SESTA GIORNATA MONDIALE DELLA LINGUA E DELLA CULTURA GRECA
Ogni anno, il 9 febbraio, anniversario della morte del poeta Dionysios Solomòs, si celebra la Giornata Mondiale della Lingua Greca che, attraverso il coinvolgimento dei licei classici italiani, mira a dimostrare il ruolo fondamentale che la lingua greca ha svolto nella formazione delle civiltà europea e mondiale.
Gli studenti in molte scuole classiche italiane parteciperanno, con la presentazione di una performance inedita: tema, saggio, racconto, commento, poesia anche in forma digitale o multimediale audio, filmato, videoclip o presentazione in PowerPoint, sul tema e riceveranno un attestato di partecipazione da inserire nel curriculum personale ai fini dell’attribuzione del credito scolastico.
Dionysios Solomòs (1798 – 1857) è uno dei massimi se non il maggiore dei poeti in lingua greca moderna, sostenitore dell’indipendenza greca e autore dell’attuale inno nazionale.
Nato da nobile famiglia, dal 1809 al 1818 visse in Italia stabilendosi a Cremona, Venezia (dove studiò per un anno presso l’allora Liceo di Santa Caterina, oggi Liceo M. Foscarini) e Pavia, dove iniziò a comporre le sue prime opere in cui si sente l’influenza artistica del conterraneo Ugo Foscolo.
Tornato nell’isola natale, Zacinto, venne affascinato dall’ideale della “rivoluzione ellenica” e di conseguenza cominciò a comporre nella sua lingua materna.
La sua opera più famosa è il Dialogo sulla lingua serrata, testo in forma dialogica in cui un poeta ed un pedante difendono rispettivamente la lingua parlata (demotica) e la lingua pura (variante colta).
Celebre è anche L’inno alla libertà, che limitatamente alle prime due strofe divenne l’inno nazionale greco. Altre opere importanti sono I liberi assediati (dedicato alla eroica resistenza della città di Messolongi), L’ode a Byron e L’Elogio del Foscolo, che costituiscono il suo trittico autobiografico e romantico.
Perfezionista, fortemente autocritico, rifiutò di portar a termine la maggioranza delle sue composizioni perché le giudicava insoddisfacenti.
Dopo la sua morte, avvenuta a causa dell’apoplessia, alcune di esse furono date alle stampe dall’amico Iakovos Polylas.
L’Inno alla libertà
(in greco moderno: Ύμνος εις την Ελευθερίαν[2]; Ýmnos is tin Eleftherían;[ˈimno̞s̠ is̠ tin e̞ˌle̞f͡θe̞ˈri.ɐn]) è il cosiddetto Ethnikós Ýmnos tis Ellinikís Dimokratías/Εθνικός Ύμνος της Ελληνικής Δημοκρατίας, ovvero letteralmente l’inno nazionale della Repubblica Ellenica nonché dello Stato Cipriota, esattamente uguale per entrambe le entità statali, nel testo e nella musica.
Il testo è composto dalle prime due strofe dell’omonima poesia composta nel maggio del 1823, e musicata poi nel 1828 da Nikolaos Mantzaros (1795–1873); è stato adottato come inno ufficiale greco nel 1864 da Re Giorgio I, durante le fasi del conseguimento dell’indipendenza nazionale nella lotta contro i turchi.
È stato poi adottato come inno nazionale cipriota nel 1966, dopo che i turco-ciprioti si staccarono dal governo, in un periodo alquanto turbolento, dove un forte movimento nazionalista tendeva a promuovere l’unione di Cipro alla Grecia.
È questo uno dei pochi casi esistenti al mondo di nazioni che usano lo stesso inno nazionale, ma nello specifico è l’unico caso al mondo di due nazioni che utilizzano stesso testo e stessa musica.
Ti riconosco dal taglio
Terribile della tua spada,
Ti riconosco dal tuo volto
Che con foga definisce la terra.
Risollevata dalle ossa
Sacre dei Greci,
E valorosa come prima,
Ave, o ave, libertà.
L’Associazione Italiana di Cultura Classica – AICC – presieduta dal docente universitario e papirologo Mario Capasso – sostiene la validità della lingua e cultura greca.
Senza la civiltà greca l’Europa di oggi non esisterebbe.
In particolare la Delegazione di Gaeta dell’AICC invita a valorizzare i licei classici a cominciare da quello presente a Formia, vanto del comprensorio.
Chi scrive – perdonatemi l’annotazione biografica – ancora oggi è orgoglioso di aver studiato al Liceo Classico, come suo padre, suo nonno, il suo bisnonno.
Ha un solo difetto il Liceo Classico: inculcare una sensibilità ai valori veri della vita e ai valori civili che oggi appartengono solo a una elitè della società.