L’annullamento delle gite d’istruzione, disposto dal Consiglio dei Ministri tra le misure per evitare la diffusione del Coronavirus, porta con sé una conseguenza pratica per le famiglie che avevano già versato una quota (oppure il saldo) all’istituto scolastico in vista del viaggio.
Chi dovrà rimborsare il denaro? Confconsumatori interviene per confermare che non ci sono dubbi a proposito: «Leggiamo sulla stampa – fanno sapere dall’associazione – che la soluzione del caso spetterebbe al Ministero. Anzi, che sarebbe il Miur addirittura a dover farsi carico del rimborso. Insomma, il solito scaricabarile. Non è così. Il Codice del Turismo, al quarto comma dell’articolo 41, parla chiaro: il contratto di viaggio deve ritenersi risolto per impossibilità sopravvenuta della prestazione. Alla luce di questo, dunque, gli istituti scolastici sono tenuti a restituire alle famiglie, senza bisogno di alcuna richiesta, le somme percepite per i viaggi d’istruzione, che siano acconti o saldi. Neppure gli organizzatori, cioè le agenzie di viaggio o i tour operator, hanno diritto ad alcuna somma: non possono lamentare la restituzione di spese o indennizzi di nessun genere».
Confconsumatori lancia un appello: «Invitiamo gli istituti scolastici a bonificare immediatamente le somme che spettano ad ogni famiglia, senza sottoporle a ulteriore inutile stress. Salvo, naturalmente, che le scuole intendano valutare di riproporre la gita in un altro periodo dell’anno, se possibile. Qualora sorgessero controversie, e ci auguriamo che non ce ne siano, confidando che i dirigenti scolastici vogliano adottare comportamenti virtuosi, le famiglie possono rivolgersi ai nostri sportelli».