Il Dipartimento della Sanità di Formia ConTe tramite la coordinatrice del movimento avvocato Anna D’Auria pubblicizza un contributo interessante del medico Salvatore D’Auria, che opera presso la Neuromed di Pozzilli e la Casa del Sole di Formia: “La Sieroterapia è una metodica terapeutica ben nota ed applicata, da molti anni; la prima malattia ad essere curata con sieroterapia è stata la difterite circa 130 anni fa.
Si tratta di iniettare nei Pazienti, direttamente gli anticorpi che bloccano l’agente patogeno.
Quando andiamo in Pronto Soccorso per una ferita, il medico ci sottopone a terapia antitetanica iniettandoci gli anticorpi contro il tetano, in questo caso estratti da animali appositamente allevati ed in cui è stata “stimolata” la produzione di anticorpi contro il tetano.
Tutti ricordiamo il medico affetto da Ebola, avio-trasportato con mille precauzioni , in Italia e guarito grazie alla sieroterapia (iniettati anticorpi contro il virus Ebola).
Anche per il COVID è stata impiegata la Sieroterapia in diversi casi; tra tutti, un bambino che doveva essere sottoposto a trapianto di midollo per una grave patologia leucemica, risultò, durante la prima pandemia marzo-aprile-maggio, positivo al COVID; presso il reparto di Oncoematologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, il cui primario, professore Locatelli, è anche presidente del Comitato Tecnico Scientifico nazionale per il COVID, il piccolo paziente è stato trattato dapprima trattato con sieroterapia anti-COVID ottenendo la guarigione con negativizzazione dei tamponi, e successivamente sottoposto a trapianto di midollo.
Diversi Pazienti negli Ospedali del nord Italia, tra cui Bergamo, sono stati trattati con sieroterapia per COVID; attualmente è in corso una sperimentazione in tal senso in diversi Centri, tra cui Milano e Padova; gli ottimi risultati ottenuti consentirebbero di usare da subito da Sieroterapia per COVID, utilizzando l’escamotage legale di “terapia compassionevole” che consente di utilizzare terapie ancora non completamente codificate prima che l’uso venga validato dopo un lungo percorso burocratico.
Che cosa serve per fare la Sieroterapia?
Un reparto di Ematologia ben attrezzato, con personale sufficiente, preleva il sangue dei Pazienti guariti da COVID, lo analizza come si fa con i donatori abituali di sangue per escludere patologie concomitanti (Epatiti, AIDS ecc.); il sangue validato viene sottoposto a plasmaferesi con un apparecchio che è presente in moltissimi Ospedali, anche nel Sud Italia, che serve a separare gli anticorpi dalle altre componenti (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine ecc.); si ottiene così il siero da iniettare nei Pazienti malati di COVID.
Questa Siero-terapia potrebbe/dovrebbe essere applicata da subito, anche perché la speranza di un Vaccino potrebbe rimanere solo tale: il COVID è un virus a RNA e come tale facilmente mutevole a differenza dei Virus a DNA; è possibile quindi che i vaccini attualmente in sperimentazione, quando pronti, non riescano a “coprire” immunologicamente contro un Virus ormai mutato; è noto infatti che non si disponga ancora di un vaccino contro L’AIDS, virus a RNA conosciuto ormai da 20 anni, mentre si dispone e si utilizza largamente il vaccino contro l’Herpes genitale, che è un virus a DNA e quindi stabile; la vaccinazione contro l’Herpes genitale è utilizzata ormai da diversi anni nelle adolescenti.
In definitiva chiediamo che vengano trattati con Sieroterapia i Pazienti che manifestano sintomi preoccupanti da COVID e che le risorse economiche vengano impiegate in questo settore per consentire cure gratuite e moderne in tutti gli Ospedali Italiani.
A questa richiesta si aggiunge una revisione immediata del titolo V della Costituzione che tolga alle Regioni la gestione della Sanità che deve essere centrale; è superfluo ricordare quanto le terribili vicende sanitarie di questo disgraziato anno abbiano dimostrato i limiti gravissimi e le intollerabili differenze che una gestione regionale della Sanità hanno determinato in questo Paese”.