Riflessioni: Le Donne sono migliori (analisi di un amore) di Anna Maria Capasso, è un testo che suscita risveglio nella coscienza femminile, che induce una serie di riflessioni su cosa la Donna riesca realmente a pensare di sé stessa e come riesca a percepirsi nei suoi atti quotidiani e lungo il corso della sua esistenza, con minore o maggiore consapevolezza attraverso le proprie esperienze.
Un libro che andrebbe letto nelle classi superiori, alle adolescenti ed agli adolescenti, per aprire un dialogo e forse un ulteriore e mai banale dibattito sull’universo femminile, come era e come è oggi. Sui rapporti e sulle relazioni.
Retaggi ed evoluzioni.
Nel libro, l’amore si manifesta sotto varie forme: per la famiglia, per la propria sorella, per un uomo, per un amico, per gli animali. Dov’è il profondo amore per sé stessa?
Cosa si può evincere nel sotto-testo di questo scritto?
La resilienza di una Donna ed il suo forte istinto di protezione verso gli altri.
Sono forse queste le due caratteristiche più evidenti nelle Donne, che muovono il mondo da secoli e che producono la tipica frase, come un ritornello: Le Donne sono migliori?
Il padre, la madre, Napoli, Alba, Francesco, Giovanni, Clara, l’Infermiere, Dario, Gloria, Federica, Le suore, Tari, i cani, Smeralda la gatta…
Una massima orientale recita:-”Non ti venga in mente di diminuire la tua luce affinché qualcun altro si senta comodo”.
Cosa potrebbe mancare in questo personaggio che ad un certo punto sembra anche sdoppiarsi?
L’assertività. Dire apertamente ciò che pensa e come si sente, nel momento in cui accade.
Un personaggio che vive tutto dentro di sé.
Una Donna che non sa chiedere, non sa dire esattamente cosa vuole e come desidera ricevere.
Tace, accontentandosi di ciò che arriva, prende quello che viene, quasi che il desiderio, la progettualità e la costruzione di qualcosa, soprattutto nei rapporti sentimentali, significhi osare troppo, andare oltre un limite prestabilito. Da chi? Da sé stessa? Dagli altri?
Dopo aver letto il testo, viene in mente la storia dell’elefante.
Un grande elefante da circo, dopo anni di spettacoli, viene sempre legato ad un palo del recinto.
La sua opulenza potrebbe sradicare quel palo e farlo fuggire ma questi non fugge.
Perché?
Perché quando era piccolo aveva provato svariate volte a tirare la corda ed a scappare ma il palo era stabilmente conficcato nella terra, più forte della sua piccola forza e così si sente arreso.
Diventato grande non lotta più per la sua libertà, per la sua autonomia, per la sua felicità, è complice della sua rassegnazione.
Cosa ci portiamo dietro, nella nostra evoluzione?
Siamo tutti dunque un po’ elefanti, vincolati ad un palo?
IQ