Intere generazioni di giovani formiani si sono avvalsi durante la loro esistenza delle prestazioni artigianali dei Tatta per acquistare o riparare bici e motorini. Questa è la loro storia. Il racconto affascinante e più che secolare di una famiglia in cui ogni generazione ha ereditato dalla precedente le abilità artigianali e imprenditoriali che fanno dei Tatta a Formia un simbolo di efficienza, professionalità e inventiva. Pasquale Tatta prima che scoppiasse la grande guerra (1915 – 1918) lascia Itri, la sua località di origine, e si trasferisce a Formia. Con Giulio Tatta, persona garbata, percorriamo insieme la storia di cinque generazioni.
Il bisnonno Pasquale, artigiano provetto ha otto figli: Gioacchino, Vincenzo, Giuseppe, Carlo, Francesco, Alfonso, Michele e Adele morirono in tenera età. Quattro fratelli, Gioacchino, Giuseppe, Vincenzo e Francesco si mettono in società e guadagnano la stima e la fiducia delle istituzioni e dei concittadini formiani. Eseguono vari lavori artigianali, a cominciare dagli impianti idraulici e di illuminazione pubblica. Sono loro a realizzare la prima illuminazione della centralissima Via Vitruvio. Hanno una bottega con annesso laboratorio artigianale in Piazzetta delle Erbe, allora degli edifici pubblici i locali a livello stradale erano utilizzati a negozi. Sono capaci di realizzare un brevetto di un mulino chiamato Tatta per la produzione di farina. Iniziano a costruire una bicicletta con il marchio Tatta, quella classica con freni a bacchetta.
La rivista Latina Gens nel 1930 ospita spazi pubblicitari con lo slogan “Preferite Bicicletta Tatta”. Gioacchino poi aprirà una sua autonoma attività di ricambio auto ed ha tre figli Dino, Arcelio e una femmina. Dopo la grande guerra nascono i Trasporti Tatta, un orgoglio cittadino, poi Oddino, figlio di Gioacchino, cede la proprietà all’ATP, ancora oggi vi lavora il figlio Raffaele. Dove ora a Formia vi è il Centro Commerciale prossimo a Piazza Vittoria vi era prima Officina Garage Tatta. La famiglia è costituita da autentici lavoratori che non si risparmiano mai. Giuseppe, nonno degli attuali Giuseppe e Giulio, nel 1935 conquistato dal regno d’Italia l’impero di Etiopia si trasferisce con un camion sul posto garantendo viaggi per privati e l’amministrazione italiana. I suoi guadagni li invia con rimesse alla famiglia per migliorare l’azienda e poi acquista il suolo dove vi è l’attuale sede Tatta. Pasquale Tatta si sposa con una bella ragazza di Mola Eliana Di Nucci.
Ci sarà sempre competizione in virtù dell’appartenenza a due rioni diversi. Giulio racconta che anche lui si sentirà sempre di Castellone come il padre. Ha lavorato con impegno negli anni per la Chiesa di Sant’Erasmo e la sua valorizzazione, come volontario anche per il recupero di Cisternone, che all’inizio era totalmente impraticabile. Ma tornando alla ricostruzione postbellica Giulio ricorda che coloro che disponevano di un camion hanno fatto guadagni d’oro. Il padre cercò di recuperare il loro camion abbandonato nella proprietà di famiglia, riuscirono ad attivare il motore ma non riuscirono a trovare come sostituire una gomma e un cerchione mancanti e dovettero desistere. All’inizio fecero la fame, poi cominciarono a sollevarsi. Nel 1950 aprirono una loro officina dinanzi al ristorante La Quercia, nel 1956 di fronte i Grandi Negozi Marciano iniziando anche a commercializzare motocicli e ottengono la concessione Gilera restando in questa sede sino al 1990. E infine nel 1992 trasferimento nell’attuale sede di Via Appia 267 – Lato Napoli.
Come concessionario della Gilera Giuseppe e Giulio Tatta per lunghi anni debbono confrontarsi con la dura concorrenza della Piaggio che propone la mitica Vespa. Ma il mondo dell’industria è volubile e nel 2005 diviene un unico gruppo rigorosamente italiano Gilera – Aprilia – Moto Guzzi e Piaggio. I fratelli Tatta diventano concessionari per le province di Latina e di Frosinone. Nel 2013 aprono una sede anche a Latina capoluogo e sul resto del territorio pontino e ciociaro si avvalgono di rivenditori autorizzati. Debbono sopportare anche il peso di cattivi pagatori ma non demordono mai.
E gli altri Tatta? Vincenzo apre un’officina meccanica con il figlio Carmine, Francesco ha da parte sua figli che non continuano le attività di famiglia quali Marcello e Aldo, quest’ultimo avvocato. Carlo si trasferisce a Roma e viene a Formia solo come villeggiante. Alfonsino (come lo chiamano in famiglia essendo il più piccolo) apre il Garage e Ricambi Auto Tatta, il figlio Aldo gestirà una stazione di servizio Agip a Mola sino a quando sarà consentito. I germani Giuseppe e Giulio continuano la tradizione di famiglia, consentono all’azienda Tatta di effettuare il giro di boa del secolo e di iniziare il secondo. Hanno mantenuto anche la mentalità artigianale che consentì alle precedenti generazioni di iniziare dal nulla e dopo l’ultima guerra di ripartire.
