È ufficiale, siamo entrati in una nuova era climatica. Era stato predetto fin dagli anni ’70. Ma a quanto pare non è bastato a mettere in allarme i vari paesi e prendere seri provvedimenti al riguardo. La strada per limitare le emissioni di CO2, fattore scatenante per il riscaldamento globale, e passare alle energie rinnovabili è ancora lunga, e il nostro pianeta ne sta pagando lo scotto, ormai satura. Solo in questo secolo la temperatura della terra aumenterà di un grado e mezzo. Si pensi ad esempio che di recente l’Arabia Saudita sta facendo i conti con una fase di maltempo dai connotati storici per via delle impressionanti quantità di pioggia che stanno precipitando al suolo, anche in pieno deserto. Le condizioni di forte maltempo che si protraggono da oltre una settimana hanno letteralmente sconvolto lo scenario desertico tipico della penisola arabica. Oltre alla grandine, capace di imbiancare estese lande desertiche, si sono abbattute piogge alluvionali che hanno trasformato il deserto in un lago fangoso di vaste dimensioni, come raramente si era visto da queste parti.
Ma non è necessario andare così lontano. Ultimamente infatti stiamo assistendo a trombe d’aria e tifoni tropicali che in Italia non si erano mai visti. I geologi hanno recentemente affermato, oltretutto, come in questo secolo il livello del Mar Mediterraneo crescerà fino ad un metro. “In Italia ci sono almeno 33 aree esposte a particolare rischio di sommersione perché il gioco contemporaneo delle terre che si muovono e del livello del mare che si solleva può determinare l’inondazione di quelle aree”. Ad annunciarlo, il geomorfologo dell’Università di Bari Giuseppe Mastronuzzi, coordinatore del gruppo di ricerca sulla Morfodinamica delle coste istituito dall’Associazione Italiana dei Geomorfologi-Aigeo. Seriamente a rischio per il progressivo innalzamento delle acque, secondo gli esperti, circa 7mila 500 chilometri quadrati di coste. È stato dimostrato infatti, come entro il 2100, parte dell’Italia possa finire sommersa e ciò prendendo in considerazione le ultime alluvioni che hanno riportato a galla l’annosa questione del dissesto idrogeologico.
Già qualche anno fa Martin Vargic alias Jay Simons, un disegnatore di mappe slovacco, ha immaginato l’Italia tra qualche anno: sono una trentina le aree italiane che rischiano di essere sommerse se le dinamiche del cambiamento climatico (riscaldamento globale del clima, scioglimento dei ghiacci, innalzamento dei mari) continueranno a seguire l’andamento intrapreso fin ora. Città come Roma, Napoli, Bologna, Pisa, gran parte della Pianura Padana, Cagliari, Lecce, Catania e Siracusa finirebbero letteralmente sott’acqua.
FM Global Flood Map è un progetto nato recentemente per fornire una valutazione delle alluvioni realizzata utilizzando l’idrologia e la scienza idraulica per fornire una visione globale delle zone di inondazione a rischio moderato e ad alto rischio.
Utilizzando Flood Maps per vedere come cambierebbe la geografia delle nostre coste, si noterà come il mare rientrerebbe nella terra ferma e non poco. Infatti, cambiando i metri ipotetici di innalzamento dei mari di circa tre metri entro il 2100 si noterà come pezzi di costa tra Sperlonga, Gaeta (Gaeta Vecchia), Formia (tutta la zona di Gianola), Scauri e Marina di Minturno, sarà letteralmente divorati dalle acque del mare.
Il progetto Flood Maps probabilmente, anche non essendo realistico al cento per cento, serve a mettere tutti in pre allarme. Una sorta di sensibilizzazione indiretta che costringe tutti i cittadini del mondo a sentirsi coinvolti.
“Roma sarà invasa e finirà in un gigantesco maremoto…“. Così recita una profezia di Nostradamus. Che ci si creda o meno, sembra che questa profezia non sia così distante dalla realtà.