Tinnì (pseudonimo di Concetta) Sequino nata a Manfredonia e cresciuta a Napoli è una poetessa e scrittrice unica, capace di trasformare le difficoltà della vita, la bruttura della realtà e la drammaticità dei fatti e dei sentimenti in racconti fiabeschi, una sorta di cura per svuotare le angosce e le emozioni negative ma anche un modo per far capire e immedesimare il lettore, il quale, spera la scrittrice, possa alleggerirsi del proprio fardello e sentirsi meno solo nell’affrontare simili momenti. Iscritta alla Siae nel 1991 ha vinto numerosi premi di poesia tra cui il primo premio in vernacolo con la poesia “O Paravone” inoltre è l’ideatrice dell’”Angolo della Poesia” per un mensile cittadino. Una donna tra le nuvole, come si definisce, ma molto sensibile e attenta alle tematiche sociali come le difficoltà degli adolescenti nelle relazioni affettive, la dipendenza da stupefacenti, la violenza sulle donne di cui scrive per lo stesso mensile. Profondamente legata al golfo di Gaeta e in particolare a Formia, dove vivono le sue figlie, ha dedicato due importanti poesie ai suoi luoghi, una nel maggio 2019, in occasione del centenario della liberazione d’Italia, dopo una visita al “Museo del Fronte e della Memoria” a Gaeta, che verrà poi letta alla presenza di scolari della scuola Dante Alighieri e poi nell’aula consiliare del comune di Formia, e un monologo in versi nel dicembre dello stesso anno, dopo che la nave scuola “La Signora del Vento” fu quasi distrutta da una mareggiata. Tra i suoi libri Veli e Merletti, ovvero: miscela di lacca, lecchine e lacché pubblicato ad aprile 2020 in formato Kindle e Covi-D di Vipere pubblicato a maggio 2020, entrambi dalla Passerina Editore. Abbiamo incontrato la poetessa a Formia per parlare del suo ultimo libro Covi-D di vipere il cui ricavato andrà in beneficienza ad una Associazione di Dublino che distribuisce pasti alle persone che vivono per strada.
Puoi spiegarci bene la doppia funzione terapeutica che sperimenti attraverso la tua scrittura?
Diciamo che la mia scrittura ha questa presunzione di essere e avere funzione di terapia, per me, che mi libero di un dolore e per il lettore che può identificarcisi. In passato sono riuscita ad aiutare materialmente una famiglia che stava attraversando un periodo economico di estremo disagio attraverso il ricavato di una poesia che ho scritto “Come fiocchi di neve”, in questo caso le parole hanno avuto un valore incisivo nella realtà e in particolare nella vita di questa famiglia straordinaria. Nella vita per lavoro motivo i professionisti che si trovano in un momento di crisi o sindrome da burnout dunque per me l’aspetto umano dell’anima e parte essenziale dell’essere umano, una parte meno tangibile e che a volte dimentichiamo di alimentare non esiste l’animologo ma ci sono persone in grado di riaccendere la forza (della vita) che ognuno di noi ha dentro di sé.
Come nasce il libri Covi-d di Vipere?
Nel libro dico delle cose dure, in maniera leggera. E’ un viaggio introspettivo, nato nel periodo del lockdown, in cui mi sono ritrovata chiusa in casa con un’altra donna che mi ha attaccato all’inizio ma poi ho iniziato ad attaccare io. Una donna che rappresenta le insidie e le cattiverie del mondo, che ci spengono e ci abbattono con le sue frasi cattive come “ non sognare più, perdi tempo” o “che c’hai da sorridere”. Le vipere sono dentro di noi, i problemi che somatizziamo e che ci rendono persone peggiori. Liberarsi di questi pesi, aiuta noi e gli altri, ci aiuta a guardare il mondo con altri occhi e a renderlo un posto migliore, di persone migliori.
Altri progetti per il futuro?
Sto scrivendo la mia biografia, ma per ora resta in un cassetto. Continuerò a scrivere le mie poesie e le mie favole. Per il momento sono concentrata sulla riuscita del mio secondo libro e spero al più presto di poter donare all’Associazione il suo ricavato.