M. Marcaccio con il Presidente emerito Napolitano

Giorgio Napolitano è stato un figlio della borghesia professionale napoletana, il padre affermato avvocato liberale e grande amico del Presidente Enrico De Nicola. 

Aderisce giovanissimo al Partito Comunista Italiano, come egli stesso dirà non per una motivazione ideologica bensì per impulso morale in quanto era il partito che a Napoli aveva maggiormente combattuto il fascismo e quello più vicino al popolo, una vicinanza fisica fatta di rapporti diretti con i più bisognosi; era il partito che sentivano più vicino quel gruppo di giovani antifascisti ed interpretava quel loro fermento di idee, passione civile e politica.

Napolitano è stata la migliore espressione del comunismo napoletano, segnato fortemente dalla contaminazione tra il pensiero di Antonio Gramsci e quello di Benedetto Croce, tra il comunismo italiano e l’idealismo, che lo porterà a rifuggire da un approccio minoritario mettendo al centro del proprio agire politico la cultura di governo.  

Viene da subito attratto da Palmiro Togliatti che, dopo la svolta di Salerno in contrasto con il gruppo dirigente storico, stava costruendo il Partito Nuovo nel quale la nuova generazione di giovani dirigenti politici, tra cui lo stesso Napolitano, avrà ruoli di primo piano.

Napoli, una città distrutta dal secondo conflitto mondiale, ma con una grande vivacità culturale: Raffaele La Capria, Francesco Rosi, Massimo Caprara e Maurizio Barendson personalità con le quali Napolitano si confrontava quotidianamente discutendo dei temi più disparati.

Il giovane Napolitano, in contrasto con il padre che voleva per lui una carriera forense, scelse di essere un funzionario di partito, dunque, una vita tutta politica dedicandosi, a differenza degli altri leaders comunisti, soprattutto all’ attività parlamentare.

Il presidente Napolitano ha contribuito con il suo pensiero e le sue battaglie alla ridefinizione dell’identità e del profilo della sinistra italiana ed europea; per noi giovani  è stato un grande maestro sempre disponibile nonostante gli acciacchi dell’età ed empatico come altri grandi dirigenti politici di quella stessa generazione, meridionalisti convinti: Emanuele Macaluso e Gerardo Chiaromonte.

Ricordo che mi trovavo alla Camera dei Deputati seduto tra Giorgio Napolitano ed Emanuele Macaluso, quando quest’ ultimo, dopo essermi rivolto a loro con il lei mi disse: ricordati, tra compagni si dà del tu.

Con il presidente Napolitano non c’è stata solo una comunanza ideale e politica ma anche la simpatia comune per la squadra calcistica del Napoli.

Per congedare Giorgio Napolitano non ci sono parole migliori di quelle che ha utilizzato Anna Finocchiaro: “Il Presidente Napolitano ha speso la sua vita per l’Italia e ad essa appartiene la sua memoria”.