Se il bollettino Covid quotidiano restituisce un quadro del contagio altalenante nel capoluogo
pontino e in tutta la provincia le misure da mettere in campo e le raccomandazioni alla
prudenza e alla responsabilità sono sempre le stesse. Il ‘Decreto Natale’ che ha lasciato in
attesa tutta Italia è arrivato già da qualche giorno e ha segnato di rosso tutto il vecchio
scarpone ma la diffusione del contagio si ferma non solo con i divieti ma soprattutto i
comportamenti corretti con i quali si ha confidenza ormai da molti mesi.
“Il Natale è alle porte e colgo l’occasione per rivolgere a tutte le cittadine e i cittadini di Latina
e provincia il più sincero augurio di buon Natale. Le feste quest’anno saranno
inevitabilmente diverse da quelle che siamo soliti celebrare ma lo sforzo che mettiamo in
campo oggi ci servirà ad uscire prima e meglio da questa pandemia globale”, ha dichiarato
Giorgio Casati, Direttore Generale della Asl di Latina.
“Il distanziamento, il corretto uso dei dpi e il lavaggio delle mani sono le uniche armi per
combattere il virus che noi oggi possiamo utilizzare. Rimandiamo i baci, gli abbracci e le
strette di mano in modo da tutelare le persone più fragili come gli anziani e quelle affette da
comorbilità”, ha concluso Casati.
Non bisogna minimizzare la situazione, ha sottolineato la Professoressa Miriam Lichtner,
dirigente delle malattie infettive all’ospedale Goretti di Latina e docente universitaria presso
la Sapienza di Roma: “Sebbene si registri una deflessione del numero di contagi a Latina e
provincia la situazione rimane ancora grave. L’ospedale Goretti è completamente coinvolto
da questa emergenza sanitaria e sono ormai settimane che i circa 200 posti letto Covid sono
sempre occupati. Ricoveriamo solo i pazienti che hanno la polmonite bilaterale e che non
possono essere curati a casa. C’è un costante afflusso giornaliero di una media di 20
persone Covid positive in Pronto Soccorso. La preoccupazione è giustificata perché oltre
alla gravità del quadro clinico dei pazienti che arrivano in ospedale si associa il fatto che
tante altre patologie non sono gestibili in altri setting e questo significa che il sistema
ospedaliero non può ‘reggere’ per tanto tempo”.
“Una cosa impressionante che registro- aggiunge l’esperta- è che rispetto alla prima ondata
di marzo che aveva sconvolto tutti gli italiani e caratterizzata da coesione sociale e canti
dalle finestre, oggi c’è incredulità, dubbio e negazione. Per rendere più chiara la situazione
posso dire che da marzo fino al mese agosto, presso il nosocomio pontino, abbiamo
ricoverato 270 persone, ad oggi il totale è arrivato a più di mille. Ciò vuol dire che in tre mesi
abbiamo totalizzato più di 800 ricoveri. Mi rendo conto che nella società non c’è la
percezione di cosa succede, sembra ci si sia abituati a questo stato di emergenza”.
“Data la situazione di grande emergenza,- sottolinea la Lictner- tutto quello che sotto le feste
riunisce le persone fa purtroppo aumentare i contagi. In questo momento epidemico
sappiamo che le famiglie sono i detonatori del contagio, soprattutto nuclei familiari che
normalmente non sono in contatto ma che si riuniscono per le feste sono degli amplificatori
della situazione. E’ pur vero che una grande percentuale di persone contagiate sono gestibili
a domicilio ma il 10-15% dei soggetti presenta la malattia in forma grave con necessità di
ospedalizzazione e possibilità di morte. Credo ci voglia un grande senso di responsabilità
per evitare che ai nostri familiari, ai nostri amici possa accadere una cosa del genere.
Bisogna evitare di complicare una situazione già grave”.
Ma i test rapidi fatti qualche giorno prima o addirittura il 24 dicembre mattina ci mettono al
riparo dal rischio contagio? La professoressa Lictner sul punto fa chiarezza: “Sfatiamo un
altro falso mito, il tampone antigenico o molecolare che tutti vogliono assicurarsi prima della
vigilia di Natale, fotografa la situazione di quel momento ma non ci assicura una patente di
‘sanità’ per così dire. Abbiamo già visto questa estate che effettuare il test prima di partire,
è stato inutile e ingannatorio. Chi è negativo si sente libero di non rispettare il
distanziamento, di non usare la mascherina e questo può essere molto pericoloso. Il
tampone è uno strumento invece che deve servire per fare diagnosi per chi sta male o per
controllare eventuali focolai. Non bisogna ingolfare il sistema solo per avere ‘una patente di
non contagiosità’ perché questo si tradurrebbe in una pratica doppiamente irresponsabile
che da una parte non ci rende più sicure nelle riunioni familiari e dall’altra stressa un sistema
sanitario già oberato”.
“In molti hanno atteso l’approvazione del ‘Decreto Natale’ ma dobbiamo essere noi cittadini
liberi di scegliere di proteggerci cercando perciò di ostacolare la diffusione dell’epidemia.
Dopo mesi di pandemia, è comprensibile, siamo tutti stanchi e c’è il grande bisogno di stare
con la propria famiglia, con i propri amici, di abbracciarsi ma la cosa giusta è preservare i
nostri cari non solo gli anziani che sono la categoria più fragile ma anche gli over 50 e in
generale tutti”.
“Il momento più rischioso è proprio stare attorno ad uno stesso tavolo e mangiare, senza
mascherina ovviamente, o altri momenti di convivialità. Scegliamo invece di scambiarci gli
auguri tra pochi familiari stretti e ricordiamoci di usare correttamente la mascherina. Se cosi
faremo riusciremo a ridurre i contagi e ad arrivare presto a poter utilizzare il vaccino cosi da
sconfiggere questa terribile epidemia”, ha sottolineato in conclusione Miriam Lictner