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L’Islanda, caratterizzata dai suoi vulcani e dalle sorgenti termali, è sempre stata un’attrazione importante per chi ama la natura incontaminata. Negli ultimi anni, però, la crescita del turismo ha trasformato l’isola in una delle mete più scelte in tutto il mondo, con un aumento incredibile del numero dei visitatori. Si parla, infatti, di un passaggio da 500.000 visitatori registrati nel 2010 ai 2,3 milioni previsti entro la fine del 2024. Un boom turistico che ha rappresentato una risorsa economica fondamentale, ma che allo stesso tempo ha portato qualche problema per i residenti del luogo.

Il boom del turismo in Islanda

L’Islanda è diventata una meta turistica particolarmente ambita, soprattutto per gli amanti della natura; grazie ai suoi paesaggi suggestivi che offrono scorci di inestimabile bellezza, questa terra – complice anche l’ampia offerta di agenzie come Stograntour che consentono di visitare l’Islanda con i viaggi di gruppo – attira visitatori da tutto il mondo. Negli ultimi anni, il numero di turisti è aumentato progressivamente, ponendo sfide significative per il paese nella gestione del turismo di massa. Le autorità islandesi, di conseguenza, stanno adottando misure per proteggere l’ambiente, regolamentando l’accesso a certe aree naturali e promuovendo un turismo sostenibile.

Come si è visto, l’aumento dei turisti è stato notevole nel Paese. I cittadini islandesi hanno cominciato a sentire il peso di un’affluenza così elevata e stanno cercando dei modi per limitare i flussi turistici, senza incidere comunque troppo sull’economia.

Le ipotesi allo studio nell’isola

Le soluzioni allo studio sono varie, tra cui l’introduzione di tasse più alte, con l’obiettivo di regolare nel migliore dei modi il turismo nel Paese. Il primo ministro Bjarni Benediktsson, a questo proposito, ha affermato durante un’intervista che l’amministrazione sta ancora lavorando per mettere a punto la struttura di un sistema fiscale dedicato a regolamentare il futuro del settore turistico.

Una delle possibilità in discussione è l’idea di una tassazione variabile, che potrebbe prevedere dei costi maggiori nei periodi di ampia affluenza, un modello che sarebbe simile al concetto di prezzo dinamico che viene già applicato in altri settori. Anche se al momento non è stato deciso nulla di definitivo, il primo ministro ha confermato che il tema è attualmente in fase di analisi.

Intanto, in Islanda è stata già reintrodotta una tassa per i turisti, che era stata sospesa nel corso del periodo pandemico. La tassa, che corrisponde ad un importo di circa 600 corone islandesi, si applica agli hotel, alle navi da crociera, ai campeggi e ad altre strutture ricettive. Bjarni Benediktsson ha definito questa decisione come una mossa rilevante, ma ha sottolineato che è importante fare di più per trovare un equilibrio nelle esigenze dell’isola.

Le implicazioni economiche e sociali del turismo in Islanda

In Islanda il settore turistico rappresenta l’8,5% del PIL del Paese, una fetta consistente dell’economia nazionale. Le bellezze naturali, come la Laguna Blu, insieme alla popolarità che è stata data al Paese da alcune serie televisive (come, ad esempio, Game of Thrones), hanno reso l’Islanda una destinazione apprezzata da viaggiatori di tutto il mondo.

Molti residenti hanno difficoltà a trovare case in affitto, perché un numero sempre più alto di abitazioni è riservato agli affitti brevi per i turisti. I tassi di interesse in crescita hanno complicato ancora di più la situazione, facendo aumentare i costi delle abitazioni e riducendo le possibilità per chi cerca una casa.

Non si tratta, però, di un fenomeno esclusivo dell’Islanda. Per esempio, Venezia ha introdotto una piccola tassa per i visitatori che restano solo poche ore, cercando di controllare il flusso continuo di turisti che sovraccarica la città. Anche in Spagna le tasse turistiche sono state riviste, con una parte dei proventi destinata a finanziare progetti di energia rinnovabile negli istituti scolastici.