“Mentre si discute dei centri specialistici dovremmo invece dedicarci ad organizzare meglio il territorio realizzando le Case per la salute di Gaeta e Minturno. Ci saremmo aspettati da parte del distretto socio- sanitario una particolare attenzione alla prevenzione in vista della ripresa della mobilità delle persone poiché non è da escludere una eventuale seconda ondata epidemica”
Sono tante le domande che l’associazione Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine si pone sulla sanità pontina e in particolare sull’ex ospedale di Gaeta “Monsignor Di Liegro” il quale durante l’emergenza covid-19 ha riattivato il reparto di Malattie Infettive e per il quale, in questi giorni, è stato firmato un protocollo d’intesa, tra il Sindaco, Cosmo Mitrano e il Direttore dell’ASL Giorgio Casati, per realizzare nell’ex Ospedale un centro specialistico non meglio specificato. “L’epidemia in corso dovrebbe averci fatto capire che organizzare la sanità solo con gli ospedali lasciando il territorio sguarnito è un errore gravissimo. Ciò è accaduto soprattutto nelle Regioni Settentrionali del Paese. Il fatto che oltre il 50% dei medici ammalati e poi deceduti erano medici di famiglia, è la dimostrazione più evidente di come abbiamo affrontato male l’epidemia nei territori. Privi di dispositivi di protezione individuali efficaci ha provocato uno stato di contagio ampiamente diffuso. Nell’area sud della provincia di Latina, nel nostro golfo, è stato riattivato il reparto di Malattie Infettive per pazienti affetti da Covid-19.
All’inizio si parlava di posti di terapia intensiva ma era evidente come ciò non fosse possibile poiché le intensive hanno bisogno di ulteriori servizi di supporto dal laboratorio analisi, alla radiologia, cardiologia, rianimazione. A Gaeta non c’è nulla di tutto questo ma ciononostante l’ex ospedale è stato indicato dalla Regione Lazio centro Covid-19 e destinato ad ospitare pazienti positivi, ma sintomatici lievi o convalescenti. In realtà sono stati i reparti del “Dono Svizzero” come Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, Medicina e Rianimazione a ricoverare ed assistere i pazienti con serie manifestazioni cliniche dell’infezione virale.
Attualmente quasi tutti i pazienti affetti da Corona virus vengono assistiti nei propri domicili con l’isolamento e l’ausilio a distanza di consulenza medica tramite app telefonica. Dimostrazione evidente quanto sia più utile potenziare il territorio con i servizi di prevenzione e con i medici di famiglia. Malgrado ciò, in questi giorni è stato firmato un protocollo d’intesa, tra il Sindaco Cosmo Mitrano di Gaeta e il Direttore dell’ASL Giorgio Casati, per realizzare nell’ex Ospedale un centro specialistico non meglio specificato. Il Comune di Gaeta raccoglie fondi per le apparecchiature mentre l’ASL garantirà il personale. L’obiettivo di questo progetto sarebbe quello di abbattere i tempi di attesa per l’esecuzione di esami diagnostici ma non si specifica quali.
E qui si apre un discorso fitto di contraddizioni: ci sono servizi che vanno a scartamento ridotto (Emodinamica Risonanza Magnetica) perché l’ASL non riesce a garantirne il personale in numero sufficiente. Il Sindaco di Gaeta che tenta di far passare il centro specialistico come necessario per l’intera comunità del Golfo, dovrebbe spiegare ai suoi concittadini e a quelli dell’intero comprensorio che in casi di infarto pomeridiano, si finisce a Latina perché l’Emodinamica del “Dono Svizzero” è chiusa.
Si dovrebbe inoltre spiegare che la Risonanza Magnetica dell’ospedale di Formia funziona solo per i ricoverati perché non c’è sufficiente personale per renderla attiva anche per gli esterni. Se poi vogliamo parlare di apparecchiature importanti come la TAC è doveroso sapere che mentre a Fondi la TAC è di 40 strati, a Terracina è di 64, a Latina addirittura di 280, quella del “Dono Svizzero” è di 16 strati ed è la TAC utilizzata per la diagnostica di tutti i cittadini del Golfo che accedono al DEA. Anche l’ASL dovrebbe spiegare quali apparecchiature andrebbero allocate al “Di Liegro” e come farà a garantire il personale visto che al momento non riesce neanche a garantirlo nei servizi essenziali del “Dono Svizzero”.
Mentre si discute dei “centri specialistici” magari modello sanità lombarda, dovremmo invece dedicarci ad organizzare meglio il territorio realizzando le “Case per la salute di Gaeta e Minturno” (quest’ultima già finanziata dalla Regione Lazio). Ci saremmo aspettati in questa fase da parte del distretto socio- sanitario, di cui proprio Gaeta è il Comune Capofila, e da parte dell’ASL, una particolare attenzione alla prevenzione in vista della ripresa della mobilità delle persone poiché una eventuale seconda ondata epidemica, non è possibile da escludere.
Abbiamo registrato notevoli ritardi nell’effettuazione dei tamponi (e delle risposte) per i casi positivi, mentre i test sierologici sembrerebbe che verranno effettuati solo al Goretti e non anche a Formia. Questi test sarebbero molto utili per gli operatori sanitari, per il personale di tutti i servizi delle Stato, per gli anziani, e più in generale per coloro che riprenderanno a spostarsi anche in zone (isole e piccoli comuni) nelle quali non ci sono stati contagi”.
Associazione Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine
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