Mai come quest’anno è doveroso celebrare la Giornata Mondiale dell’Ambiente per sensibilizzare le coscienze, non solo dei governanti ma di ogni singolo cittadino, e per educare a comprendere la gravità di quanto sta accadendo con il mutamento climatico, per agire adeguatamente nella trasformazione dei nostri comportamenti abituali.
A partire dal 5 giugno del 1972, data in cui prese il via la Conferenza di Stoccolma sull’Ambiente Umano, questa ricorrenza, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, vuole incoraggiare la consapevolezza e l’azione per la tutela del nostro pianeta, l’unico che abbiamo. La Comunità mondiale, durante questa conferenza organizzata in Svezia e che rappresentò il primo grande vertice globale sulle questioni ambientali, riconobbe la necessità di un impegno internazionale per affrontare le crescenti preoccupazioni ambientali che già allora minacciavano la nostra Terra.
E ogni anno c’è un tema. E per il 2023 è il turno di un argomento che riguarda in prima persona ciascuno di noi, in ogni angolo del mondo. Sconfiggere l’inquinamento da plastica (#BeatPlasticPollution), è l’imperativo che richiama l’attenzione sull’urgenza di questo problema, insieme alle modalità dei comportamenti che abbiamo a disposizione per contrastarlo. L’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, ha sottolineato l’importanza delle azioni di tutti per affrontare questa emergenza. L’uso e lo smaltimento irresponsabile della plastica hanno causato gravi conseguenze ambientali, economiche e sociali, sulla salute. Nel mondo, ogni minuto vengono acquistate un milione di bottiglie di plastica e ogni anno si utilizzano fino a cinque miliardi di miliardi di sacchetti di plastica. La metà di tutta la plastica prodotta è destinata a un monouso quotidiano, contribuendo all’accumulo di rifiuti indistruttibili negli ecosistemi acquatici e marini, con il peggioramento del loro stato ecologico e le inevitabili disastrose conseguenze sulla biodiversità e la coesistenza salubre delle specie viventi.
E’ per tutto ciò che vogliamo dedicare questa giornata 2023 all’importanza dell’attività di studio e ricerca scientifica che viene costantemente svolta nelle Aree Naturali Protette, la quale, attraverso i dati e le informazioni raccolte che vanno ad aumentare la conoscenza del patrimonio naturalistico, consente agli Enti Parco di mettere in campo azioni ed interventi sempre più calibrati al proprio territorio, per ottenere una tempestiva riduzione delle cause di disturbo e inquinamento.
E lo facciamo presentando una delle diverse attività di ricerca scientifica, che vedono costantemente impegnato l’Ente Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi: il monitoraggio della tartaruga di palude, presente all’interno dell’area protetta, come indicatore biologico dello stato di salute delle acque e delle circostanti zone umide.
La testuggine di palude europea (Emys orbicularis) è uno degli animali tipici ed endemici delle zone umide dell’Europa, oggi a rischio di estinzione, e pertanto inserito nella Direttiva 92/43/CEE “Habitat” tra le specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di ZSC (Zone Speciali di Conservazione). Il forte declino di questa specie, unica tra le testuggini italiane a vivere nei corsi d’acqua, è dovuto a cause antropiche sia dirette, come le bonifiche delle paludi e la conseguente distruzione del proprio habitat; sia indirette, come i cambiamenti climatici e l’abbandono indiscriminato nei corsi d’acqua e nei laghi di specie aliene come la tartaruga guance rosse e guance gialle (Trachemys scripta), forte antagonista della più piccola autoctona testuggine di palude europea.
Nel 2012 è stato condotto il primo monitoraggio dell’Emys, affidato alla Rete di Monitoraggio della Testuggine palustre nel Lazio, istituita con Determinazione n. A06724 del 02/07/2012, che ha accertato la presenza della specie anche nel Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi, nei corsi d’acqua limitrofi al Lago di Fondi.
In questi giorni è in corso la seconda fase del monitoraggio, finalizzata al controllo dello stato di conservazione della popolazione delle piccole tartarughe acquatiche autoctone. Il personale tecnico interno dell’Ente Parco, adeguatamente formato anche su queste specifiche attività di ricerca, insieme ad esperti erpetologi, sono a lavoro per raccogliere molti dati scientifici, come la consistenza numerica e le caratteristiche morfometriche degli esemplari di tartaruga di palude.
“La presenza di questo animale tutelato a livello europeo – sottolinea il dott. Lucio De Filippis, Direttore del Parco – è un elemento indicativo della grande biodiversità del Lago di Fondi e ci investe della responsabilità di agire per difendere gli ambienti che ne consentono la sopravvivenza. Un ruolo importante nella tutela della specie è affidato non solo agli Enti Parco e alle altre Istituzioni che gestiscono il territorio, ma anche ai singoli cittadini a cui viene chiesto di gestire con responsabilità gli eventuali esemplari di specie esotiche tenuti in cattività e di tener conto, al momento dell’acquisto di un animale da compagnia, delle norme che regolano il commercio di animali, norme che tutelano la biodiversità del nostro Paese e di quelli di provenienza delle specie vegetali e animali selvatiche”.
“Acquistare un animale senza conoscerne la provenienza e le sue caratteristiche ecologiche – spiegano i tecnici naturalisti dell’Ente Parco – crea il presupposto per le difficoltà che molti cittadini incontrano allorché questi animali crescono e la loro cura richiede tempi e spazi adeguati e non preventivati. Non potendoli più tenere in casa si verifica allora che le specie esotiche vengano abbandonate negli ambienti naturali con conseguenze a volte drammatiche per le specie autoctone, come già successo a seguito dell’introduzione del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), della nutria (Myocastor coypus), dello scoiattolo grigio nordamericano (Sciurus carolinensis) e del parrocchetto dal collare (Psittacula krameri). Pertanto, ricordiamo a tutti i cittadini, di non abbandonare o liberare animali domestici negli ambienti naturali e di non incrementare la richiesta sul mercato di specie esotiche come animali da compagnia, specie che spesso non provengono da allevamenti ma vengono catturate e sottratte agli ambienti naturali dei Paesi di origine, creando squilibri ecologici ed estinzioni locali”.