi e potrebbe ripristinare degli squilibri dati da un cattivo impianto.

Se ripristiniamo aria e contribuiamo alla creazione di humus, potremmo avere una viticoltura efficiente in termini di qualità e quantità.Tutte le funzioni vitali del terreno sarebbero in equilibro tra loro dandoci la possibilità di esprimere una viticoltura che rappresenti il territorio, e agevoli il lavoro di cantina.

Un’uva sana non ha bisogno di grosse manipolazioni di cantina, ma ha bisogno di un tecnico che sia in grado di capirla, rispettarla e valorizzarla.

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