La loro arma vincente è la semplicità e la modestia, unite alla volontà di essere sempre al servizio di Formia e dei formiani. Il loro padre Pasquale è stato anche un grande collezionista e stimatore di storia patria. Giuseppe ha un figlio unico Emanuele e Giulio quattro: Pasquale, Gianmaria, Carolina e Daniel. Questi giovani sono la quinta generazione dei Tatta a Formia. Per tutto quello che rappresentano meritano che una strada cittadina sia intitolata ai mitici 7 fratelli Tatta. L’associazione Italia Nostra Onlus formalizzerà in questi giorni una richiesta formale e ufficiale al Comune.
CARLO TATTA UNO DEI RAGAZZI DEL ’99 CHE SI GUADAGNO’ LE MEDAGLIE AL VALORE SUI CAMPI DI BATTAGLIA DELLA GRANDE GUERRA
Carlo Tatta è nato nel 1899 ed è uno dei famosi ragazzi del 99 che parteciparono alla Grande Guerra, arruolandosi nel Regio Esercito con tutto l’entusiasmo dei loro diciotto anni. Ebbe a dire Armando Diaz, capo supremo dell’Esercito Italiano: “Li ho visti i ragazzi del ’99. Andavano in prima linea cantando. Li ho visti tornare in esigua schiera. Cantavano ancora”. |
Durante la prima guerra mondiale, ragazzi del ’99 era la denominazione data ai coscritti negli elenchi di leva del 1917. Furono precettati quando non avevano ancora compiuto diciotto anni. I primi contingenti italiani, 80 000 circa, furono chiamati nei primi quattro mesi del 1917, e frettolosamente istruiti, vennero inquadrati in battaglioni di milizia territoriale. Alla fine di maggio furono chiamati altri 180.000 ed altri ancora, ma in minor numero, nel mese di luglio. Ma i primi ragazzi del 1899 furono inviati al fronte solo nel novembre del 1917, nei giorni successivi alla battaglia di Caporetto. Il loro apporto, unito all’esperienza dei veterani, si dimostrò fondamentale per gli esiti della guerra. Le giovanissime reclute appena diciottenni del 1899 sono da ricordare in quanto nella prima guerra mondiale, dopo la battaglia di Caporetto (24 ottobre 1917), in un momento di gravissima crisi per l’Italia e per il Regio Esercito, rinsaldarono le file sul Piave, del Grappa e del Montello, permettendo al Regno la controffensiva nel 1918 a un anno esatto da Caporetto con la battaglia di Vittorio Veneto e quindi la firma dell’armistizio di Villa Giusti da parte dell’Austria-Ungheria. A partire dal primo dopoguerra, il termine “ragazzi del ’99” si radicò ampiamente nella storiografia e nella pubblicistica italiana da entrare nell’uso comune per riferirsi a tutti i militari nati nel 1899. Non esistono dati certi sui soldati caduti sul campo di battaglia o decorati, ma il ricordo di questi giovanissimi combattenti sopravvive nella memoria popolare. Carlo Tatta oltre all’onorificenza di cavaliere di Vittorio Veneto si guadagnò numerose medaglie per il suo valore sui campi di battaglia. Ancora oggi nella famiglia Tatta si parla del prozio Carlo con infinito e giustificato orgoglio.
GIOACCHINO, PRIMOGENITO DEI TATTA, FU ORGOGLIO FORMIANO DEL CICLISMO D’EPOCA
Campione autentico ebbe come testimone di nozze il compagno di squadra Costante Girardengo
Giulio Tatta parla con orgoglio del fratello primogenito di suo nonno Giuseppe. Quando il ciclismo era agli albori come sport agonistico Formia ebbe un suo cittadino capace di conquistare fama e successo. Parliamo di Gioacchino Tatta, nato nella città formiana il 22 novembre 1890. Fin da ragazzo nutrì la passione per il ciclismo sportivo e giovanissimo aderì alla squadra agonistica della Maino, una delle più antiche case produttrici di biciclette in Italia, indossando la classica maglia grigia. La Giovanni Maino & Co. è stata un’azienda ciclistica e motociclisticaitaliana. Fondata nel 1896 ad Alessandria per la fabbricazione di biciclette, nel 1902 La Maino iniziò la parallela produzione di motocicli che ebbe termine nel 1910.
