Fumo in spiaggia? – Le spiagge sono affollate. Un pieno di presenze nel nostro territorio. Sotto gli ombrelloni si sente odore di fumo. Ma in spiaggia si può fumare? Ecco un excursus sulle leggi. Nel 1934, durante la monarchia con il Regio decreto “Testo unico delle leggi sulla protezione e l’assistenza della maternità e dell’infanzia” c’è il divieto di vendita del tabacco ai minori di anni 16 e divieto di fumo nei luoghi pubblici. Nel 1942, la tematica del contrabbando di tabacco viene affrontata nella “Legge sul monopolio dei sali e dei tabacchi”. Una legge più mirata a regolare la vendita dei tabacchi che non il loro consumo in ottica di salute pubblica. Nel 1962, c’è il primo tentativo di contrastare la diffusione dell’abitudine al tabagismo.

Fumo in spiaggia? – Con la legge n.165 viene infatti vietata la propaganda pubblicitaria di qualsiasi prodotto da fumo, nazionale ed estero, senza alcuna distinzione tra pubblicità diretta e indiretta. La prima vera norma a tutela dei non fumatori risale al 1975. La legge n. 584 stabilisce il divieto di fumo sui mezzi di trasporto pubblico (ad eccezione delle carrozze riservate ai fumatori sui treni) e in determinati locali, tra cui le corsie degli ospedali, le aule scolastiche, le sale d’attesa delle stazioni, i locali chiusi adibiti a pubblica riunione, ma anche i cinema e le sale da ballo. Nel 1983, lasciando la formulazione del divieto inalterata, vengono però aggiornate le sanzioni previste. Dal 1990, si vedono una serie di provvedimenti sulla tutela sia dal fumo passivo sia sulla limitazione alla pubblicizzazione delle sigarette oltre che in tema di composizione ed etichettatura dei prodotti del tabacco. 

Fumo in spiaggia? – In questo decennio, diventa obbligatoria l’ avvertenze sui pacchetti di tabacco e di sigarette riguardanti i danni del fumo alla salute. Viene vietata la pubblicità televisiva dei prodotti del tabacco, anche in forma indiretta e viene stabilito che le sigarette non possono avere un contenuto in catrame superiore ai 12 mg. Viene vietata la sponsorizzazione di programmi televisivi e offerte al pubblico da parte di persone, fisiche o giuridiche, “la cui attività principale consista nella fabbricazione o vendita di sigarette o altri prodotti del tabacco”. Viene imposto ai datori di lavoro di limitare l’esposizione del lavoratore ad agenti cancerogeni, fumo compreso e il divieto di fumo viene esteso ai locali destinati al ricevimento del pubblico e usati dalla pubblica amministrazione, dalle aziende pubbliche e dai privati esercenti servizi pubblici. 

Fumo in spiaggia? – Il punto di svolta arriva con la legge sul fumo del 2003, nota anche come legge Sirchia. Il provvedimento recante “Tutela della salute dei non fumatori” estende il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, con le sole eccezioni dei locali riservati ai fumatori e degli ambiti strettamente privati, come le abitazioni civili. Nello stesso anno, il limite di catrame nelle sigarette viene abbassato a 10 mg, e vengono introdotte nuove norme di etichettatura. Scompaiono le diciture come “mild”, “light” e tutti quegli elementi figurativi che possano far pensare che alcuni prodotti siano meno nocivi di altri. Nel 2004 viene regolamentata la pubblicità e la sponsorizzazione dei prodotti del tabacco di carattere transfrontaliero oltre alla distribuzione gratuita dei prodotti del tabacco a scopo promozionale.

Fumo in spiaggia? – Nel 2005 i marchi di tabacco non possono più sponsorizzare il Gran Premio di Formula 1, di motociclismo d’Italia e di San Marino. Il limite di età per la vendita di sigarette e prodotti del tabacco, fermo a 16 anni fin dal 1934, viene aggiornato nel 2012 e innalzato a 18 anni. Da questo momento solo i maggiorenni possono quindi comprare sigarette e tabacco. Nel 2016 vengono emanati ulteriori provvedimenti in materia antifumo. Non è più concesso fumare in auto in presenza di minori o donne incinte, né si può fumare presso cliniche ospedaliere e centri di ricerca. Chi getta i mozziconi per terra può incorrere in una multa, e i pacchetti da 10 sigarette vengono messi al bando.

Fumo in spiaggia? – Per il tabacco sfuso, invece, viene introdotto un limite massimo di 30 grammi. Viene poi deciso che almeno il 65% dei pacchetti di sigarette debba mostrare immagini shock sugli effetti del fumo. La legge è meno precisa in materia di prodotti che non richiedono la combustione, come le sigarette elettroniche e i riscaldatori del tabacco. Non esiste infatti una normativa chiara, univoca e soprattutto esplicita sulle alternative alle sigarette. La legge Sirchia del 2003 parla esplicitamente di prodotti da fumo, in cui sigarette elettroniche e riscaldatori non sono inclusi. Ne consegue che, usare svapo o usare il riscaldatore di tabacco dovrebbe essere consentito. Molto spesso, però, ristoranti e luoghi al chiuso hanno politiche proprie sull’utilizzo di questi dispositivi.

Fumo in spiaggia? – Anche gli stabilimenti balneari hanno regolamenti interni per cui in alcuni è consentito fumare in altri no. Non esiste ad oggi una legge nazionale che vieti il fumo in spiaggia. Bisogna accertarsi sulle norme vigenti nella Regione dove ci si reca, nel Comune dove si risiede e/o soggiorna, nello stabilimento balneare. Osservare se ci sono cartelli di divieto in spiaggia. Chi non rispetta la regola incorre in una multa da €25 fino a €500. Chi butta le cicche o residui di stick in spiaggia può incorrere in una sanzione da €60 a €300.