Università del Golfo Formia – Gaeta – Minturno Centro Studi Minturnae Martedì 30 agosto, ore 18.55, presso Aula Oratorio, dopo il Campetto di Calcio, al Don Bosco di Formia organizza una Conversazione sul tema “La Selva Oscura e le motivazioni poetico – esistenziali di Dante”. nell’ambito delle celebrazioni del VII centenario della scomparsa del sommo Poeta. È aperto ai soci ed agli amici dell’Università, al fine di riavviare le conversazioni che l’Associazione che ha messo in atto fin dall’ottobre del 2021. Tra l’altro, per le celebrazioni dantesche, è stato invitato il chiar.mo prof. Rino Caputo (Università di Tor Vergata), ad intrattenere il folto pubblico, cui hanno partecipato anche l’arcivescovo di Gaeta, Don Luigi Vari, ed il Parroco dell’Oratorio Don Mariano, presso l’Aula Magna, in Formia, il 15 dicembre scorso. Con la conversazione del 30 agosto, martedì, del dinamico e propositivo presidente Michele Graziosetto, sul tema in oggetto, l’Università del Golfo intende continuare la sua esperienza di luogo di cultura, con i suoi incontri, Martedì e Giovedì, su Teatro/Storia/Cinema (prof. Lina Greco Grossi), Letteratura italiana (prof. Fernanda Caenaro), Lingua spagnola/inglese (esp. Attanasio), Informatica (prof. Paolo Cammarano), Coro (Maestro Carmine De Francesco), Ginnastica soft (Prof. Laura Campanaro), Attività Teatrale (prof. Annamaria Zuppardi). Quindi, il 30 agosto, il presidente Graziosetto discuterà di poesia dantesca, partendo dal primo grande perché della “Comedìa”, la “selva oscura”.

Comprendere il “miracolo” della poesia del poeta toscano sarebbe necessario ripercorrere le tappe che hanno accompagnato la fortuna (a momenti altalenate) del poema: Dante non è stato soltanto il padre della lingua italiana, ma anche il sommo poeta, che l’Italia ha consegnato nei secoli al mondo ed il mondo degli intellettuali del globo, soprattutto negli ultimi tre secoli, ce lo ha restituito moltiplicandone all’infinito le interpretazioni e le elaborazioni filosofico-estetiche. Non c’è cultore di narrativa o poesia o di filosofia o di estetica, persino di astronomia, che non abbia in qualche modo avvertito il bisogno di sondare questo misterioso prodigio del pensiero umano e ridefinirne di volta in volta le ragioni delle scelte oltre che poetiche, linguistiche e scientifiche. Il poeta anglo-argentino Jorge Louis Borges (definito da più parti l’Omero del XX secolo, non perché come il Greco avesse perso la vista, bensì per la vastità dei suoi interessi culturali), ha fatto della Divina Commedia la sua “Bibbia” linguistica, considerandola “il miglior libro scritto dagli uomini”. E il poeta anglo-americano Thomas Sterne Eliot, nel suo saggio dantesco del ’20, sosteneva la consustanzialità del pensiero di Dante alla poesia di Dante stesso, affermando che “la filosofia è essenziale alla struttura della poesia e la struttura è essenziale alla bellezza poetica delle parti”; e, in polemica con Il Croce, chiosava: “E’ curioso che non solo i detrattori di Dante…ma anche alcuni suoi ammiratori insistano nel distinguere tra ‘poesia’ e ‘dottrina’ (=non poesia) di Dante”. Nelle riflessioni del relatore, di certo non mancheranno excursus sulla tradizione pre-dantesca anche per comprendere il senso di un Dante “poeta classico senza classicismo” né valutazioni non tanto e soltanto per l’attualità della sua poesia, quanto per la sua sempeternità, così come riferimenti ai registri poetici usati da Dante per le tre cantiche e la specificità del Dante onomaturgo, forse il più grande, avendo iniziato la sua esperienza ben sette secoli fa, quando ancora il toscano nella versione del dialetto fiorentino, non era assurta a lingua nazionale.