Sei sodalizi e per la precisione: la Comunità Lazio Meridionale – Isole Pontine a firma dell’avvocato Patrizia Menanno e il medico cardiologo Francesco Carta, l’Associazione cittadini per la tutela dei beni comuni Formia dottoressa Anna De Meo, il Laboratorio Socio Politico San Giacomo Gaeta l’ingegnere Marcello Di Marco, il Sud Pontino Social Forum dottor Biagio Magri, Circolo La Barba di Giove referente Formia professoressa Maria Rita Manzo, l’Associazione Pendolari Stazione Minturno – Scauri professore Francesco Valerio hanno scritto al presidente della Regione Lazio On. le Nicola Zingaretti, a\ll’Assessore Regionale alla Sanità Dr. Alessio D’Amato, Al Direttore Azienda ASL Latina Dr. Giorgio Casati sul tema “Destinazione dell’Ospedale di Fondi a cura Covid-19 e del Dono Svizzero di Formia alla cura delle altre comuni patologie”. Fanno osservare: “In merito alle difficoltà dell’Ospedale Dono Svizzero nella gestione della SARS-Cov-2 e delle altre comuni patologie, esiste una sola via d’uscita: organizzare la degenza dei pazienti affetti da Covid-19 in un altro ospedale.
Con il trasferimento del reparto di Ostetricia e Ginecologia nel “Dono Svizzero”, operazione che doveva già essere fatta da tempo, l’ospedale di Fondi si presterebbe benissimo ad assistere pazienti, anche gravi, affetti da Covid-19.
Purtroppo giunge la notizia che, al contrario, si trasferiscono tecnici dal laboratorio analisi del “Dono Svizzero” all’Ospedale di Fondi, per garantire la guardia H 24, sebbene li si effettuino pochissimi esami notturni che potrebbero essere tranquillamente elaborati presso l’ospedale di Terracina.
Nel frattempo al “Dono Svizzero”, sede del DEA, il personale è ridotto sempre più al lumicino.
Chi dà queste disposizioni e, soprattutto, con quali motivazioni?
Tenuto conto che non siamo ancora nel pieno del freddo invernale e della diffusione dell’influenza stagionale, saremmo ancora in tempo a realizzare un reparto Covid a Fondi, facendo in modo che il DEA di Formia possa dedicarsi esclusivamente a tutti gli altri pazienti.
L’Ospedale di Fondi ha apparecchi radiologici adeguati, tra cui una TAC di 40 strati (quella di Formia è di 16), ha posti di sub-intensiva post operatoria, trasformabili in Rianimazione senza alcuna spesa.
Per la vicenda della bomba del maggio 2019, fu allestita una Rianimazione nell’ospedale di Fondi e sospesa quella di Formia.
Pertanto si potrebbe anche in questo caso riproporre l’operazione e per giunta a costi decisamente irrisori. Nella primavera scorsa fu riattivato inspiegabilmente il reparto di Malattie Infettive presso l’ex ospedale “Mons. Di Liegro” di Gaeta (indicato come centro Covid), ma in realtà i pazienti furono curati ed assistiti nei reparti del “Dono Svizzero” di Formia.
A Gaeta furono ospitati solo convalescenti e paucisintomatici.
All’epoca ci fu un incidente circoscritto ad alcuni tecnici della Radiologia del “Dono Svizzero”, mentre ora, con il coinvolgimento di altri reparti (Ortopedia, Medicina, Cardiologia), il fenomeno è ben più grave e dimostra come sia molto difficile utilizzare le stesse strutture per tutte le tipologie di pazienti, ivi compresi quelli ammalati di Covid-19.
Ci sono stati diversi casi in cui i pazienti sono stati ricoverati senza il riscontro certo della loro negatività, con il conseguente contagio degli operatori sanitari.
D’altronde finora con i test antigenici e i test molecolari processati a Latina, è stato molto difficile accertare la contagiosità dei pazienti, soprattutto quelli acuti.
Pertanto non si comprende come la commissione ispettiva aziendale abbia potuto concludere che i contagi nel “Dono Svizzero” siano stati provocati dalla scarsa attenzione del personale sanitario a proteggersi con i dispositivi individuali fuori dall’ospedale.
Questa conclusione è veramente una colossale bugia.
Ora sembrerebbe che si faranno i test molecolari anche nell’ospedale di Formia, ma solo per i pazienti acuti che afferiranno al Pronto Soccorso.
Queste semplici domande e proposte restano senza risposta.
Si invocano le dimissioni del Direttore Aziendale ma nessuno dell’intero consiglio regionale, tantomeno il Presidente della Commissione Sanità della Regione Lazio, Giuseppe Simeone, risponde alle osservazioni e proposte che già dalla primavera scorsa furono inoltrate.
Infine a proposito della campagna vaccinale e all’adesione da parte degli operatori sanitari (medici e non) sarebbe il caso di sviluppare un’adeguata sensibilizzazione, non limitandosi ad una lettera inviata per posta elettronica, che spesso può sfuggire. Il “Goretti” di Latina è stato dedicato al contrasto della pandemia con esclusivo ricovero dei pazienti malati di Covid-19; nel centro sud questa differenza non è stata fatta e ci sono promiscuità dei percorsi e confusione.
La differenza delle funzioni e dei percorsi tra i reparti ospedalieri che assistono pazienti positivi e quelli che curano patologie comuni va necessariamente definita.
Ha dell’incredibile aver destinato il DEA del “Dono Svizzero” ad una funzione promiscua.
L’obiettivo è debellare il virus e i contagi ed è per questo che bisognerebbe convergere e condividere iniziative di prevenzione, diagnosi e cura, che siano corrette, evitando dichiarazioni effimere e prescindendo da interessi di campanile. Purtroppo sono stati commessi errori ma quello decisamente più imperdonabile sarebbe il ripeterli”.