Una pista ciclabile è un percorso obbligato dedicato all’uso della bicicletta e oggi anche di dispositivi di trasporto elettrici individuali in ambito urbano secondo la sperimentazione indotta dal decreto 4/6/2019.
Gli usi delle piste ciclabili possono dividersi in ricreativo, di trasporto per lavoro o servizi, cicloturistico (ma solo in ambito extraurbano). A monte della progettazione di un percorso ciclabile (Rif. DM 557/99), occorre analizzare i valori e i disvalori apportati nella zona interessata. Tale studio deve tener conto se le eventuali modifiche all’area esistente (non soltanto alla rete stradale) producano cambiamenti nei comportamenti possibili degli utenti e valutarne i pro e i contro.
Gli utenti delle piste ciclabili possono dividersi in utenti sportivi (amatori, professionisti o semi-professionisti), utenti ricreativi singoli o in escursione familiare e utenti che usano la bici per lavoro, trasporto o servizi.
Gli utenti sportivi (quelli con le bici da corsa) mal si adattano alle piste ciclabili perché obbligati ad immettersi in esse quando presenti nel loro percorso; ciò ne limita la velocità oltre che ad essere un pericolo per gli utenti ricreativi. Gli utenti sportivi quindi dovranno rinunciare ai tratti ad es. panoramici quando in questi sia stata introdotta la pista ciclabile, preferendo tenere le loro velocità preferite sui percorsi stradali consueti, perché l’uso promiscuo sportivo-ricreativo del percorso ciclabile risulta all’atto pratico non compatibile.
Gli utenti ricreativi, i ciclisti della domenica (come il sottoscritto) o comunque quelli che vogliono godere di una serena sgambata in bicicletta senza porsi problemi di tempi e velocità hanno nei percorsi ciclabili un atteggiamento favorevole o sfavorevole a seconda dei casi. Quando si abita vicino ad una ciclopista si ha il vantaggio di poterne usufruire senza problemi, anche se l’obbligatorietà del percorso va contro la libertà che l’andare in bicicletta spinge ad avere; la protezione del percorso da auto e moto ( nelle piste protette da cordoli) è un vantaggio indubbio ma costringe anche alla monotonia dello stesso. Diverso è il caso di chi abita lontano dal percorso ciclabile ma decide di farne uso ricreativo. A questo punto occorre caricarsi la bici sull’auto e soprattutto trovare posto per la stessa vicino la pista, cosa non sempre agevole. Nella progettazione delle ciclopiste il numero di posti auto nell’area interessata andrebbe aumentato e non diminuito.
Il perfetto uso delle ciclopiste lo si ha quando l’uso è per lavoro/trasporto. Quando si abita lontano (relativamente) da un centro abitato dove abitualmente si lavora o, viceversa, quando si abita in città ma il posto di lavoro è ad una certa distanza (sempre compatibile con l’età e la capacità di ciascuno di usare i propri muscoli delle gambe) ecco che la ciclopista consente un risparmio sull’uso di mezzi motorizzati e diviene realmente un’alternativa. Occorre anche riflettere che la bicicletta può essere usata da persone normali (e non sportivi allenati) per un certo numero di mesi all’anno; in condizioni climatiche avverse, come in pieno inverno o con 35 gradi d’estate, è d’obbligo rivolgersi ai mezzi pubblici o all’auto. Nei periodi e nei casi in cui la pista ciclabile viene poco usata ecco che il disvalore prevale sul valore, perché si è sacrificata una parte di sede stradale, spesso anche una parte di parcheggi auto o si è modificata la primitiva viabilità per un percorso scarsamente valorizzato.
Ogni pista ciclabile fa storia a sé, essendovi esempi di ottimi inserimenti e di clamorosi fallimenti nel computo di vantaggi e svantaggi. Un progetto di ciclopista in linea di massima deve porsi l’obbiettivo di non recare svantaggi al percorso automobilistico, o al meno recarne in termini minimi. Il restringimento di sedi stradali, l’abolizione di posti auto sono disvalori apportati al trasporto motorizzato che è al momento ancora quello più vantaggioso per la collettività, senza contare che è l’unico per determinate categorie di persone come anziani, famiglie e disabili.
Un esempio a nostro giudizio di dubbio inserimento è la ciclopista in Viale Augusto (Fuorigotta) a Napoli, dove si sono sacrificati sede stradale e posti auto per un inserimento che vede pochi passaggi l’ora; è evidente che il percorso viene frenato dalla presenza dei tunnel che da Fuorigrotta portano a Mergellina sotto i quali andare in bici nuoce senz’altro alla salute e quindi troncando un’idea di percorso integrato lungo che dovrebbe essere uno degli obbiettivi delle ciclopiste.
Ciò che non è stato ancora ben compreso (vedi anche mio articolo in merito su questo blog) è l’implementazione del trasporto individuale elettrico nei prossimi anni (segway, monopattini, monocicli etc.). La sperimentazione proposta dal decreto apposito ci sembra aver riscontrato un assordante silenzio nei Comuni dell’area. I rapidi progressi tecnologici renderanno questi mezzi con l’ essere adatti non solo ad uso ricreativo ma con i dovuti miglioramenti permetteranno usi allargati per tutte le età. Non comprensibile la attuale proibizione in Italia all’uso della sella e la costrizione in percorsi particolari come le ciclopiste ed altri a limitatissima velocità, ma, come si è detto, si tratta di un periodo limitato di sperimentazione.
La sfida dei prossimi anni è bilanciare l’uso dei mezzi motorizzati, che ancora costituiscono il mezzo principale ed unico possibile per molte categorie di cittadini, con l’incremento di veicoli a bassa o nulla emissione senza penalizzare i primi col ridurre drasticamente carreggiate e posti auto in nome di una ecologia al momento da scarsi numeri che non fa che ingolfare di auto le aree limitrofe con ciò che ne consegue, ma inserendo percorsi dedicati col minimo di impatto sulla situazione viaria e sui parcheggi. Ciò fino a che i mezzi a bassa emissione prenderanno il sopravvento e cambieranno quindi i criteri di pianificazione della viabilità urbana ma ci vorranno ancora diversi anni.
Ricordiamoci inoltre che l’attività ricreativa più salutare non è andare con mezzi motorizzati, biciclette o mezzi elettrici ma camminare o se è possibile correre a piedi; quindi più aree pedonali con ampi parcheggi nelle vicinanze.
arch. Giuseppe Grassi
progettocreativo@gmail.com