Riportiamo fedelmente la nota su cui riflettere del portale animalisti.it: “Pasqua è alle porte con il suo messaggio di Vita, Resurrezione e Speranza per ricordare il simbolo dell’Agnello di Dio: Cristo Stesso che entra nel mondo per la nostra salvezza eterna.

Il parallelismo con l’Agnus Dei ha diffuso nel tempo una pratica che è legata alla tradizione culinaria italiana: cibarsi di carne d’agnello per festeggiare la festività pasquale. Ciò non ha nessun nesso con la religione cristiana che non impone regole alimentari né tantomeno ha elaborato un elenco di cibi consentiti o proibiti.

Si pensi ad un passo tratto dall’Omelia celebrata da Benedetto XVI nel 2007: […] Gesù dunque ha celebrato la Pasqua senza agnello – no, non senza agnello: in luogo dell’agnello ha donato se stesso, il suo corpo e il suo sangue […] Egli stesso era l’Agnello atteso, quello vero […]. Recentemente anche Don Antonio Rizzolo, conferma questa visione attraverso una dichiarazione rilasciata a Famiglia Cristiana “La tradizione dell’agnello a Pasqua non ha nessuna argomentazione teologica sostenibile, perché la tradizione cristiana non è fondata sui sacrifici degli animali che non solo sono inutili, ma addirittura crudeli e sicuramente lontani dall’idea di amore e compassione verso tutti gli esseri viventi”.

Immagine simbolo

Dio è colui che si mostra, si rivela, si esprime come vita, come salvezza, come esodo dalla schiavitù, come libertà. Il suo messaggio d’amore universale non prevede la carneficina degli agnelli per soddisfare il nostro palato.

Il consumo di carne nell’alimentazione, nello specifico di carne d’agnello, è ancora assai diffuso, seppure le richieste son in calo del 28%. Gli alimenti di origine animale come base della nutrizione umana implicano sempre sofferenza e morte e non sono sinonimo di una dieta corretta e salutare.