Si parla sempre più frequentemente della malattia di Kawasaki collegandola al coronavirus e ai bambini ed adolescenti di tutto il mondo. Cerchiamo di fare un poco di chiarezza fornendo i dati aggiornati a ieri dagli esperti del Ministero della Salute, spazzando via le tante fake-news. Una premessa: l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù ci spiega che la malattia di Kawasaki, descritta per la prima volta in Giappone nel 1967 da Tomisaku Kawasaki, è una infiammazione acuta dei vasi di piccolo e medio calibro di tutti i distretti dell’organismo, la cui causa è attualmente ancora sconosciuta; probabilmente vi concorrono più fattori. Colpisce prevalentemente lattanti e prima infanzia. La malattia di Kawasaki è caratterizzata da febbre, arrossamento congiuntivale di entrambi gli occhi, arrossamento delle labbra e della mucosa orale, anomalie delle estremità (mani, piedi, regione del pannolino), eruzione cutanea e interessamento dei linfonodi della regione del collo. La malattia guarisce da sola ma si associa al rischio di interessamento delle arterie coronarie, i vasi che irrorano il cuore, più frequente nei pazienti non sottoposti ad adeguato trattamento (15-25%) ma talvolta anche in quelli adeguatamente trattati (inferiore al 5%). Sin qui la premessa.
Il Ministero della Salute da parte sua spiega: “Il Gruppo di lavoro ISS Malattie Rare COVID-19 ha pubblicato il Rapporto ISS COVID-19 n. 29/2020 – Indicazioni ad interim su malattia di Kawasaki e sindrome infiammatoria acuta multi sistemica in età pediatrica e adolescenziale nell’attuale scenario emergenziale da infezione da SARS-CoV-2. Le evidenze scientifiche disponibili ad oggi indicano che nei pazienti pediatrici l’infezione causata da SARS-CoV-2 si manifesta con un andamento clinico più benigno rispetto all’adulto. I bambini hanno infatti in generale una buona prognosi e la letalità è decisamente inferiore rispetto all’adulto (0,06% nella fascia di età 0-15 anni). Tuttavia, recentemente vi sono pubblicazioni provenienti da vari Paesi, principalmente dall’Europa e dagli USA, in cui viene descritta una sindrome infiammatoria acuta multi sistemica in età pediatrica e adolescenziale con alcune caratteristiche della malattia di Kawasaki associate ad altre determinate peculiarità. Ciò ha indotto la comunità medico-scientifica nazionale e internazionale ad effettuare studi e approfondimenti che riguardano sia la definizione dal punto di vista nosologico che gli aspetti assistenziali, inoltre lo European Centre for Disease Prevention and Control – ECDC ha recentemente pubblicato un Rapid Risk Assessment su questo argomento. Questa sindrome sembrerebbe condividere alcune caratteristiche cliniche, un’aberrante risposta infiammatoria, alcune opzioni terapeutiche (immunoglobuline, steroidi, farmaci anticitochinici) con la malattia di Kawasaki (MK). Da questa però si distinguerebbe per altre peculiarità, rappresentate da maggiore età dei soggetti colpiti, interessamento multisistemico grave, prevalente interessamento miocardico e/o gastrointestinale.
Il Rapporto evidenzia che, al momento, pur in assenza di una definizione di caso condivisa a livello europeo, sia plausibile una correlazione fra infezione da SARS-CoV-2 e insorgenza della sindrome, pur in presenza di evidenze limitate del nesso di causalità. Sottolinea inoltre l’assenza di forti evidenze epidemiologiche di un incremento dell’incidenza della MK, l’assenza di aumentato rischio di recidiva della malattia, l’assenza di aumentata suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 in pazienti con pregressa MK durante la pandemia COVID-19”.