Il comprensorio di Minturno è veramente una realtà turistica? Questa è una delle tante domande che il Gruppo civico Minturno Libera si pone e che pone all’amministrazione di Minturno. “Sentiamo sempre i nostri amministratori affermare che il turismo è tra le principali risorse economiche del nostro paese – scrivono in una nota – e che l’intero territorio comunale ha grandi potenzialità ma, a quanto pare, le belle parole non vanno di pari passo con la realtà dei fatti. La politica locale continua a riempirsi la bocca di concetti importanti, quale la vocazione turistica del nostro territorio, ma da decenni viviamo un turismo di tipo residenziale caratterizzato maggiormente da seconde case. Molte realtà alberghiere chiudono o sono a rischio chiusura mentre invece assistiamo a garage adibiti ad appartamenti residenziali. A questo punto è lecito domandarsi se sia giusto pretendere anche una tassa di soggiorno visto che a pagarla sono solo quei pochissimi alberghi presenti sul territorio, già segnati abbastanza da un’estate poco proficua sul piano dei guadagni per via delle restrizioni causa Covid19 e che per giunta non si vedono per niente supportati dall’ente comunale, né sul fronte della promozione delle loro attività né sul piano economico con eventuali agevolazioni e/o sgravi. Piuttosto si preferisce continuare a chiudere gli occhi ed evitare i controlli sui molti appartamenti non dichiarati”.
“Da queste nostre perplessità – continua la nota – deriva il seguente giudizio: “Siamo fuori dai grandi giri turistici, quelli onesti e legali che portano reale giovamento alle attività commerciali di tutto il comprensorio ed in particolar modo agli albergatori, quelli seri, che pagano tutte le dovute tasse”. Non dimentichiamo che abbiamo a disposizione un background culturale, storico e sociale da valorizzare che farebbe invidia a molti ma che l’attuale amministrazione, a fronte dei tanti slogan colmi di demagogia, non è in grado di portare alla ribalta del turismo nazionale ed internazionale. Questo perché non è innanzitutto in grado di approfittare delle vetrine che ci sono: eventi come il TTG Travel Experience, per esempio, che si è tenuto nei giorni scorsi a RIMINI (14/16 OTTOBRE); una fiera dove anche i comuni o gli enti di promozione turistica (e qui ci sentiamo in causa di citare il ben noto e propagandato consorzio VIVI MINTURNO Scauri) possono accreditarsi e fare promozione turistica al grande pubblico. La fiera del turismo di Rimini vanta numeri di tutto rispetto: 2.200 espositori di cui circa 350 (il 16%) tra enti di promozione turistica e luoghi di destinazione promosse tramite gli enti comunali e 46 mila presenze in tre giorni di cui il 50% intermediari turistici, il 26% strutture ricettive, Marketing e servizi per il turismo il 12%”.
E incalzano – “Ma perché avventurarsi sul grande palco quando il vestito da cerimonia è scarno, per non dire inesistente? Si siamo “nudi” innanzi la richiesta di camere da parte dei grandi tour operator perché appunto si preferisce affittare l’appartamento ad un turista in “nero” che magari ci lascerà anche delle rogne una volta ultimato il suo soggiorno da noi. Per aprirci ai grandi flussi nazionali ed internazionali quello che andrebbe fatto è rivedere il tipo di offerta turistica e relativi servizi per chi viene da fuori, intavolando un discorso con gli albergatori locali e coloro che volessero fare impresa ricettiva, magari giovani che intendono aprire una start-up turistica e che vogliono farsi conoscere al grande turismo, implementare e/o costruire nuove strutture anche intervenendo con forza là dove ci siano situazioni note di abusivismo edilizio per far fronte alla nuova edificazione di complessi turistico ricettivi che operanti nella più totale legalità ci porterebbero sul grande palcoscenico con il dovuto rispetto che questa città merita”.
“Far edificare nuove strutture porterebbe a nuovi posti di lavoro – suggerisce ML – perché in un albergo non troverebbero occupazione solo cuochi, camerieri e receptionist ma anche figure varie come manutentori (elettricisti, muratori e impiantisti), magazzinieri ed addetti alle pulizie, tanto per citarne alcuni. Così facendo si andrebbe a creare un circolo virtuoso di nuovo impiego, magari mettendo al primo posto le esigenze dei tanti concittadini che non trovano sbocchi lavorativi e sono invece qualificati per certi profili professionali”.
“La verità – concludono nella nota – è che abbiamo tutto e non ci manca niente: la storia, l’arte, il mare, i monti, il folklore e le tipicità gastronomiche che vanno valorizzate. Ci servirebbe soltanto qualche amministratore che con coraggio ed onestà intellettuale ribalti il trend negativo e che non tenti di nascondere la sabbia sotto il tappeto”.