Sulla riva sinistra del fiume Garigliano, quella casertana, sulla spiaggia di Baia Domizia è stato trovato un trigone, ampiamente ripreso con telecamere e apparecchi fotografici.
La notizia ha suscitato panico comprensibile tra bagnanti e marinai di salvataggio.
Comprensibile il panico: i trigoni sono dotati di aculei contenenti veleno situati sul dorso della coda. La lesione avviene in genere quando un soggetto inciampa in un trigone (spesso sepolto nella sabbia) mentre cammina nell’acqua di mare poco profonda.
Il trigone infila l’aculeo della coda nel piede o nella gamba della vittima, rilasciando il veleno. Frammenti del rivestimento dell’aculeo possono rimanere nella ferita aumentando il rischio di infezione.
La ferita di solito è frastagliata e sanguina spontaneamente.
Il dolore è immediato e forte, ma diminuisce gradualmente nell’arco di 6 – 48 ore.
I primi sintomi sono episodi sincopali, debolezza, nausea e ansia; vomito, diarrea, sudorazione, crampi generalizzati, respiro affannoso e morte sono sintomi più rari.
Cosa bisogna fare: inizialmente lavaggio con acqua salata, trattamento medico della ferita e rimozione dei frammenti dell’aculeo.
La prima assistenza per lesioni da puntura di trigone a un braccio o una gamba consiste in un delicato lavaggio con acqua salata nel tentativo di rimuovere i frammenti dell’aculeo caudale, che va rimosso solo se si trova sulla superficie cutanea e non penetra nel collo, nel torace o nell’addome.
Il sanguinamento abbondante può esser rallentato esercitando una pressione diretta.
Al pronto soccorso, i medici esaminano la ferita e rimuovono i frammenti dell’aculeo.
Può essere necessaria un’iniezione antitetanica.
L’arto leso deve essere tenuto sollevato per parecchi giorni.
In qualche caso è necessaria la terapia antibiotica ed eventualmente la chiusura chirurgica della ferita.
La migliore prevenzione è porre attenzione sia sul bagnasciuga che nei bassi fondali dove normalmente i bagnanti si intrattengono.