Il dinamico e propositivo assessore del Comune di Minturno Elisa Venturo ha pubblicato sul suo sito Facebook un ipotetico dialogo tra l’anno 2020 e l’anno 2021 che volentieri proponiamo ai nostri lettori.
E con l’occasione questa redazione formula a tutti i nostri amici che ci seguono vivissimi auguri di Buon Anno 2021.
DIALOGO
31 dicembre, le dieci della sera. 2020, anno fortemente bisesto, se ne sta andando con due ore di anticipo per via del coprifuoco, ma sulle scale incontra il suo successore, 2021.
2020: D’accordo, me ne vado. Tolgo il disturbo. Non mi vedrete mai più, ma mi ricorderete. A lungo.
2021: Ecco, ci mancavano le minacce. Sei cominciato bruciando mezza Australia e te ne vai tra mareggiate, bufere di neve e raffiche di vento gelido. In mezzo: camionette piene di bare, strade deserte, case affollate, uffici e ristoranti vuoti. Ma chi ti ha scritto, Shakespeare? Considerata l’eredità che mi lasci, prima di sparire dammi almeno qualche consiglio di sopravvivenza.
2020: Intanto vacci piano con le accuse: il Covid si chiama 19, mica 20, quindi io sono stato un effetto, non la causa. La prima cosa che faresti bene a ricordarti è che l’essere umano si adatta a tutto ciò che fino a un attimo prima gli sembrava intollerabile, e lo trasforma in una nuova abitudine a cui finisce quasi per affezionarsi.
2021: Non penserai di appiopparmi la lista delle tue creazioni.
2020: La clausura, le mascherine, le autocertificazioni, la vita a distanza, il coprifuoco. I bollettini delle sei e le conferenze – stampa di mezzanotte. Tanti italiani si sono fatti piacere un governo che ha il solo merito di essere meno sguaiato del precedente. E molti si sono lasciati terrorizzare da curve di contagio e articoli ansiogeni, ma hanno anche creduto ai complotti, perché nulla è più rassicurante di un complotto: dà l’idea che qualcuno abbia il controllo della situazione.
2021: Continuo io la lista. I genitori costretti in casa con i bambini. Gli adolescenti costretti in casa con i genitori. I promessi sposi condannati a non vedersi, e i promessi divorziati a vedersi anche troppo. Gli stadi senza tifosi, i programmi senza pubblico e le scuole senza studenti, con le rotelle sotto i banchi ma nessuno dietro. Mestieri che si contraggono e altri che scompaiono, mentre uno sterminato esercito di fattorini al misero soldo di pochi paperoni globali bussa alle fortezze per rifornire di cibo e di svaghi un’umanità asserragliata. Ti ringrazio per tutto questo!
2020: Devi ancora nascere e già ti atteggi ad attore drammatico. Io ho soltanto accelerato processi inesorabili, come lavorare da casa o fare acquisti sul web.
La rivoluzione digitale non l’ha inventata il virus e tantomeno il sottoscritto: ci siamo limitati a darle una spinta.
2021: La verità è che hai devastato il mondo e adesso te ne vai lasciandomi in un mare di guai, giusto con qualche vaccino che Dio solo sa se riuscirò a distribuire in un paese istintivamente disorganizzato come l’Italia. Da te non eredito neppure un punto fermo. Le persone accettano tutto ciò che è chiaro, anche se duro, ma non ciò che è confuso, perché l’incertezza provoca angoscia. Sono disposte ad affrontare la tempesta, però vogliono conoscere la rotta. Dove sbarcheranno, come, e soprattutto quando.
2020: Allora non mi sono spiegato. Una rivoluzione non ha certezze e non ne dà. Si naviga a vista, su mari mai solcati e verso terre sconosciute. Una iattura. O una meraviglia. Dipende da come la guardi.
2021: E da dove. Dalla cabina extralusso dell’armatore o dalla stiva in cui hai rinchiuso la maggioranza dei marinai? Hai fatto dire ai tuoi cantori che siamo tutti sulla stessa barca, ma in prima classe il mal di mare si patisce di meno.
2020: Ah, cominci bene: lamentoso e rivendicativo. Parliamo anche delle cose belle che ti lascio.
2021: Non vorrai attaccare la solita solfa del lockdown come rivincita e riscoperta della natura?
Fiumi puliti, aria pulita, parcheggi facili… Hai tolto la vita a tante persone, sconvolto quella di tutte le altre, e pretendi ancora di impartire lezioni di etica?
2020: Cercavo di darti quello che mi hai chiesto, sciocco. Una bussola che ti consenta di navigare in tempi incerti.
Se tu avessi letto alcuni articoli apparsi in questi giorni sul Corriere — scritti per lo più da donne, devo dire — avresti già capito qual è. La Presenza.
2021: Detesto il Presentismo, questo dannato vivere alla giornata, come se non esistesse più un domani e nemmeno uno ieri.
2020: La Presenza non c’entra niente col Presentismo. Consiste nello stare dentro il momento che stai vivendo, con i sensi accesi e il cuore aperto, senza lasciare che la mente ti trascini altrove. Libero da pregiudizi e schemi prefissati. Duttile, vigile, sempre pronto a sorprenderti e a reinventarti. Durante una rivoluzione non c’è altro atteggiamento possibile. Ti riuscirà facile, perché è il modo di concepire la vita che hanno i bambini piccoli. E tu nasci domani. Ricorda che la peste nera narrata dal Boccaccio dimezzò la popolazione di Firenze, eppure i sopravvissuti crearono il Rinascimento.
Ti ho lasciato due parole in un pacco – dono. Scartalo.
2021: Speranza e coraggio… Speranza come il ministro della Salute e Coraggio come il nuovo presidente della Corte costituzionale? Va bene, cominciamo dal coraggio: «Non si scoprono nuove terre, se non si ha il coraggio di perdere di vista per molto tempo la riva».
2020: André Gide, per gradire. Quanto alla speranza, mi sono rivolto a un grande europeo, Vaclav Havel.
2021: «La speranza non è la certezza che una cosa andrà a finire bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso, comunque vada a finire…».
Messaggio ricevuto. Addio 2020. Adesso, se permetti, tocca a me.