In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 1.066.401 persone (+37.978* rispetto a ieri +3,7%; ieri +32.961) hanno contratto il virus Sars-CoV-2.
Di queste, 43.589 sono decedute (+636, +1,5%; ieri +623) e 387.758 sono state dimesse (+15.645, +4,2%; ieri +9.090).
Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 635.054 (+21.696, +3,5%; ieri +23.248); il conto sale a 1.066.401 — come scritto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia.
I ricoveri in terapia intensiva aumentano di 89 unità e raggiungono quota 3170: quelli negli altri reparti sono 29.873 (+429).
I guariti oggi sono 15.645 (387.758 dall’inizio dell’epidemia).
Da segnalare il record dei tamponi: 234.672 nelle ultime 24 ore.
Le regioni col maggior numero di contagi sono Lombardia (9.291), Piemonte (4.787), Campania (4.065), Veneto (3.564) e Lazio (2.686).
A spiegare l’andamento del contagio nel nostro Paese è stato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, intervenendo alla trasmissione ‘Agorà’ su Rai 3: “Ieri abbiamo superato i 600.000 casi attualmente positivi, ovvero in isolamento domiciliare, ricoverati con sintomi e in terapia intensiva.
Questo è un dato importante perché, come sappiamo, un’epidemia si definisce ‘fuori controllo’ nel momento in cui i positivi superano l’1% della popolazione e ieri, oltre ad aver sperato il milione di casi da inizio pandemia, abbiamo sfondato la soglia dell’1% di popolazione attualmente con infezione da Sars-Cov-2″…
Ha aggiunto Cartabellotta: “Purtroppo usiamo un sistema di monitoraggio che invece che utilizzare un binocolo utilizza uno specchietto retrovisore, perché fotografa dati che non sono recenti.
Ovvero se si prendono decisioni restrittive basate su dati di 2 o 3 settimane fa, la corsa del virus non può essere fermata”.
Negli ultimi giorni, ha concluso, “si intravede una piccolissima riduzione dell’incremento di casi positivi ma dobbiamo aspettare una stabilizzazione, perché la diminuzione può anche esser dovuta al fatto che il sistema di testing è saltato in alcune regioni”.