World Health Day, la Giornata Mondiale della Salute, è una giornata di sensibilizzazione sulla salute celebrata ogni anno il 7 aprile, con il patrocinio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nonché di altre organizzazioni collegate. Nel 1948, l’OMS ha organizzato la prima Assemblea Mondiale della Sanità. In occasione della ricorrenza il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Ministro della Salute Roberto Speranza hanno rilasciato dichiarazioni con parole di ringraziamento per gli operatori sanitari. In particolare il Capo dello Stato ha sottolineato l’importanza del valore della salute nella fase di pandemia che stiamo affrontando “Tanti lutti e sofferenze hanno reso ancor più evidente il valore della salute, componente essenziale del diritto alla vita, presidio da preservare e rafforzare nella solidarietà tra i popoli, gli Stati, i continenti”.
Ha rivolto anche parole di ringraziamento e gratitudine agli operatori sanitari impegnati nella lotta al Covid-19: “Questa giornata, la settantesima, è dedicata agli infermieri e alle ostetriche. Le vicende drammatiche di questi giorni hanno mostrato di quanta generosità, professionalità, dedizione sono capaci gli operatori sanitari. Il nostro pensiero grato e riconoscente va alle infermiere e agli infermieri in prima linea, e con loro a tutti i medici degli ospedali e dei servizi territoriali, agli assistenti, ai ricercatori, a quanti operano nei servizi ausiliari: li abbiamo visti lavorare fino allo stremo delle forze per salvare vite umane e molti di loro hanno pagato con la vita il servizio prestato ai malati”. Il totale dei camici bianchi rimasti vittima del Covid-19 sale a 94, a darne la notizia la Federazione degli Ordini dei Medici – FNOMCEO, che da settimane sul suo portale, listato a lutto, riporta l’elenco dei colleghi morti. In totale, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità aggiornati al 6 aprile, sono 12.681 gli operatori sanitari contagiati in Italia. La giornata mondiale della salute quest’anno è dedicata agli infermieri. Ed è proprio la loro la categoria più colpita dall’epidemia.
Più della metà degli infermieri, infatti, ha contratto il Covid-19; da quando il virus è arrivato in Italia, 26 di loro sono morti e 6.549 sono stati contagiati. Ben 1.049 in più rispetto a sabato scorso. I dati sono stati resi noti dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche – FNOPI. Sono cifre che spaventano ancora di più se si fanno le proporzioni con il numero totale dei positivi degli ultimi giorni. FNOPI sottolinea, infatti, che nel giro di 48 ore il numero dei casi tra gli infermieri è pari a un terzo dei contagiati totali nello stesso lasso di tempo. E indica che è la categoria sanitaria che conta il maggior numero di positivi: il 52% di tutti gli operatori. Alla luce di questi numeri preoccupanti, i rappresentanti degli infermieri chiedono che si faccia più attenzione a loro. Tonino Aceti, portavoce di FNOPI, fa un appello affinché vengano garantiti tamponi e dispositivi individuali di protezione: “Gli infermieri restano più a lungo accanto al paziente, e fanno turni anche di 12 ore ciascuno, che rendono molto più elevate le possibilità di contagio. Stanno pagando un prezzo altissimo”. Dal canto suo, la presidente di FNOPI Barbara Mangiacavalli spiega: “Il nostro fine è assistere i pazienti, individuarne le necessità ed essergli vicini, incidere nel processo organizzativo e decisionale del sistema e dare risposte mirate alle contingenze economiche e ai bisogni che emergono dall’attuale scenario demografico ed epidemiologico.
Ci rendiamo conto della difficoltà di reperire personale e nessuno più degli infermieri ha coscienza della gravità e dell’emergenza in cui ci troviamo ed è per questo che, anche con la risposta di quasi 10 mila professionisti alla call della Protezione civile per una task force di 500 infermieri da destinare alle aree più colpite, abbiamo dimostrato sempre la volontarietà della nostra azione, della disponibilità e del nostro intervento. Un primo contingente di 81 infermieri è già partito, destinato in Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Trento e Valle d’Aosta, ma le carenze vanno risolte a monte e non è possibile doverle rincorrere durante un’emergenza così”. Dall’Oms arriva l’allarme: nel mondo mancano 6 milioni di infermieri. Urgono, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, investimenti per la loro formazione e assunzione. Per l’organizzazione mondiale della sanità è inoltre indispensabile “migliorare le condizioni di lavoro, salari equi e rispetto dei diritti alla salute e alla sicurezza sul lavoro”. Si legge nel rapporto The State of the World’s Nursing 2020: “La pandemia di Covid-19 sottolinea l’urgente necessità di rafforzare la forza lavoro sanitaria globale.
Oggi ci sono poco meno di 28 milioni di infermieri in tutto il mondo. Tra il 2013 e il 2018, il numero di infermieri è aumentato di 4,7 milioni. Ma questo lascia ancora oggi un deficit globale di 5,9 milioni, soprattutto in Africa e Asia. Numeri che peggioreranno in futuro, se si considera che uno su 6 dovrebbe andare in pensione entro 10 anni. Per evitare rischi per i servizi sanitari, si stima che i paesi che soffrono di carenza dovrebbero aumentare il numero totale di laureati infermieri in media dell′8% all’anno”. Denaro ben speso, sottolinea l’Oms, visto che “ogni centesimo investito nell’assistenza infermieristica aumenta il benessere di persone e famiglie in modi tangibili che tutti possono vedere”.