Formia è una città che sa accogliere, e lo ha dimostrato in questi anni facendo diventare suoi cittadini persone provenienti da tutto il mondo. Il risultato è stato raggiunto grazie al progetto SAI Formia che vede il comune capofila e la Cooperativa Diaconia come ente gestore dei servizi per migranti rifugiati e richiedenti asilo.
L’iniziativa “La Buona Accoglienza a Formia” tenutasi presso il palazzo comunale nei giorni scorsi è stata l’occasione per riunire i tanti protagonisti dell’accoglienza su Formia e fare il punto su un progetto in fase di conclusione.
Tra gli ospiti, il vice-sindaco di Formia Valerio Giovanni, l’Assessore ai Servizi Sociali Rosita Nervino, il Direttore della Caritas della Diocesi di Gaeta Don Alfredo Micalusi, Don Mariano del Villaggio Don Bosco, Eleonora Mazzucco del UOC popolazione migrante Asl di Latina, Daniela Caianiello Preside CPIA 10 Formia e i referenti della Cooperativa Diaconia tra cui Fabio Piccoli, responsabile area accoglienza, coordinatore del SAI Formia e il Direttore Generale Loreto D’Emilio
A Formia il progetto SAI nei trienni 2021-2023 si è occupato di 63 persone tra cui 30 uomini, 15 donne e 18 bambini provenienti da 18 paesi diversi. La maggior parte degli stranieri proviene da Paesi africani e dall’Ucraina. La cooperativa Diaconia infatti si è trovata a dover gestire la crisi dettata dalla guerra scoppiata nel febbraio 2022 che ha visto l’arrivo di tante donne e bambini ucraini. In totale sono state 25 le persone straniere che grazie al progetto hanno trovato lavoro e che oggi sono impegnate sul territorio nella ristorazione, nei servizi e nell’edilizia, a dimostrazione dell’impatto positivo avuto anche sull’economia.
Due di queste storie sono state raccontate durante il convegno. Quella di Katerina, scappata dall’Ucraina con i suoi due gemelli, entrambi autistici. Oggi i piccoli sono seguiti da specialisti, vanno a scuola e vivono con la mamma a Formia. Katerina nel frattempo ha imparato l’italiano e sta studiando psicologia per realizzare il suo sogno: lavorare con i bambini. L’altra storia è quella di Sheik, giovane ragazzo somalo. Arrivato nel 2021 a Formia, oggi si sente realizzato perché lavora in un ristorante assieme ad altri ragazzi italiani e stranieri, ed è in possesso di tutti i documenti.
Nel suo intervento Don Mariano ha ricordato l’impegno di tutta la comunità affinché nessuno resti senza un tetto sulla testa e come con progetti come il SAI si riescano ad attivare tante energie positive, a partire da quella fondamentale del volontariato.
Don Alfredo ha puntato l’attenzione su chi esce dai progetti di accoglienza, invisibili che hanno la necessità di essere riconosciuti nelle loro dignità umana. – Quello che chiediamo alle Istituzioni – ha ricordato il direttore Caritas – è che questa rete di accoglienza si allarghi per occuparsi anche di queste persone che spesso vivono una marginalità estrema. Una risposta concreta per chi ha bisogno oggi, non domani, di essere riconosciuta come persona.–
L’idea che portiamo oggi – dichiara l’assessore Nervino – è di creare una rete tra istituzioni e terzo settore per iniziare un percorso comune per una vera accoglienza. Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti dal progetto SAI Formia in questo triennio. La cooperativa Diaconia e i suoi operatori hanno dimostrato grande professionalità ma anche grandi doti umane che hanno permesso di accogliere famiglie e persone da tutto il mondo. Ciò dimostra come la città di Formia sappia accogliere e includere.
Oggi non vogliamo solo celebriamo i risultati raggiunti in questi tre anni – ha spiegato Fabio Piccoli, responsabile Area Accoglienza Diaconia– ma lanciare la proposta di una rete del terzo settore che coinvolga tutti i soggetti che si occupano di vulnerabilità, disabilità, infanzia, immigrazione, anziani per mettere insieme energie e professionalità per il bene del territorio. L’iniziativa di oggi è il primo passo verso questa direzione –
Contiamo il racconto di Diaconia anche a Formia dopo averlo fatto a Frosinone. – conclude Loreto D’Emilio, Direttore Generale Diaconia – L’obiettivo è presentare ed esportare un modello Diaconia capace di prendersi cura di tutti i fragili: bambini, donne vittime di violenza, anziani, disabili e migranti. Un modello che sa offrire un lavoro ad uno straniero dopo averlo guidato in un percorso di integrazione, o dare un futuro di autonomia ad una persona disabile. Ci riusciamo grazie ad una realtà forte come Diaconia che ha saputo coniugare il valore sociale alla sostenibilità economica offrendo risposte concrete a chi ne ha più bisogno.