Ricevo da un nostro affezionato lettore maranolese la seguente lettera per email:
“Buongiorno Direttore vorrei metterti a conoscenza di due gravi e tragici episodi di suicidio che sono accaduti a Maranola nel giro di qualche settimana l’uno dall’altro.
Si tratta di un giovane trentenne che si è tolta la vita impiccandosi nella proprietà paterna in contrada Lapillo, in alta montagna, poco distante dal Redentore, e di un anziano settantenne che ha commesso l’insano gesto con la stessa modalità nella sua abitazione alla periferia del paese.
Orbene i tragici fatti sono passati quasi inosservati senza alcun commento né da parte di autorità civili, tanto meno di quelle religiose.
Eppure meriterebbero una riflessione approfondita, in una comunità come quella maranolese da sempre riconosciuta coesa, attiva socialmente e culturalmente, tanto che all’inizio del paese una targa messa già dal 2013 recita: “Maranola Città Etica”!
Occorrerebbe in qualche modo interrogarsi, riflettere su quanto accaduto, se i tragici episodi debbano ricollegarsi al momento grave di pandemia che stiamo vivendo o piuttosto alle relazioni interpersonali con le famiglie, che pur sconvolte da un disperato dolore, non facilmente potranno consolarsi.
Ti prego perciò di intervenire se puoi, personalmente, dall’alto della tua esperienza e conoscenze, per tentare di dare spiegazioni a questi avvenimenti”.
Posso dire innanzitutto che il parroco di Maranola don Gennaro Petruccelli è stato vicino alle famiglie nella riservatezza, quando si è trattato del secondo suicidio ha annullato una sua conferenza a Gaeta presso il Museo Diocesano per dedicarsi totalmente alla vicinanza alla famiglia del morto.
Cosa spinge un uomo a togliersi la vita? Innanzi tutto l’impiccagione è una delle morti più atroci, per soffocamento, non è istantanea e se uno volesse ripensarci non può fare più nulla.
Lo scrittore Giuseppe Berto (che morirà suicida) ebbe a dire: “Vi è un solo modo per vincere la morte, anticiparla”.
La prima motivazione è la stanchezza, si giunge ad essere stanchi della vita quotidiana che si conduce.
Un malessere interiore che non ti fa vedere soluzioni, può essere per il male oscuro della depressione, per motivi di salute, per ragioni economiche, per preoccupazioni dipendenti da condizioni di familiari cari a noi.
Certamente la Maranola di oggi non è quella di ieri, una volta ci si conosceva tutti, esisteva una solidarietà sociale che aiutava anche a cogliere stati di malessere prima di una possibile tragedia.
Dobbiamo non lasciare dietro nessuno, dobbiamo dare al nostro prossimo attenzione e rispetto.
E ora? Soprattutto non dobbiamo permetterci di giudicare i fratelli in Cristo che muoiono suicidi.
Dobbiamo ricordare di loro i momenti belli, quelli condivisi a volte con noi, e affidarli al Signore che si è fatto mettere in croce non per i giusti ma per i peccatori.
Perdonami le riflessioni religiose ma sono un giornalista cattolico.