Abbiamo salutato la stagione estiva puntualmente il 21 settembre con una tromba d’aria e un’altrettanta puntuale allerta metereologica. I tornado, mulinelli neri che triturano alberi e case al loro passaggio, sono un fenomeno meteorologico comune anche in Italia. Afferma Fulvio Stel, dell’Osservatorio Meteorologico Regionale del Friuli-Venezia Giulia (OSMER): “In base ai dati presentati al convegno sui fenomeni atmosferici violenti (Spagna 2004) è emerso quasi a sorpresa che in molte regioni italiane i tornado sono frequenti, anche se di intensità minore rispetto agli Stati Uniti. Non è però facile fare il confronto con il passato perché i dati sono scarsi”.
I giornali e le emittenti televisive li chiamano trombe d’aria e, in effetti, per chi li vede a grande distanza appaiono come una sottile colonna di aria, goccioline d’acqua e detriti in violenta rotazione che sembra collegare al suolo una grande nube nera. L’aria in rotazione può raggiungere anche i 500 km/h ed esercitare sugli oggetti presenti a terra una pressione pari a una tonnellata per metro quadrato. Nel raggio di azione di un tornado – due o tre km – agiscono poi le forze determinate dall’aria calda che sale (correnti ascensionali): possono raggiungere velocità di 300 km/h e sollevare da terra perfino una locomotiva o una casa. In Italia, nell’arco di pochi anni, si sono verificati alcuni tornado di grado f3, cioè di intensità quasi pari a quelli che si abbattono nelle grandi pianure americane, e parecchi altri di forza considerevole, con venti intorno ai 200 km/h.
Uno dei tornado più violenti mai abbattutisi sull’Italia è quello che ha colpito la zona di Broni, nel pavese, il 16 giugno 1957. In base alle testimonianze raccolte all’epoca dei fatti potrebbe essersi trattato addirittura di un f4 in moto lungo una direttrice di una decina di chilometri – da Robecco Pavese a Valle Scuropasso – distruggendo case e uccidendo ben sette persone, con venti di 400 km/h. Dario Giaiotti dell’Osmer precisa: “Il paragone con gli Usa non è corretto, perché sono diversi la morfologia del territorio, l’interazione tra i principali motori del sistema climatico e la temperatura delle correnti in gioco”. Nelle grandi pianure degli Stati Uniti la differenza di temperatura tra le correnti è molto maggiore e questo forte contrasto rende i tornado americani più violenti. Mauro Giovannoni della società Geodata osserva: “Regioni come la Lombardia, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, l’Emilia-Romagna, la Puglia e la Sicilia sono a rischio di tornado violenti, anche se le più colpite sono le coste tirreniche”. I tornado si concentrano in alcuni periodi dell’anno, che variano da regione a regione. Sulla costa del basso Tirreno la massima probabilità di tornado si ha in ottobre e in novembre. Le differenze tra regione e regione sono determinate dalle diverse condizioni in cui si formano i tornado. Sul versante tirrenico le infiltrazioni di aria in quota non sono abbastanza secche e dunque i tornado sono più deboli.