L’azienda fu rilevata nel 1939 dalla Rizzato di Padova che tenne in funzione l’unità produttiva ad Alessandria fino al termine della Seconda guerra mondiale. Da ricordare che la prima bici di qualità di Fausto Coppi fu una Maino pagata 520 £ all’età di quindici anni (la sua paga da garzone era di 5 £). Nel dopoguerra la fabbrica piemontese fu chiusa, mantenendo però commercialmente attivo il marchio Maino. Learco Guerra vinse il Campionato del mondo su strada nel 1931 su una Maino. Costantino Girardengo, detto Costante (Novi Ligure, 18 marzo1893 – Cassano Spinola, 9 febbraio1978), è stato un grande ciclista su strada e pistarditaliano. Professionista dal 1912 al 1936, fu il primo Campionissimo nella storia del ciclismo italiano, vincendo due volte il Giro d’Italia (nel 1919 e 1923), sei volte la Milano – Sanremo (nel 1918, 1921, 1923, 1925, 1926 e 1928), tre volte il Giro di Lombardia, tre volte il Giro del Piemonte e cinque volte la Milano – Torino, detenendo inoltre anche il record di vittorie nei campionati italiani su strada con nove successi totali. Ebbene Girardengo si recò a Formia alle nozze di Gioacchino Tatta, facendo da testimone al suo matrimonio.
Era nata tra i due una bellissima amicizia, grazie alla comune maglia grigia. Il primogenito dei fratelli Tatta conseguì il primo posto nella 5a edizione della Coppa Caivano del 1914, importante corsa sul cui albo d’oro figurano nomi come Guerra, Bottecchia e Padovan. Altri importanti successi furono la vittoria del Giro del Gargano nel 1912, Il Gran Criterium di Napoli, il Giro dei due Mari, il Giro della Capitanata, la Coppa Città di Molfetta. Un ottimo terzo posto ad un Giro della Campania alle spalle di Gremo e Bottecchia. Numerose le partecipazioni a gare di importanza nazionale come la Roma – Napoli – Roma e la Milano – San Remo. Un Palmares invidiabile di un cittadino formiano che ha creduto con tutta l’anima al ciclismo sportivo, quando si portava a tracolla una gomma per eventuale ricambio in caso di foratura e le biciclette pesavano tantissimo e, infine, le strade erano profondamente disagevoli. Terminata la carriera con un’eredità di coppe e trofei per i figli, ha gestito per molti anni un’autofficina – autoricambi sulla centrale Via Vitruvio, raccontando ai giovani formiani le sue gesta ormai entrate nei miti.
GIUSEPPE TATTA E IL FIGLIO PASQUALE NELL’INFERNO DELL’OCCUPAZIONE TEDESCA DI FORMIA E DI ITRI
E ancora Giulio Tatta il mio compagno di viaggio nella storia della sua famiglia. L’amarcord va al periodo in cui Formia ed Itri si trovano sulla prima linea del fronte. I tedeschi effettuano un rastrellamento tra le strade piene di detriti, testimonianze di una distruzione senza fine del patrimonio immobiliare formiano, sia pubblico che privato. I tedeschi rastrellano circa 150 persone e li fanno porre a cerchio costringendoli, dietro la minaccia dei loro mitra, a stare sempre più stretti tra di loro.
Tra i rastrellati il quarantottenne Giuseppe Tatta e il figlio Pasquale quindicenne. Giuseppe si sente perduto e poggiando entrambe le mani sulle spalle del figlio esclama disperato: “non vedremo più mamma”. Si sparge la voce che un tedesco sia stato ucciso o forse qualche civile ha compiuto un furto a loro danno, può essere anche solo una pagnotta di pane, ogni infrazione deve essere punita. Nel momento cruciale giunge una camionetta tedesca e un ufficiale grida l’alt e ordina di trasferirli tutti a piedi in fila indiana verso Itri. Durante il percorso Giuseppe Tatta vede alcuni bambini denutriti e ricoperti da stracci ai margini della strada ed estrae dalle tasche alcuni pezzi di pane che portava con se e li offre loro. Un soldato tedesco che procedeva accanto a loro per evitare fughe nota la scena ed indica a Giuseppe e al figlio Pasquale di rallentare sino a quando vengono superati da tutti e, quando diventano loro stessi coda della fila, indica loro la strada retrostante invitandoli ad andarsene.
Era rimasto talmente colpito dalla generosità di chi in pericolo di vita ancora era capace di provare solidarietà che li aveva premiati con la salvezza e la libertà. A Formia è impossibile vivere, manca persino la possibilità di alimentarsi. Padre e figlio si trasferiscono a Roma e, ironia del destino, trovano lavoro presso un’officina tedesca. Il lavoro durerà sino alla liberazione di Roma che consentirà loro il ritorno in una Formia da ricostruire. Tutti i beni personali sono stati saccheggiati da coloro che sono rimasti sul posto o che sono rientrati per primi. Ognuno aveva celato denaro e oggetti di valore seppellendoli sotto terra nei giardini e negli orti e puntualmente erano stati scavati e sottratti. Della vita precedente non resta più nulla, bisogna ricominciare da zero, la famiglia Tatta deve rimboccarsi le maniche e lavorare sodo.