Dopo un lungo periodo di tensioni e disaccordi, un ritorno all’accordo nucleare tra le due potenze sembra ora un obiettivo raggiungibile.
Questo cambio di direzione ha particolare risonanza nei mercati petroliferi, a spiegarlo è tradingonline.com, che delinea come le contingenze di un possibile accordo stanno diventando sempre più chiare andando così a influenzare l’andamento del prezzo del petrolio e attirando l’interesse degli investitori.
Colloqui riservati tra Washington e Teheran
L’ultimo periodo ha visto una serie di colloqui riservati tra Washington e Teheran, secondo quanto rilevato da diverse fonti internazionali, questo potrebbe portare a diversi sviluppi positivi in futuro e ad un potenziale accordo sia sul piano del nucleare sia del settore petrolifero.
Sono stati diversi gli argomenti trattati dai vertici degli USA e quelli iraniani. In primo piano c’è stata una discussione sull’arricchimento dell’uranio, ci sono stati anche alcuni progressi nel rilascio di prigionieri e nello scongelamento di alcuni assets finanziari. Un’ulteriore testimonianza di questo clima costruttivo è stato anche l’accordo informale sul commercio petrolifero.
Fonti vicine all’amministrazione statunitense hanno sottolineato una diminuzione graduale nell’applicazione delle sanzioni sul petrolio iraniano. Questa mossa strategica ha portato l’Iran a incrementare la sua produzione petrolifera, raggiungendo volumi che non si vedevano da cinque anni, con una notevole quantità di esportazioni dirette verso la Cina.
L’approccio degli Stati Uniti, pur non essendo stato dichiarato apertamente, sembra essere quello di tollerare le crescenti vendite di petrolio iraniano.
Ciò potrebbe essere un tentativo di assicurare un flusso costante di petrolio sui mercati internazionali e mantenere i prezzi del petrolio moderati. Questa decisione potrebbe avere radici anche in un’aspirazione più grande: un nuovo e più stabile accordo nucleare.
Un clima di ottimismo
Il clima di ottimismo è stato supportato anche da fonti esterne, come il quotidiano israeliano Haaretz, che riporta progressi rapidi nei colloqui tra Stati Uniti e Iran. Un potenziale accordo potrebbe vedere l’Iran fermare l’arricchimento dell’uranio al 60% e oltre, in cambio della possibilità di esportare fino a un milione di barili di petrolio al giorno verso gli Stati Uniti.
Questo sviluppo potenziale ha un impatto non solo bilaterale, ma anche a livello regionale. L’Arabia Saudita, infatti, benché attualmente non veda l’Iran come una minaccia immediata, rimane al quanto cauta riguardo al potenziale influente dell’Iran nel mercato petrolifero.
L’Iran, infatti, nonostante l’aumento delle esportazioni, affronta delle sfide significative. Con molte nazioni ancora riluttanti ad acquistare il suo petrolio a causa delle sanzioni, l’Iran si affida principalmente ai mercati asiatici e nello specifico alla Cina. Il rapporto tra la Cina e l’Iran potrebbe essere limitato dalle sfide economiche interne al paese.
Un’altra prospettiva interessante emerge dai viaggi diplomatici di alto profilo, come quello di Brett McGurk, consigliere senior per il Medio Oriente del presidente Joe Biden. Anche se inizialmente descritto come un viaggio “basso profilo“, le discussioni hanno contribuito a facilitare i progressi nell’accordo nucleare.
La strada verso un accordo completo e definitivo è ancora lunga e tortuosa, i recenti sviluppi sono un segnale positivo.
La combinazione di diplomazia, interessi economici e la necessità di stabilità regionale potrebbe, infine, portare a una soluzione reciprocamente vantaggiosa per entrambe le parti. Solo il tempo dirà se questa nuova direzione porterà a un Medio Oriente più pacifico e stabile.
Israele: preoccupata per l’accordo sul nucleare
Israele, tuttavia, rimane scettica e preoccupata per le implicazioni di un rinnovato accordo nucleare. L’Amministrazione Biden, al contrario, vede un accordo con l’Iran come essenziale per stabilizzare la regione e limitare l’influenza della Russia in Medio Oriente.
Dal cuore della politica israeliana, una dichiarazione del premier Benjamin Netanyahu ha ribadito le preoccupazioni del paese. L’affermazione evidenzia l’opinione di Israele secondo cui qualsiasi accordo che non elimini l’infrastruttura nucleare dell’Iran e continui a finanziare Teheran potrebbe, in realtà, aiutare gli sforzi del paese nell’appoggiare attività terroristiche.
In una svolta che ha riacceso la speranza per un dialogo costruttivo, Teheran ha annunciato la liberazione delle sue risorse finanziarie che erano state precedentemente bloccate in Corea del Sud.
Mohammad Reza Farzin, a capo della Banca centrale iraniana, ha dichiarato che questi fondi, convertiti in euro, saranno trasferiti in vari conti bancari iraniani situati in Qatar.
Questo, ha detto, aprirà la strada all’accesso ad altri fondi iraniani congelati a livello globale, promettendo un effetto domino positivo per l’economia iraniana. Questi fondi rilasciati, secondo Farzin, verranno impiegati per l’acquisto di merci che non sono soggette a sanzioni.